NEUSCHWABENLAND
L’Antartide, terra apparentemente nuda ed ostile, aliena da vegetazione, inabitabile ed inospitale per lunghi periodi dell’anno, ha sempre fatto gola a tutte le nazioni mondiali, a causa delle sue enormi ricchezze minerarie.
Fin dal 1800 vennero inviate diverse spedizioni nel Polo Sud. La Germania, potenza emergente nell’alveo delle nazioni coloniali all’inizio del ‘900, non volle essere da meno.
La prima spedizione tedesca è del 1901, guidata dal professore di geologia Erich D. von Drygalski. La sua nave, la Gauß, rimase bloccata per più di 14 mesi nella banchisa. A lui si deve la scoperta della Terra di Guglielmo II.
LA SECONDA SPEDIZIONE
La seconda spedizione ufficiale, del 1911, guidata da Wilhelm Filchner, raggiunse il mare di Weddell, allora inesplorato.
Adolf Hitler e l’esoterista nero Heinrich Himmler avevano ambizioni ed appetiti insaziabili non solo sull’Europa ma anche sul Polo Sud. Si stabilì di organizzare uno spedizione antartica.
Hermann Göring si spese notevolmente tra i ricchi industriali tedeschi per raccogliere finanziamenti. Era sua interesse dinostrare le enormi potenzialità del mezzo aereo, senza il quale l’intera operazione non avrebbe avuto i risultati strabilianti ottenuti.
LA MOTONAVE MS SCHWABENLAND
Dopo una lunga gestazione, il 17 dicembre 1938, la nave MS Schwabenland (Svevia), partì da Amburgo con 55 persone a bordo, 33 elementi della spedizione e l’equipaggio di 22 elementi, alla guida di Alfred Rischer.
La caratteristica principale del piroscafo era la presenza a bordo di due idrovolanti Dornier Do 18 un’evoluzione del Dornier Do J “Wal” (Balena), poi denominato Do 15,, mezzo costruito a Marina di Pisa in Italia, nei cantieri Gallicani, che aveva dato buona prova di sè in diverse spedizioni polari.
La Germania utilizzò nei primi anni trenta le navi appoggio idrovolanti sulle rotte postali per l’America del sud. La nave appoggio permetteva di realizzare un punto di rifornimento nel mezzo dell’Atlantico per rifornire l’idrovolante postale, oppure poteva trasportare l’idrovolante per il primo tratto del suo viaggio e lanciarlo, tramite la catapulta, quando la destinazione era nel raggio della sua autonomia di volo.
LE NAVI APPOGGIO LUFTHANSA
Le principali navi appoggio idrovolanti impiegate dalla Lufthansa furono la Westfalen, un piroscafo dotato di catapulta e gru, utilizzato per i primi esperimenti nel 1932 e per il servizio regolare a partire dal 3 febbraio 1934. Anche qui gli idrovolanti imbarcati erano due Dornier Do 18, ed appunto, la Schwabenland: varata nel 1934, si affiancò alla Westfalen. Nel 1935 ridusse il tragitto postale tra Berlino e Rio de Janeiro a tre giorni. A partire dal 1936 venne utilizzata per delle prove di collegamento della tratta Lisbona-Azzorre-New York, avversata da peggiori condizioni meteorologiche. Furono compiuti diversi voli di prova tra il 1937 e il 1938 ma il servizio postale regolare non venne mai intraprese a causa delle frizioni tra il governo statunitense e quello tedesco.
Per la robustezza dei velivoli e per l’esperienza accumulata nell’Atlantica del Sud, venne deciso di utilizzare la Schwabenland per la terza spedizione antartica tedesca che venne denominata Neuschwabenland (Nuova Svevia).
NEUSCHWABENLAND
L’equipaggio fu addestrato per mesi dalla Deutsche Gesellschaft für Polarforschung e.V., la Società Tedesca per le Ricerche Polari.
Fu invitato a partecipare alla spedizione il famoso esploratore ad ammiraglio americano Richard E. Byrd che, proprio ad Amburgo, nel novembre 1938, tenne diverse conferenze sulle sue spedizioni in Antartide. Fu costretto a rifiutare a causa delle pressioni dell’Amministrazione Roosevelt, che boicottò tutte le iniziative intraprese dalla Germania Hitleriana.
