L’ANELLO DEL POTERE O IL POTERE DELL’ANELLO?
Cos’è più forte l’Anello del Potere o il Potere dell’Anello? Domanda epistemica e metaforica da porre a Giorgia Meloni e alla sua Destra.
IL POTERE DELL’ANELLO
Dove nasce siffatta domanda (solo apparentemente) ridondante?
Dalla passione del premier Meloni per The Lord of the Rings di J.R.R. Tolkien, “Il Signore degli Anelli”.
(Jamie Mackay – The Guardian) – In quanto fan di lunga data di J.R.R. Tolkien, ho spesso trovato perplessità nell’ossessione di Giorgia Meloni per Il Signore degli Anelli. Nel corso degli anni, il primo ministro ultraconservatore italiano ha citato brani nelle interviste, ha condiviso foto di sé stessa mentre leggeva il romanzo e ha persino posato con una statua del mago Gandalf come parte di una campagna. Nella sua autobiografia-manifesto, dedica diverse pagine al suo “libro preferito”, che a un certo punto definisce un testo “sacro”. […]
I miei amici italiani non capiscono il problema. Si tratta di politica quotidiana, dicono, un semplice esercizio di branding per ammorbidire l’immagine della Meloni. Forse. Ma c’è un lato più profondo, e francamente più strano, di questa storia. Quando Il Signore degli Anelli arrivò per la prima volta sugli scaffali italiani negli anni Settanta, l’accademico Elémire Zolla scrisse una breve introduzione in cui interpretava il libro come un’allegoria sui gruppi etnici “puri” che si difendono dalla contaminazione degli invasori stranieri. I simpatizzanti fascisti del Movimento Sociale Italiano (MSI) colsero subito la provocazione. […]
Ci sono hobbit ed elfi “buoni” che combattono gli orchi “cattivi”. C’è poco spazio per le sfumature. Mentre la maggior parte di noi probabilmente legge i personaggi “buoni” in termini apolitici, non ci vuole molto sforzo per piegare questa definizione a scopi nazionalisti. Nel suo libro, la Meloni fa proprio questo. Un momento prima ci dice che il suo personaggio preferito è il pacifico Samvise Gamgee, “solo uno hobbit”. (segue link)
RIPETIAMO: L’ANELLO DEL POTERE O IL POTERE DELL’ANELLO?
Lo hobbit Samvise detto più semplicemente Sam è il vero eroe della saga di Tolkien. e di tal fatto Giorgia Meloni ne è pienamente cosciente, eleggendolo a proprio campione.
Sam è uno dei pochi personaggi a non rispondere alle influenze dell’anello. Pur se per breve tempo, l’ha custodito mentre era intento a liberare Frodo imprigionato dagli orchi nella Torre di Cirith Ungo, continuando a combattere contro i nemici e a impugnare la spada pensando solo al compagno in difficoltà, senza mai mostrare un segno di cedimento. Esemplare il suo atteggiamento quando ha restituito il fardello al suo portatore.Sam ha resistito al richiamo dell’anello del potere anche quando se l’è trovato dinanzi agli occhi. (Pakos D. Early)
LA METAFORA SAMVISE E LA METAFORA GOLLUM
Perché la Destra al governo pro tempore si appropria dell’epica di Samvise (e di Tolkien)?
Il motivo è semplice: Sam è un eroico e vincente underdog, ed è il personaggio più coerente di The Lord of the Rings.
Anna Maria Lorusso, docente di Semiotica dell’Università di Bologna, commentando il discorso della Meloni descrive un nuovo atteggiamento “intelligente e pericoloso” della leader diventata premier: “Ha voluto segnare una discontinuità rispetto al passato e lo fa ribaltando il ruolo della vittima e del vincente: si pone come vittima dei pregiudizi che la sinistra ha tradizionalmente nutrito nei confronti della destra.
