
Alexis Tsipras ha tradito il suo popolo, condannandolo all’estinzione.
E’ stato come Efialte, che vendette Leonida e i suoi 300 eroici opliti a Serse I di Persia.
Le finte trattative all’Eurogruppo (durate mesi) tra quelli che una parte definiva giustamente, “criminali”, “terroristi” e “nazisti tecnocratici” (i creditori) mentre gli altri definivano la controparte, “fannulloni”, “lassisti”, “truffatori” e “inaffidabili” (i Greci), non potevano che naufragare anche per l’inerzia di un pavido Tispras che, dopo aver rimosso come negoziatore l’apparentemente invitto Spartano Yanis Varoufakis – a seguito dei duri scontri dello stesso con il rigido e tardo epigono di Himmler del Quarto Reich tedesco, Wolfgang Schäuble – non ha mutato in alcun modo la sua strategia da coniglio perdente.

Ricordiamo che Helmuth Kohl, di cui Schäuble è stato il portaborse per decenni, conoscendolo profondamente, lo riteneva troppo debole per gestire l’Euro e, spregiativamente, lo definiva “l’uomo sul carrello” (la sedia a rotelle, ndr).
Kohl aveva capito che dietro l’irremovibilità assoluta di Schäuble si nascondeva un animo debole, insicuro e piccino e fece di tutto affinché il suo portaborse non divenisse il suo successore, ma commise l’errore di trasmettere il suo scettro a una persona ancora più debole, ottusa e rigida di Schäuble, la Gerarchetta del Quarto Reich tedesco: Angela Merkel.

Il grigio socialisteggiante Tispras decide di indire, per la verità svogliatamente, un referendum popolare in cui chiede al popolo greco se approva o meno le richieste dure dei “creditori” (la Troika).
A posteriori sembrerebbe con la speranza della vittoria dei “sì”. Invece vincono i “no”. #OXI.
Mentre il 5 luglio 2015 i Greci festeggiano in piazza Syntagma, si riunisce – in una cupa atmosfera – il Praesidium di Syriza.
Varoufakis ha da tempo un piano:
[Ho trascorso] il mese scorso ad avvertire il gabinetto greco che la BCE avrebbe chiuso le banche della Grecia per imporre un accordo. Quando lo avessero fatto, [ero] pronto a fare tre cose: emettere pagherò denominati in euro; applicare un “haircut” sui bond greci emessi nel 2012, con una riduzione del debito della Grecia; e prendere il controllo della Banca di Grecia sottraendolo alla BCE.
Nessuna di queste mosse avrebbe costituito un Grexit, ma l’avrebbe minacciato. [Ero] sicuro che la Grecia non poteva essere espulsa dall’Eurogruppo; non vi è alcuna disposizione di legge per una tale decisione. Ma solo rendendo possibile il Grexit la Grecia avrebbe potuto ottenere un accordo migliore. E [pensavo] che il referendum offriva a Syriza il mandato di cui [avevamo] bisogno per compiere queste mosse audaci – o, almeno, per annunciarle.
Alexis Tsipras è cupo, terreo in volto. E’ evidentemente deluso dall’esito del referendum e non fa nulla per nasconderlo. Impone la sua autorità, tradendo vilmente il mandato popolare.
Con quattro voti contro due, il vertice boccia il piano di Varoufakis. Il pauroso Tsipras è deciso a non giocare duro contro quelli che ora non chiama più criminali e terroristi, ma definisce servilmente partners europei e si presenta senza atout in mano, forse convinto che il solo risultato referendario gli farà ottenere risultati migliori. Non sarà così. .
Yanis Varoufakis, coerentemente, si dimette.
All’Eurogruppo, a seguito degli ordini dell’uomo sul carrello, assetato di vendetta, le richieste diventano – se possibile – ancora più feroci, sfociando nella provocazione e nell’umiliazione più sfrenata.
Schäuble presenta addirittura una proposta in contrasto con tutti i trattati Europei, l’uscita temporanea della Grecia dall’Euro (Grexit) per cinque anni.