Un altro motivo che indusse la Germania nazista ad organizzare la spedizione fu la necessità di crearsi una flotta autonoma di baleniere per liberarsi dalla dipendenza dall’olio di balena norvegese, importato nella quantità di 200.000 tonnellate annue, indispensabile per la produzione di margarina e sapone, di cui era necessario immagazzinare una forte riserva in previsione dei piani di guerra europea.
La Schwabenland raggiunse l’Antartide il 19 gennaio 1939 alle coordinate geografiche 4° 15′ W e 69° 10´ S. Iniziarono i voli degli idrovolanti.
I DORNIER
Tale rivedicazione territoriale non venne accettata, essendo la Germania fuori dalla Società delle Nazioni e successivamente tale zona rientrò nella zona di controllo norvegese, nell’ambito dellaAntarctic Treaty System, a parte la piccola base tedesca di Neumayer.
Fin qui la Storia ufficiale.
I CONTATTI CON LA SPEDIZIONE HIGHJUMP DI BYRD
Ma nel corso delle esplorazioni i tedeschi scoprirono dei laghi che presentavano una vegetazione tipica di climi più caldi, con temperature superiori ai 20° C, gli stessi che vennero successivamente riscoperti dalla spedizione HighJump, guidata dall’Ammiraglio Byrd. L’oasi che i Tedeschi scoprirono venne denominata Oasi di Schirmacher, molto probabilmente la stessa che nella spedizione americana venne riscoperta con il nome di Oasi di Bunker
Una vasta letteratura, in proposito, ritiene che la spedizione statunitense Highjump, guidata nel 1946-1847 da Byrd, avesse scopi militari nascosti da un’apparente veste scientifica.
Una certa storiografia, meno critica sulla veridicità delle fonti storiche e più vicina al mito, afferma che i Tedeschi tornarono, con U-boot, in Neuschwabenland costruendo una base segreta vicino ai laghi riscaldati dall’attività vulcanica e che ivi stabilirono la Base Segreta 211 detta anche Neu Berlin.
Nel 1943 i Britannici effettuarono l’ “Operazione Tabarin”.
L’OPERAZIONE TABARIN
L’Operazione Tabarin fu decisa dal Governo Britannico nel 1943 per controllare presunte attività naziste in Neuschwabenland e per impedire che Argentini e Cileni, con l’appoggio della Flotta Tedesca, si assicurassero la sovranità di altre zone dell’Antartico, impedendo di fatto il passaggio in quelle acque alle imbarcazioni alleate.
Alla guida del Comandante James Marr venne addestrato un gruppo selezionato di marinai e all’operazione venne dato il mome in codice di un night club parigino, il Bal Tabarin. a causa della lunga notta antartica.
Venne riarmata una baleniera norvegese che venne ribattezzata HMS Bransfield, ma come capita spesso alle navi ribattezzate, non ebbe molta fortuna, affondò e l’equipaggio ed il commando dovettero utilizzare la motonave di linea Monarch per raggiungere le Falkland.
Per la missione venne messo a disposizione il cacciamine HMS William Scoresby e venne requisita la nave postale Fitzroy per trasportare l’equipaggiamento.
Questa emissione filatelica delle Isole Flakland commemora il coinvolgimento delle Isole nella II Guerra Mondiale, tramite appunto l’Operazione Tabarin e la vottoria finale alleata.
Il capitano Roberts, amministratore della compagnia armatrice della Fitzroy, l’ultima nave postale rimasta alle Falkland, insistette per accompagnare la spezione, stante la notevole esperienza accumulata in quei mari. Il comando del cacciamine Scoresby fu al comandante Victor Marchesi.
Port Lockroy fu la seconda stazione costruita durante l’Operazione Tabarin, sempre nel febbraio 1944. Fu una stazione di sorveglianza, meteorologica e postale.
Venne abbandonata nel 1962 e riaperta nel 1996 dalla BAS (British Antarctic Survey).
L’ultimo sopravvissuto dell’Operazione, Gwion “Handyman” Davies, morto nel 2005 di morte naturale, affermò che la priorità degli uomini assegnati all’operazione era di combattere il freddo, non i Nazisti. Intervistato dalla BBC, disse che “se (i Tedeschi) fossero arrivati, non avremmo potuto far molto per fermarli. Se fossero sbarcati con una nave da guerra, saremmo stati senza aiuto. (…) in tal caso, gli avremmo offerto una tazza di the, penso. Anche loro avrebbero avuto freddo,” terminò ridendo.