Ha evocato in un pantheon trasversale tutte le donne che hanno osato sfidare i pregiudizi, ma quelli che ha citato lei erano pregiudizi ribaltati, verso le persone di destra. Un ribaltamento significativo e pericoloso soprattutto quando ha parlato del fascismo. Ha rinnegato il rischio del fascismo – spiega la studiosa – e nel rinnegarlo ha evidenziato che le persone di destra che pure lo avevano rinnegato erano state vittime di pregiudizi, condannate a restare fasciste nelle convinzioni degli altri”. […]
Il neo premier ha riattivato infine “tutta la dimensione eroica tipicamente presente nell’immaginario di destra. Una dimensione che ritorna con frasi come ‘il mare in tempesta’, ‘abbiamo un compito difficile ma sapremo condurre la barca’, ‘non siamo qui per fare le cose facili’, ‘la difficilissima traversata’. Ha rimarcato molte volte la difficoltà dell’impresa che lei guiderà quasi in una dimensione eroica. Mi ha colpito- conclude Lorusso- che aldilà dei temi espliciti, e più facili da smontare, nel suo discorso si ripetano spesso questi due temi: sfidare i limiti contro i pregiudizi e l’eroismo di chi compie una grande impresa. Temi molto rischiosi, che possono costruire una grande retorica nazionale”. (segue link)
Tutta la retorica comunicativa dell’attuale Destra Ultraconservatrice governativa riecheggia l’epopea tolkieniana.
Pino Insegno per presentare Giorgia Meloni ha citato il discorso di Aragorn davanti al Cancello Nero di Mordor:
“Figli di Rohan, fratelli miei. Popolo di Roma. Verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo il giorno. Oggi combattiamo. Sono qui per presentare una donna straordinaria, senza nulla togliere a tutta la Coalizione, ovviamente. Una donna, una madre. La prima presidente donna di un partito italiano e la prima presidente donna di un partito europeo. Signore e signori verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo il giorno. Signori, Giorgia Meloni”.
Per parlare della mostra su Tolkien, inaugurata a Roma qualche giorno fa, bisogna parlare di Zeitgeist. L’opera del grande scrittore inglese ha infatti accompagnato la riscossa dell’underdog Giorgia Meloni, dal merchandising di Fratelli d’Italia all’ultimo comizio prima delle elezioni del 2022, quando l’allora candidata premier ingaggiò l’amico Pino Insegno, voce italiana di Aragorn nella trilogia di Peter Jackson, per arringare il suo esercito di fedelissimi e trascinarli nell’imminente battaglia alle urne.
Se per appropriazione culturale s’intende l’appropriamento di un certo fenomeno, spesso minoritario, da parte della cultura dominante, la passione per gli Hobbit dei neofascisti italiani degli anni ’70 può essere considerato in qualche modo il suo opposto:
Una destra extraparlamentare e marginalizzata, che si nutriva di letture esoteriste e poesie di Julius Evola, nonché di quella mitologia vagamente nordeuropea tanto cara al Terzo Reich, vide nell’opera di Tolkien una sorta di paese dei balocchi di simboli para-fascisti, o comunque di quei topoi che la destra tipicamente adora, come la guerra e gli eroi, una società organizzata per caste, una patria eternamente minacciata, certi valori militaristi quali lo spirito di sacrificio, il senso del dovere, il rispetto della propria stirpe. […]
È presto quindi svelata la metafora del mito tolkeniano nell’interpretazione degli intellettuali tricolori: Giorgia Meloni novella Gandalf, forza maieutica della salvezza della Terra di Mezzo, la squadra di governo come i coraggiosi Re degli uomini che vanno incontro alla morte per affrontare le orde terrificanti degli invasori e i complotti orditi dalle lobby internazionaliste.
La Contea non altro che la nostra bella verdeggiante Italia, Paese tradizionalmente rurale, di buon cibo e brava gente; un tocco di eroismo spicciolo (leggi: Salvini che difende le nostre coste) e un approssimativo senso di solennità (forse, l’abuso del termine patriota) completano il quadro di una sommaria rilettura post-ideologica dell’universo di Arda operata dalla nostra classe politica e intellettuale. […]
La lettura di Tolkien in chiave così smaccatamente politica è segno, purtroppo, di una mistificazione della sua opera. Il Professore, anche ammesso che volesse muovere una critica sociale e politica al suo tempo, dall’atrocità della guerra all’avanzare minaccioso della sempre maggiore industrializzazione (Il signore degli anelli fu scritto a cavallo della Seconda guerra mondiale), la volse piuttosto alle mistificazioni del potere in generale e alla debolezza che genera negli uomini che lo possiedono.(segue link, enfasi aggiunta)
Dall’operato che a me pare disastroso del governo pro tempore, tutto sembra Giorgia Meloni fuorché una novella Gandalf…
Tolkien parlava appunto della debolezza che il Potere genera negli esseri umani che lo detengono (pro tempore). Non il coraggio, non il senso del dovere di Samvise, ma per lo stesso Tolkien entra in gioco la metafora Gollum, il Potere che controlla chi lo detiene e non il contrario.