Tsipras, a differenza di Varoufakis non ha compreso che il Quarto Reich merkeliano sta usando i trattati Europei, l’euro, gli accordi governativi (Two Pack, Six Pack. etc.) come catene per vincolare gli altri Paesi. ma i Tedeschi, per antica consuetudine, li considerano esattamente come il loro avo Adolf Hitler considerava i trattati e i “patti di non aggressione” firmati con gli altri Stati:
Più disprezzabili e meno vincolanti di un rotolo di carta igienica.
Che la gran parte dei tedeschi abbia una tradizione di infingardaggine e pulsioni al tradimento è attestato fin dal vile complotto di Armin verso il generale romano Varo.
Da migliaia di anni essi brandiscono coltelli per colpire vigliaccamente alla schiena i loro alleati senza remore o sensi di colpa.
Francesco Guicciardini scriveva già nel XVI secolo:
Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte; ma dubito, ancora che io vivessi molto, non ne vedere alcuna; uno vivere di repubblica bene ordinato nella cittá nostra, Italia liberata da tutti e’ Barbari [i Tedeschi, ndr], e liberato el mondo dalla tirannide di questi scelerati preti.
A distanza di cinquecento anni siamo nella stessa condizione, tanto è vero che il continuo eccesso di surplus della bilancia commerciale tedesca è una palese violazione del Six Pack, ma i tecnocrati della Collaborazionista Commissione UE non hanno mai attivato la prevista procedura di infrazione, mentre irrompono con rabbia draconiana contro i P.E.S. per sconfinamenti verso l’alto (anche infinitesimali) del rapporto deficit/PIL.
Torniamo a Varoufakis, l’eroe della nostra Storia.
Paolo Barnard, giornalista economico freelance e sponsor della geniale ME-MMT, non crede di aver a che fare con un nuovo Leonida:
Yanis [Varoufakis, ndr] lungo tutta questa tragedia si accompagna a Lazard sull’assunto sacro e intoccabile, vera unica Bibbia di tutta la storia, che di uscire dall’Eurozona, stracciare i Trattati economicidi della UE, e riprendersi la sovranità monetaria, è assolutamente escluso. Mentre era e rimane l’unica salvezza di quel Paese. Oggi Varoufakis in interviste cosiddette esclusive ci confessa che a un certo punto dei negoziati la sua sensazione fu “che era tutta una trappola già pronta”. Ma dai Yanis? Ehhh!!! Io il 25 febbraio 2015 scrissi questo articolo “MESI PRIMA DEL GENNAIO 2015, ERA GIA’ DECISO CHE LA GRECIA ERA FOTTUTA. TSIPRAS DORMIVA”. Leggetelo su paolobarnard.info. Draghi della BCE aveva già deciso nel 2014 che la Grecia era a priori tagliata fuori da qualsiasi aiuto da parte della portaerei nucleare dell’euro, la Banca Centrale Europea appunto, che ha un potere infinito di emissione e salvataggio su diversi piani e che poteva salvare la Grecia in un quarto d’ora. Era tutto già deciso un anno fa quasi, ma Yanis poverino se ne accorge nella primavera di quest’anno, lui, un ministro delle Finanze. Buffone bugiardo.
Ma qui arriviamo al fondo del pozzo nero delle menzogne e omissioni di Yanis Varoufakis.
Lui stesso, in un’intervista al NewStatesman, rivela che per un attimo appena dopo le elezioni “avevamo pensato all’uscita dalla moneta unica”, con un piccolo team di consiglieri greci. Ma prosegue Yanis: “Però non ero sicuro di farcela. Perché gestire il collasso della moneta unica richiede un grado di competenza immane, e non sono sicuro che noi qui in Grecia l’abbiamo… SENZA L’AIUTO DI ESPERTI STRANIERI”.
Era l’alba del 9 febbraio scorso, le 02,01 del mattino. Io scrivo a Varoufakis esattamente queste righe:
“Yanis chiama Mosler adesso! Paolo Barnard”
L’economista americano Warren Mosler è il maggior esperto al mondo di sovranità monetaria, di Banche Centrali, di gestione di crisi, e soprattutto è il massimo genio della ricostruzione economica Per l’Interesse Pubblico. Era pronto a partire per Atene il giorno dopo col suo Team di collaboratori come Pavlina Tcherneva, Stephanie Kelton, Mathew Forstater e altri accademici. Potevano letteralmente salvare la Grecia con la totale uscita dall’inferno dell’Eurozona.