Dopo la pace, l’Operazione fu assegnata ai civili con il nome di Falkland Islands Dependencies Survey (F.I.D.S.) e nel 1962 assunse il nome di British Antarctic Survey (Sorveglianza Antartica Britannica), mentre i territori vennero da allora denominati British Antarctic Territory (BAT).
LA LEGGENDA
James Robert, un funzionario del Ministero della Difesa Britannico e successivamente storico, specializzatosi nelle Cover Operations Britanniche, ne dà, invece, un resoconto diametralmente opposto .
Afferma di aver raccolto la testimonianza di un non meglio precisato ex-ufficiale dei Special Raiding Squadron, S.R.S., il quale avrebbe affermato che, nell’ottobre 1945, gli sarebbe stata assegnata una missione della massima segretezza. Partì da Gibilterra per le Isole Falkland-Malvinas. Il compito del suo gruppo, addestrato da un ufficiale norvegese esperto nella guerra invernale, era di controllare un’attività sospetta nelle montagne di Mühlig-Hoffmann, nell’ex Neuschwabenland, attualmente rientrata nella zona di influenza norvegese con il nome di Maudheim.
L’operazione viene qui definita “Taberlan” (e non, come sarebbe stato corretto, “Tabarin”) il che reppresenta una delle tante discrepanze storiche.
Una precedente spedizione, formata da 30 tra militari e scienziati, il cui compito era allestire una base segreta, avrebbe riferito di aver scoperto un antico tunnel. Ma di questa operazione sarebbero sopravvissuti solo due commandos, i quali, per radio, avevano lanciato strani messaggi, tali da farli ritenere impazziti.
Il compito della squadra degli SRS, al comando di un maggiore, a cui erano stati aggregati l’ufficiale norvegese ed uno scienziato, era stabilire cosa fosse successo esattamente a questi uomini.
Arrivati alla base di Maudheim, l’avrebbero trovata senza vita, a parte un solo superstite, il quale concitatamente avrebbe raccontato che, chiuso in uno dei bunker della base, vi era, prigioniero, un Uomo Polare e di prestare, pertanto, la massima attenzione.
Fu ordinato di aprire il bunker, e un volontario penetrò all’interno. Improvvisamente si avvertirono due colpi di arma da fuoco e una forma indistinta sarebbe uscita dalla porta per allontanarsi velocissima in mezzo alla neve.
Entrata, sgomenta, tutta la squadra nel bunker, risultando vano l’inseguimento dell’essere, sarebbe stato rivenuto il volontario, con la gola squarciata e il cadavere, quasi completamente spolpato, del secondo ed ultimo superstite della precedente spedizione.
L’unico sopravvissuto della base, a lungo interrogato al riguardo, avrebbe affermato che era stato rinvenuto nelle vicinanze della base l’ingresso di un tunnel artificiale, lungo miglia, che conduceva ad un’enorme caverna, con laghi interni. Nella caverna, una base segreta per U-boot che sfociava in mare aperto ed inoltre, capannoni per strani aerei ovoidali.
Erano dovuti scappare, inseguiti dai Nazisti e dagli Uomini Polari, più pelosi degli esseri umani e molto più resistenti al freddo. I due scampati, raccontava ancora, erano riusciti ad intrappolare un Uomo Polare, ma uno dei due camerati non era riuscito a scappare fuori dal bunker prima che l’essere lo aggredisse e ne facesse, in seguito, orrido pasto.
A quel punto, il maggiore comandante della missione avrebbe deciso di percorrere la galleria, non prima di averne fatto minare massicciamente l’ingresso. Penetrati all’interno, però, avrebbero trovato una brutta sorpresa: la base allertata e piena di nazisti e di uomini polari, che lo scienziato ipotizzò, a posteriori, essere frutto dell’ingegneria genetica tedesca.
Solo le mine, fatte brillare, avrebbero permesso a tre di loro, cioè lo scienziato, il norvegese e il narratore, di salvare la vita, facendo crollare buona parte del tunnel.
Mandato un messaggio via radio, sarebbero arrivati dei soccorsi che, dopo aver smantellato la base, avrebbero evacuati i tre, obbligandoli peraltro al silenzio, che il testimone avrebbe rotto solo al termine delle propria vita.
Pur affascinante, questo racconto non reca alcuna prova a conforto, nè ulteriori testimonianze concordi e nemmeno un nominativo che lo possa rendere, almeno in parte, credibile.
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