
NEMETON – DRUNEMETON
“La parola gallica Nemeton designava il santuario, il luogo specifico in cui i Celti praticavano i loro culti, sotto la direzione dei druidi. L’equivalente gaelico è Nemed che significa « sacro » (nyfed in lingua gallese, neved in lingua bretone). Strabone afferma che il nome del santuario dei Galati d’Anatolia era Drunemeton“. (Wikipedia, voce Nemeton)
Un’altra simbologia misterica legata al Graal: il culto del Nemeton.
Il Nemeton era il luogo sacro par excellence per i Druidi. Sorgeva all’interno di un bosco, nei siti ove più forte era la corrente energetica sotterranea, una forza primeva, benefica e rigeneratrice.
L’odio verso i boschi sacri è da sempre la cartina di tornasole per individuare gli adoratori satanici delle Forze del Male, che si muovono per distruggere questa atavica, potentissima, Forza Benefica e Creatrice, da eoni nemica ed ostacolo agli orridi intenti degli Arconti e dei “Potenti” e dei Ricchi della Terra.
Se le attuali – bieche – MegaCorporations, distruttrici di foreste per creare terreni da pascolo, hanno provocato immani devastazioni in ogni dove, non si può certo affermare che in passato le cose andassero meglio.
“Cronache dell’epoca [XIII secolo] narrano di stragi [ad opera dei Cavalieri Teutonici] di civili e di sciamani borussi impiccati alle loro querce sacre. In Sambia, poi, una veneratissima foresta (Twangste) fu rasa al suolo per far posto a una città abitata da tedeschi: Konisberg.” (Nino Gorio, “I monaci di giaccio”, Focus Storia n. 21)
Anche i Romani avevano una feroce attitudine distruttrice nei confronti delle energie benefiche dei boschi sacri e dei loro abitatori.
Celebrati storici romani ritenevano che all’interno del Drunemeton dell’Occitania venissero celebrati turpi riti con cruenti sacrifici umani.
Ecco cosa scrive Lucano nel suo “Pharsalia“, Libro III:
“Si trovava da quelle parti un bosco sacro, in cui nessuno aveva messo piede da lunghissimo tempo, e che cingeva con i suoi rami intrecciati l’aria oscura ed ombre gelide, dal momento che la luce del sole risultava incredibilmente lontana. Lì non avevano sede i Pani abitatori dei campi o i Silvani sovrani delle selve o le Ninfe, bensì i barbari riti sacri alle divinità: lì erano innalzati altari sinistri ed ogni albero era purificato con sangue umano. Se dobbiamo dare un qualche credito all’antichità, che si è sempre inchinata con meraviglia di fronte al divino, perfino gli uccelli avevano timore di fermarsi su quei rami e le belve di riposarsi in quelle tane; né il vento o i fulmini, sprigionatisi dalle fosche nubi, si abbattevano su quella selva: un brivido pervadeva ogni albero senza che soffiasse alcuna brezza tra le foglie. Inoltre una gran quantità di acqua cadeva da tetre fonti e sinistre statue di dèi erano ricavate, con un procedimento rozzo e approssimativo, dai tronchi intagliati.

La stessa muffa e il pallore del legno putrescente provocavano terrore negli uomini sbigottiti, che non hanno paura delle divinità rappresentate in raffigurazioni fissate dalla consuetudine: tanto lo spavento è ingigantito dal fatto di non conoscere gli dèi, di cui si deve aver timore. Ed ormai correva voce che sovente profonde caverne mugghiavano a causa di movimenti tellurici, che i tassi piombavano a terra e subito dopo si drizzavano nuovamente, che incendi sembravano appiccarsi ai boschi, i quali però non bruciavano, e che mostruosi serpenti si avvinghiavano ai tronchi e strisciavano tutto intorno. Gli uomini non affollavano quel luogo per partecipare direttamente alle cerimonie del culto, ma lo abbandonavano agli dèi: allorché il sole è a metà del suo cammino o la cupa notte invade il cielo, lo stesso sacerdote paventa l’ingresso nel bosco e teme di incontrarne il signore.”