Passano 14 minuti e ricevo da Varoufakis:
“Hai un suo numero?”
Chiamo Mosler, che cade dalle nuvole, controllo il numero e lo mando a Yanis Varoufakis.
Dopo 21 minuti Warren Mosler mi chiama dagli States. Si sono parlati al telefono, alle 2,30 del mattino europee, Warren ha 2 ore per mandare a Yanis un piano salva Grecia. Lo fa, e me lo manda in copia. E’ fantastico.
Io scendo nel bagno del pub e urlo, urlo e sbatto la testa contro le porte, e urlo ancora… Non ci posso credere, siamo a un millimetro dalla salvezza della Grecia e dalla fine del crimine contro l’umanità chiamato Eurozona. Se Varoufakis e Tsipras ingaggiano Warren Mosler & Team, vi garantisco, l’Europa di Junker, Lagarde, Merkel, e degli altri porci sarà asfaltata al muro, letteralmente da scrostare con una squadra di muratori.
Passano 48 ore. Alle prime ore dei due giorni successivi la stampa mondiale annuncia: Tsipras e Varoufakis hanno incaricato l’economista americano Jamie Galbraith come consulente nei negoziati con la Troika. Non una parola di Molser, che Yanis Varoufakis conosce benissimo e da cui è stato praticamente a lezione parecchi anni fa.
Scrivo a Warren. Ho un senso di disperazione che mi sta squartando, voi non capite, e glielo scrivo. Warren Mosler mi risponde: “Io pure”.
Jamie Galbraith era senza dubbio un noto economista, ma non sapeva praticamente nulla di ciò che occorreva alla Grecia per fuggire dall’Olocausto cui ora è sottoposta. Per chi non è ferrato dell’economia di Warren Mosler, vi dico appena una cosa: l’applicazione anche solo di una piccola dose delle sue ricette economiche, ripeto solo una piccola dose e per poco tempo, in Argentina, portarono quel Paese dal default del 2001 a una crescita del 7% (!!) in soli 3 anni, nonostante il totale isolamento internazionale e la guerra feroce delle banche USA.
Scrissi poi una mail oltre la disperazione a Yanis: “Associa Warren a Galbraith, è l’ultima speranza per i greci”.
No risposta. Il 15 di questo mese scrivo a Warren Mosler chiedendogli se almeno Varoufakis gli avesse poi scritto o detto due parole: “No, mai più sentito”, lapidario Mosler.
Ora a te signor Yanis Varoufakis, il bugiardo, falsario amico di Lazard Wall St. & soci, e colui che ha gettato al vento la salvezza di un intero popolo che solo un grande Team come quello di Warren Mosler poteva salvare. E’ ignobile che tu oggi persino sorrida, per la tua coscienza putrefatta, non per altro. Non certo per i creduloni (in Italia guidati dal fesso austero prof. Rinaldi) che in giro per il mondo ti hanno applaudito come il neo Lord Byron ellenico. Falsario ignobile, troppo vile per veramente ricacciare i Padroni stranieri dal tuo Paese.