E ancora:
“Cesare ordinò che questa selva venisse abbattuta a colpi d’ascia; […] i soldati erano convinti che, se avessero percosso i sacri tronchi, le scuri sarebbero tornate indietro colpendoli. Cesare – non appena vide che le coorti erano avviluppate come da una sorta di profondo torpore – per primo ebbe l’ardire di dar di piglio ad una bipenne e di calarla con forza su un’alta quercia; così poi parlò tenendo il ferro ancora affondato nel tronco che aveva contaminato: «Ormai, perché nessuno di voi abbia la più piccola esitazione ad abbattere il bosco, credete pure che sia io a compiere la profanazione». […] Piombarono a terra gli orni, furono abbattuti gli elci pieni di nodi, e le querce di Dodòna, gli ontani […] Le popolazioni galliche, a tale spettacolo, emisero gemiti …”
Citiamo nuovamente al riguardo l’opera di Bizzarri e Scurria, Sulle tracce del Graal, in ragione dei notevoli spunti ed approfondimenti storici.
“Subito dopo i Portatori dei Campi di Urne, arrivano i Celti che collocano nella valle dell’Aude il secondo drunemeton centrale della Gallia. I toponimi e le tradizioni pervenutici, indicano chiaramente che la vallata tra le due Rennes, era dedicata al culto della Dea Madre, Karidven, e di suo figlio, Lug-Cernunnos. La netta e risoluta opposizione dei Romani, la cui cultura, ricordiamolo, é espressione di uno dei cinque principali filoni della Tradizione, e l’accanimento con il quale presiedettero, prima alla distruzione del Nemeton e quindi, alla sua sorveglianza, la dice lunga sul carattere delle influenze emanate dal luogo ma si rivelano, anzi, del piú basso dominio infero.”
Essi danno un’originale soluzione sul Graal ipoteticamente celato a Rennes-le-Château,
“Tutte le ipotesi possono essere buone. Molto probabilmente poteva trattarsi di un ‘calderone’, del tipo descritto nella letteratura celtica, vera e propria ipostasi tenebrosa dell’autentico Graal. Indubbiamente era qualcosa di grande ed insostituibile importanza che non doveva assolutamente cadere nelle mani dei soldati cristiani di Re Luigi. É probabile che il ‘tesoro’ di Montségur sia stato nascosto a Rennes Le Chateau ed é quasi certo che le famiglie eretiche della regione – gli Hautpoul, gli Aniort, i Blanchefort – ne siano state le depositarie. La presenza di un tale oggetto nella regione era probabilmente nota ai Templari che non certo a caso, presidiarono tutto il territorio, mantenendo un costante e solerte controllo. Con la caduta dell’Ordine del Tempio, che ricordiamolo, presiedeva al collegamento con il Centro Tradizionale, la Contro-Iniziazione coglie un successo decisivo che le consentirá di dilagare in tutta Europa.”
Massimo Introvigne nel suo articolo, Rennes le Château: mistificatori e mistificazioni sul Graal, così controbatte,
“Mariano Bizzarri e Francesco Scurria nel libro italiano ‘Sulle tracce del Graal. Alla ricerca dell’immortalità. Il mistero di Rennes Le Château’ offrono un’eccellente pars destruens, demolendo la mitologia costruita dai falsari alla Plantard. La sostituiscono però con un linguaggio ispirato all’esoterista René Guénon (1886-1951), e secondo un procedimento già usato in Francia da cattolici ultra-conservatori, con una mitologia di segno contrario, secondo cui la leggenda dei merovingi ‘divini’ è stata costruita ad arte per nascondere il vero segreto di Rennes le Château: il paesino dei Pirenei è il centro di influenze — non divine ma diaboliche — più pericoloso del mondo, e il presunto Graal che vi è nascosto — al cui servizio si sono messi di volta in volta i celti con il loro santuario tra i boschi, i catari, la famiglia di Hautpoul e il parroco Saunière — è una sorta di porta dell’Inferno che permette a forze demoniache di dilagare nel mondo. Tesi, come si vede, affascinante ma non molto più facile da dimostrare di quelle di segno contrario sul Graal dei merovingi.” [il grassetto è nostro, ndr]
Stabilito che il Graal non è a Rennes Le Château, è d’obbligo fare qualche precisazione.
E’ opinabile che la Romanità abbia mai rappresentato un centro nodale della Tradizione. E’ di chiara evidenza come la Weltanschauung romana non possa essere elevata a rango di civiltà superiore, com’è di altrettanta chiarezza che Giulio Cesare non possa assolutamente essere additato come fulgido esempio di personalità illuminata e benefica.
Se l’autocrate Giulio Cesare fece distruggere completamente il nemeton occitano, ciò è dovuto al fatto che egli era adoratore di diaboliche Forze Oscure, e bene fece Bruto ad organizzare la sua esecuzione. Purtroppo, il tirannicidio non sortì alcun effetto.
Di lì a poco, Ottaviano, degno erede di Giulio Cesare, avrebbe oppresso Roma e soppresso ogni residua forma di democrazia, dando vita e linfa all’Impero Romano.
Il mondo romano non può essere preso come misura di paragone o Pietra d’Angolo del Bene: Corinto, Sagunto e soprattutto Cartagine rappresentarono i più grandi genocidi della Storia antica, come orrida fu la crocifissione degli oltre seimila schiavi spartachisti sopravvissuti alla battaglia nei pressi del fiume Sele ed assisi sulla croce da Marco Licinio Crasso lungo la Via Appia.
D’altro canto, la tipica condanna a morte in Roma era la damnatio ad bestias.

E’ Questo l’universo di bieca malvagità. E’ la Terra il luogo di reclusione dell’Universo.
“La Terra è l’inferno di qualche altro pianeta.” (Aldous Huxley)
Milioni di criminali demoniaci si sono succeduti sulla faccia della Terra, per realizzare gli obiettivi del Demiurgo.
I MILIARDARI CAPITALISTI DI OGGI, GLI PSICOPATICI PREDILETTI DEL DEMIURGO
Psicopatici, perché psicopatici sono i vertici della Cabala, quell’1% di élitisti che controlla il 99% della ricchezza mondiale;
A confermarlo, in tempi non sospetti, lo psichiatra Douglas Kelley, un autentico esperto in psicopatici, avendo potuto studiare i criminali nazisti imprigionati a Norimberga:
[I nazisti erano] essenzialmente sani di mente. […] sapevano bene quello che stavano facendo negli anni del loro spietato dominio. […] Dobbiamo renderci conto che anche in questo Paese [gli USA] esistono persone come loro, e senza dubbio ci sono individui che passerebbero sopra i corpi di metà della popolazione degli Stati Uniti, se questo permettesse loro di controllare l’altra metà.
Eletto è chi si affanna per riuscire a scorgere almeno i bagliori della Luce della Verità, allontanandosi dai beoti e dagli schiavi che non vogliono né sentire, né vedere, né parlare.
Purché possano giocare con i loro cellulari, controllati dalla Cabala della CIA e NSA (Datagate).
Proprio gli smartphone sono l’icone del Mercantilismo luciferino dei nostri giorni. Milioni in coda per acquistarli; ma dopo un anno diventano negletti ed obsoleti. Tutti di nuovo in coda per entrare in possesso dell nuovo modello, ancor più costoso.
Tutto pur di apparire e mostrarsi felici e tronfi proprietari dell’ultimate device.
Pupazzi ciechi e muti nei confronti della Verità e dell’ipostasi Divina.
Os habent, et non loquentur; oculos habent, et non videbunt.
(Libro dei Salmi, 113:13)
Gesù Cristo proclamò:
E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli.
Bankster$, Globalisti e Tanatocapitalisti – assieme al loro turpe referente politico, quella sinistra radical chic che disprezza i lavoratori e abroga i loro diritti e che è, en masse, legata alla Massoneria ultraliberista e neoaristocratica – adorano Baphomet, il dìo della Massoneria eversiva e del denaro.