La Grecia è morta ed è ora insalvabile. Le lacrime e gli strepiti non servono a nulla. (Paolo Barnard, “Yanis Varoufakis, la vergogna, il falsario”, paolobarnard.info)
Una conferma indiretta di quanto scritto da Barnard proviene da un autorevole studio, “Per una moneta fiscale gratuita”, eBook di MicroMega:
La proposta dei CCF [Certificati di Credito Fiscale, ndr] non nasce dal nulla. Tiene conto degli studi in materia del Levy Institute, uno dei più noti dipartimenti di economia degli Stati Uniti, e del gruppo di New Economic Perspectives, in specie i lavori di Warren Mosler e L. Randall Wray, che ha studiato l’introduzione in Argentina, ai tempi della crisi, di titoli per certi aspetti simili ai CCF. Tra i precursori dei CCF sono stati ampiamente esaminati i TAN (Tax Anticipation Notes ossia Titoli di anticipo tasse), usati per decenni negli Stati Uniti. Quando uno stato o anche un comune di laggiù vuole realizzare un determinato progetto – per dire, ristrutturare un ospedale o ampliare un parco pubblico – ma ha problemi di bilancio, emette una certa quantità di TAN con i quali paga in tutto o in parte le imprese che ci lavorano. A suo tempo, quando lo riterranno conveniente, queste ultime li useranno per saldare debiti fiscali. Una importante differenza dei TAN a confronto dei CCF è che i primi sono emessi in generale da un singolo ente per un valore limitato – in media alcune centinaia di milioni di dollari – mentre nel caso dei CCF si parla di centinaia di miliardi. Inoltre hanno come scopo un singolo progetto ben delimitato, laddove i CCF non hanno, per così dire, confini prestabiliti. Ciò nonostante, nel febbraio 2015 10 studiosi del Levy Institute hanno suggerito al ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, di emettere una buona dose di TAN per fronteggiare la carenza di liquidità che affligge il paese. Una firma di punta del «Financial Times», Wofgang Munchau, ha approvato l’idea. (Prefazione di Luciano Gallino)
Come a suo tempo ha rimarcato Enrico Grazzini, senza moneta nazionale non c’è democrazia:
In Europa, e soprattutto in Italia, si stenta ancora a comprendere il valore decisivo della moneta per l’economia, la politica e la democrazia. Purtroppo l’errore è condiviso anche da gran parte della sinistra. Tutti capiscono (almeno apparentemente) che non c’è democrazia politica senza stato democratico, cioè senza istituzioni statali che garantiscano la democrazia e che rispondano alla sovranità popolare. Ma ancora pochi comprendono che non esiste uno stato senza una moneta nazionale. Svolgiamo il sillogismo: non esiste una democrazia senza stato; e non esiste uno stato senza moneta. Quindi non esiste la democrazia se non c’è una moneta nazionale.

Ritorniamo allo Spartano Varoufakis che non sarebbe sincero quando afferma nella sua intervista a NewStatesman qui tradotta:
Io non potevo garantire che un Grexit avrebbe funzionato. Dopo che Syriza aveva preso il potere a gennaio, una piccola squadra aveva, “in teoria, sulla carta,” riflettuto a come avrebbe potuto funzionare. Ma Io avevo detto: “Non sono sicuro che potremmo gestirlo, perché la gestione del crollo di una unione monetaria richiede un grande know-how, e non sono sicuro di averlo qui in Grecia, senza l’aiuto di stranieri.” Altri anni di austerità ci attendono, ma io so che Tsipras ha l’obbligo di “non lasciare che questo paese diventi uno Stato fallito”.
In realtà, Varoufakis ha portato le prove che dimostrano che il suo programma (il famoso piano B) per uscire dall’euro e tornare alla dracma sarebbe stato portato avanti fin quasi al punto X:
Varoufakis aveva un piano di riserva per passare a una moneta parallela nel caso i negoziati con i creditori fossero falliti. «Il primo ministro, prima che vincessimo le elezioni, mi aveva dato il disco verde per formulare un piano B. Io ho messo in piedi un piccolo team che avrebbe dovuto lavorare sottotraccia per ovvie ragioni». Così l’ex flamboyant ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, in un audio pubblicato sul sito dell’Official Monetary and Financial Institutions Forum (OMFIF) in cui spiega in dettaglio con tono professorale a un gruppo di fund manager della City l’ennesimo “piano segreto” consistente nel dare un codice bancario e fiscale ad ogni contribuente e società per gestire il passaggio a una nuova valuta in caso di fallimento dei negoziati con Bruxelles.
A capo del gruppo l’economista Usa James Galbraith, figlio di John Galbraight. «Ci stavamo preparando su vari fronti», ha detto Varoufakis nell’audio pubblicato – con il suo consenso – dall’Omfife registrato durante una conference call una settimana dopo le improvvise dimissioni di Varoufakis dal governo il giorno dopo aver vinto il referendum. «Prendiamo il caso dei primi momenti in cui le banche sono chiuse, i bancomat non funzionano e ci deve essere un qualche sistema di pagamento parallelo per permettere all’economia di stare in piedi e dare alla gente la sensazione che lo Stato abbia tutto sotto controllo e che ci sia un piano», ha detto Varoufakis.
In questo frangente il team “coordinato” dal Galbraith aveva ideato un sistema di pagamento ombra basato sul sito dell’agenzia delle entrate greco che avrebbe permesso, attraverso un pin fornito a chi doveva del denaro, fosse lo Stato o soggetti privati, di trasferire le somme in “formato digitale”, nominalmente in euro.
«Questo sistema era ben sviluppato e avrebbe fatto la differenza», ha detto Varoufakis. «Avremmo potuto estendere il sistema agli smartphone con un’app e sarebbe potuto diventare un funzionale meccanismo finanziario parallelo: al momento opportuno sarebbe stato convertito nella nuova dracma». Sarebbe bastatao usare gli Iou, i pagherò di carta da dare a pensionati e dipedenti pubblici ma forse era troppo banale. Varoufakis, nella conversazione telefonica, ha detto anche che la crisi greca «non è affatto finita» e che la difficoltà di tradurre in realtà il piano stava «nel passare dalle cinque persone che lo stavano immaginando alle mille che avrebbero dovuto realizzarlo». Per la “fase due” serviva una seconda autorizzazione da parte del primo ministro Alexis Tsipras. Autorizzazione che […] non è mai arrivata. Galbraith, in un post apparso sul blog di Varoufakis, ha confermato di aver preso parte al gruppo di lavoro segreto dell’ex ministro greco. «Ho lavorato cinque mesi, da febbraio ai primi di luglio, a stretto contatto con Varoufakis ed ero parte del gruppo che ha elaborato piani alternativi contro tentativi di asfissiare il governo greco, compreso azioni aggressive per spingere il Paese ad abbandonare l’euro».
Poi Tsipras ha deciso che il piano B era licenziare Varoufakis e restare nell’euro. Più semplice che passare alla dracma. (“Il piano di Varoufakis per tornare alla dracma”, ilsole24ore.com)
Le voci non confermate di uno Tsipras ricattabile e/o ricattato dal Reich Imperialista di CDU-CSU-SPD, esattamente come venne ricattato a suo tempo l’ectoplasmatico presidente francese François Hollande (su Hollande cfr. Gioele Magaldi-Laura Maragnani, “Massoni Società a responsabilità illimitata – La Scoperta delle Ur-Lodges”, Chiarelettere Editore), troverebbero conferma in riferimento ad una delle tante menzogne del leader di Syriza.

Sulla questione ci illumina, come sempre, Francesco Maria Toscano su “ilmoralista.it”:
Alexis Tsipras è un farabutto ipocrita. Dopo avere vinto le elezioni di gennaio al grido “mai più Troika”, questa specie di Matteo Renzi ellenico si è completamente consegnato nelle mani dei tecno-nazisti Draghi, Merkel e Schaeuble, adducendo scuse false e risibili degne dei suoi nuovi compari Samaras e Venizelos. L’ex leader di Syriza, oramai ridottosi a patetica macchietta, ha tradito la sua gente, sterilizzando di fatto la straordinaria prova di forza e democrazia offerta al mondo dai greci il 5 luglio scorso. Come molti di voi ricorderanno, infatti, in Grecia è stato recentemente indetto, proprio da Tsipras, un paradossale referendum contenente un semplice quanto decisivo quesito: “Siete voi disposti a proseguire sul sentiero dell’austerita’?” Oxi o Nai? Il popolo ha detto “Oxi” e Tsipras ha fatto come se avesse detto “Nai”. Bella coerenza! Con quale faccia questo damerino infingardo possa ora ripresentarsi di fronte al corpo elettorale resta un mistero difficile da comprendere. Cosa dirà ai suoi concittadini Tsipras? Probabilmente le stesse menzogne che, prima di lui, recitavano su dettatura i suoi predecessori, bravissimi nel tentare di carpire consenso veicolando paure buone per intontire e raggirare i deboli e gli ingenui. In Grecia esiste già una schiacciante maggioranza assoluta, oltre il 60%, contraria alle misure contenute nel nuovo memorandum firmato dal traditore Tsipras. L’esito del referendum, grazie al cielo, non è interpretabile. Per cui, in vista dell’imminente voto per il rinnovo del Parlamento di Atene, si tratta solo di trasformare tale radicamento concettuale -già sedimentato- in vera forza politica, convogliando perciò tutti i voti degli uomini liberi all’interno di un unico contenitore pronto a battersi come un sol uomo contro i tecno-nazisti tedeschi e relativi collaborazionisti. “Normalizzando” Tsipras, i nipotini del fuhrer autentico- ora riverniciati alla meno peggio- hanno già ottenuto un importante risultato: si sono infatti appena “pappati” gli aeroporti turistici ellenici in omaggio ad una crisi quanto mai lunga e provvidenziale (…).