D’altronde, questa è la società liquida, l’universo del totale vuoto pneumatico, mentale, spirituale e metafisico, in cui autoreferenziali Fashion blogger dal dubbio gusto o Rockstar sfiatate (che dichiarano pubblicamente di aver venduto l’anima al diavolo) raggiungono i vertici dell’osanna mediatico, dei media controllati dalla Cabala di Baphomet-Satana.
Una delle regine del pop, Katy Perry aveva affermato su Rollingstone, apparentemente con tono ironico,
Listen, if the Illuminati exist, I would like to be invited! I see all that shit, and I’m like, ‘Come on, let me in! I want to be in the club!’ I have no idea what it is. It sounds crazy.
ma il simbolismo cabalistico-massonico è tutt’altro che infrequente nei video della Perry.
Una prova è il nuovo disgustoso video di Katy Perry, Bon Appétit, ove avviene una ricostruzione blasfema dell’eucarestia, della transustanziazione del pane e del vino nel corpo del Dio (in questo caso un’empia rielaborazione del concetto del Femminino Sacro). I fedeli, cibandosene, assumerebbero parte dell’ipostasi divina.
Ma qui, ad essere mangiati, saranno gli stessi fedeli, prigionieri degli inganni del relativistico mondo marcescente creato dal Demiurgo.
Un’esegesi eccessiva?
No. L’eucarestia è un’offerta votiva, un sacrificio rituale a Dio.
Il «consummatum est« è il sacrificio di se stesso che il Pentagrammaton esegue in dedizione del Tetragrammaton per redimere i peccati dell’intiera Umanità.
Nella Croce si manifesta l’eros di Dio per noi. Eros è infatti – come si esprime lo Pseudo Dionigi – quella forza “che non permette all’amante di rimanere in se stesso, ma lo spinge a unirsi all’amato” (“De divinis nominibus”, IV, 13: PG 3, 712). Quale più “folle eros” (N. Cabasilas, “Vita in Cristo”, 648) di quello che ha portato il Figlio di Dio ad unirsi a noi fino al punto di soffrire come proprie le conseguenze dei nostri delitti? (Papa Benedetto XVI, Quaresima 2007, Lettera d’Amore)
Immagino che taluno replicherà che il video de quo è semplicemente di un’icastica ironia per il successo planetario del cibo di qualità e dei vari Masterchef.
Certo, certo. E se mio nonno avesse avuto le ruote sarebbe stato una carrozza…
Nel video che segue, dell’11 settembre 1991 – che esattamente dieci anni dopo sarebbe diventata una data iconica e simbolica per gli occulti scopi della Sinarchia – il burattino pro tempore della Cabala Massonico-Finanziaria, George Bush Sr, presenta al Mondo la visione luciferina del cabalistico Nuovo Ordine Mondiale.
Per cotale genìa, democrazia è sinonimo di oligarchia. E non si illudano, i senzadenti (cioè noi, secondo i massoni neoaristocratici): essi non vedranno mai l’aurora dell’oclocrazia.
La Cabala della Materia marcia e del Male – ora – domina il Mondo.
Ma, a similitudine dell’Arcangelo Michele che calpesta ed uccide il Male, gli esseri dominati da Satana e dai suoi Arconti verranno scacciati dagli Apportatori di Bene come se fossero viscide, unte e putride blatte.
“Sollevai le braccia verso il sole. Sapevo esattamente dove si trovava. A ovest del nostro mondo. Schiaffeggiato dal vento e dalla pioggia, salutai l’invisibile astro, così presente durante tutta la mia avventura. Conoscevo persino il siginficato stesso della nostra lotta: il sole ritrovato degli iperborei era il sole invicibile.” (Jean Mabire, “Thule, Il sole ritrovato degli Iperborei”, Edizioni l’Età dell’Acquario)


Riedizione dell’articolo pubblicato il 5 gennaio 2009.
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