Non mi convincono affatto le spiegazioni di quelli che tendono a giustificare Tsipras. L’ex leader di Syriza sarà stato anche ricattato da qualche scagnozzo mandato da Schaeuble, ma un vero statista ha il dovere in primo luogo di saper gestire la sua di paura. Cosa sarebbe accaduto se Tsipras avesse trovato il coraggio di non tradire platealmente e in tempi record l’esito referendario? Probabilmente Draghi, Merkel e Schaeuble avrebbero portato ad Atene le stesse atmosfere di piazza Maidan, finanziando squadracce paramilitari filonaziste sull’esempio ucraino di Pravy Sektor. A Tsipras qualcuno avrà probabilmente detto di stare attento a non fare la fine di Yanukovich. Il ricatto, evidentemente, ha funzionato. (Francesco Maria Toscano, “Tsipras è un volgare traditore”)
Tsipras, sempre per accampare giustificazioni tanto inesistenti quanto patetiche, ha fatto divulgare la notizia che avrebbe chiesto alla Russia 10 miliardi di dollari per tornare alla dracma.
Niente di più falso.
In realtà,
Il governo russo ha formalmente negato il report apparso sul giornale greco To Vima secondo il quale, nelle ore successive al referendum, Putin avrebbe respinto una richiesta da Tsipras di 10 miliardi di dollari per sostenere una nuova dracma.
Il report in effetti non ha senso. Putin non sarebbe stato in grado di soddisfare una simile richiesta, se mai fosse stata fatta.
La Russia avrebbe potuto fornire alla Grecia 10 miliardi di dollari con così poco preavviso solo attraverso il suo fondo di previdenza nazionale. Ma questa operazione è vietata dalle sue regole che impediscono al fondo di investire in titoli che non abbiano un rating pari a “AAA”. Il Rating della Grecia è a livello “spazzatura”, quindi un prestito alla Grecia avrebbe violato le regole del fondo.
In realtà, una volta, Putin ha ordinato al fondo di prestare denaro a un debitore il cui rating di credito non lo qualificava per un prestito del fondo. E’ stato nel dicembre 2013 quando ha concesso un prestito all’Ucraina usando soldi prelevati dal fondo.
Da allora, i Russi si sono pentiti della decisione. […]
[Quindi] è molto più probabile — e molto più coerente con i fatti noti — che la richiesta di 10 miliardi di dollari non sia mai stata fatta.Varoufakis, che dovrebbe sapere come si sono svolti i fatti, non ha mai menzionato tale richiesta nel resoconto dettagliato che ha dato delle varie trattative, ed è difficile capire perché non avrebbe riportato questa richiesta se effettivamente era stata fatta.
Ma allora perché, se è falsa, questa storia appare in questo momento?
In breve, la risposta è: a causa della crisi politica in Grecia. Mentre la crisi si aggrava, sta diventando urgente per Tsipras e i suoi sostenitori affermare che non c’era alcuna alternativa e addossare la colpa a qualcun altro.
Questo sembra essere l’obiettivo di questa storia, con Putin, insieme a Teheran e Pechino — che avrebbero rifiutato le richieste di aiuto di Tsipras— che vengono additati come le persone che hanno voltato le spalle alla Grecia nel momento del bisogno, lasciando Tsipras senza possibilità di scelta se non quella di cedere alle richieste dell’Unione Europea. […]
Putin sarà comunque più attento d’ora in poi a quello che dice a tutti i visitatori che arrivano dalla Grecia. (“Russia Insider: Putin non ha mai detto no – è Tsipras che non ha mai chiesto.”, vocidall’estero.it)
Anche la difesa d’ufficio di Tsipras nei confronti di Varoufakis desta perplessità. Ha infatti dichiarato,
“Potete accusare Varoufakis di tutto ciò che volete, per i suoi commenti, per i suoi piani politici, per il cattivo gusto nell’indossare le camicie, per le sue vacanze nell’isola di Aegina. Ma non potete dire che è un furfante, non potete dire che ha rubato i soldi dal popolo greco, non potete dire che aveva un piano segreto per sgretolare il paese“.
Tsipras, difendendo il suo ex ministro della Finanze, non fa altro che difendere se stesso. Come abbiamo visto (supra) il fatto è stato confermato anche da Jamie Galbraith, consigliere di Vaoufakis.
Il piano per uscire dall’euro, anche se affrettato e rudimentale, c’era e Tsipras non poteva non saperlo. Infatti non dichiara che non c’era un piano per uscire dall’euro, ma dichiara che «[Varoufakis non] aveva un piano segreto per sgretolare il paese».
Non dimentichiamo, come abbiamo visto ne il grande Complotto, che contro Berlusconi venne organizzato nell’estate del 2011 un golpe internazionale affinché venisse rimosso.
Fu un vero e proprio complotto cabalistico-massonico-bancario che subì una brusca accelerazione non appena Berlusconi e Tremonti manifestarono l’intenzione di liberare l’Italia dalle catene dell’euro e del Lager Europa.
Alexis Tsipras, al contrario, non ha mai voluto veramente attuare il piano B di Varoufakis.
Quindi, il quisling Tsipras era già disposto ad attuare l’olocausto ai danni del popolo Greco richiestogli dai Gerarchi del Reich tedesco Neocoloniale (Merkel-Gabriel-Schäuble) nel momento stesso in cui ha licenziato Varoufakis, pur di mantenere la poltrona.
Dopo un Eurogruppo da farsa, dominato dal gerarca “sul carrello”, Schäuble, arriviamo ad un Eurosummit ancora più kafkiano che comprova che il Quarto reich tedesco orina sfacciatamente sopra ogni accordo e trattato europeo.
Dopo aver minacciato un’illegale Grexit, del tutto disordinata e senza moneta alternativa, i Merkeliani organizzano un Eurosummit in cui il presidente della Commissione europea, Juncker, viene escluso, dimostrando che l’attuale europa è solo un marcio e corrotto coacervo di criminali merkeliani e dei loro Gauleiter.
Un Eurosummit (quello del 12-13 luglio 2015) durato 17 ore, che il Guardian definisce un “Waterboarding mentale”, gestito dal Führer europeo Angela Merkel come una geometrica compagna militare, con la collaborazione dei quisling Hollande e Tusk, ai danni degli evanescenti Tsipras e Syriza, un generale e un’armata in rotta disastrosa.
Il sinistroide Tsipras accetta condizioni ancora più umilianti e distruttive di quelle che gli erano state vietate dal referendum democratico del 5 luglio 2015.
E la conferma che Alexis Tsipras è solo l’ultimo Gauleiter-quisling greco del Quarto Reich merkeliano che – dal tecnocrate Papademos in poi – hanno lavorato solo per favorire gli interessi della Germania e della Cabala Finanziaria Mondiale – giunge proprio in questi giorni:
Oltre l’80% degli 85 miliardi di nuovi aiuti alla Grecia sarà destinato al saldo o al rifinanziamento del debito pregresso(53%) e alla ricapitalizzazione delle banche (30%), mentre al governo resteranno da gestire solo 10 miliardi e gli investimenti per il rilancio dell’economia saranno ipotecati al buon esito delle cosiddette privatizzazioni. (articolo “Grecia, Eurogruppo dà l’ok ad aiuti: 86 miliardi in tre anni. Fondo per privatizzazioni operativo entro 2015”, ilfattoquotidiano.it)
In poche parole: il Terzo Memorandum greco impone a tutti i contribuenti europei di svenarsi affinché la Grecia paghi tutti gli interessi da strozzo ai creditori della Grecia, cioè soprattutto banksters tedeschi e francesi, e per salvare i banksters greci.
Viene distrutta ogni residua possibilità di ripresa greca e vengono espropriati beni pubblici e privati greci per un valore di 50 miliardi in cambio di un ipotetico aiuto alla crescita di 10 miliardi di euro!
Neanche la Wermacht negli anni Quaranta aveva prodotto tanti danni economici, umani e sociali in Grecia quanto la SS-Troika di oggi!
https://youtu.be/_6J8Pgr1SNU
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