Il Portatore dell’Anello soggiace al Potere dell’Anello e (quai) mai l’inverso. Ciò perché il Potere è come una bestia che va nutrita, ma più mangia, più ha fame.
Solo tre giganti politici italiani sono riusciti a non farsi assimilare dalla bestia: Aldo Moro, Enrico Berlinguer e Bettino Craxi, ma tutt’e tre sono stati liquidati (fisicamente o politicamente) dai due Dioscuri dell’Impero del Male USA, Kissinger-Soros.
La Meloni affermava: «Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog. Lo sfavorito, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici».
Peccato che anche gli intellettuali di Destra siano profondamente delusi della narrazione ormai stanca e trita dei Meloniani, dopo appena un anno di governo.
“Ci avevano detto che la sinistra aveva un’egemonia culturale, ma non era egemonia culturale, era egemonia di potere. Ora c’è nervosismo perché si teme di perdere quell’egemonia”. Parole e musica di Giorgia Meloni, pronunciate dalla premier non nella sua versione più sfrontata e battagliera di leader di un piccolo partito di opposizione, unico a contrastare il cartello delle forze politiche che sostenevano Mario Draghi, ma lo scorso 27 maggio, quando già da più di sei mesi aveva indossato i galloni di presidente del Consiglio dei ministri.
La sindrome dell’accerchiamento, il grande e spesso invisibile nemico esterno, sono temi che si muovono sotto pelle da lustri nel mondo della destra italiana, e che hanno trovato da sempre nella comunità di Colle Oppio, in cui la premier si è politicamente formata, risonanza e megafono. Saldamente al comando a Palazzo Chigi, quando ha riunito un paio di settimane fa Fratelli d’Italia a Roma, ha sfoderato l’intero armamentario retorico contro il nemico esterno: “Ci attaccano perché diamo fastidio”, “Dossieraggi e fake news contro di noi”, “Le trappole si moltiplicheranno”, “Tenteranno di disarcionarci”. […]
“La nostra vittoria sarà un riscatto per un sacco di gente che per decenni anni ha dovuto abbassare la testa. Che la pensava diversamente dal mainstream e dal sistema di potere, che pensava cose di buon senso, che è stata trattata come figlia di un dio minore”. […]
È stato uno dei pensatori di riferimento di quell’area, Marcello Veneziani, il più chiaro nel muovere una critica che ha sempre la stessa radice: eletta per rivoluzionare l’Italia, Meloni si è normalizzata.
Per Veneziani, e dopo solo un anno di governo, è già “finita l’epoca in cui aspettavamo cambiamenti, svolte e nuovi corsi”, perché “la linea che prevale è sempre la stessa ed è dentro le coordinate imposte dagli scenari sovranazionali, tra Unione Europea, Patto Atlantico, Nato e Usa, indirizzo economico nel segno di Draghi e della Banca centrale europea, conformità al mainstream”.
Lo spauracchio del mainstream brandito contro chi lo ha sempre ventilato come un impalpabile nemico da combattere rivela un cortocircuito preoccupante per la premier. […]
Il moltiplicarsi di voci critiche in un universo che ha le sue sfaccettature e le sue complessità ma che solitamente si dimostra meno acceso e animoso nei suoi dibattiti rispetto a quel che succede a sinistra, inizia a essere una norma più che un’eccezione. Sul portale di Nicola Porro, uno dei volti di punta della certo non pregiudizialmente ostile Mediaset, lo scrittore cattolico conservatore Rino Cammilleri ha usato l’ascia più che il fioretto:
“Se non sei stato capace di dire ai poteri forti: signori, so che comandate voi e cercherò di non deludervi, ma badate che devo dar conto anche al mio elettorato; be’, allora che ci stai a fare? Se hai paura perfino delle parole mi sa tanto che sei inadeguato”. (segue link, enfasi aggiunta)
Un’altra citazione da Marcello Veneziani,
Ci voleva la destra al governo per concludere il percorso e certificare l’assoluta insignificanza di quelle categorie nel presente. Mezzo secolo di idee, battaglie e travagli buttato via. Il mimetismo, l’omologazione, i complessi d’inferiorità, la cosmesi, l’a-mici-mici-zia prevalgono su tutto e azzerano tutto. E per i militanti basta una patina di Tolkien per coprire un pauroso vuoto di cultura politica, storica, di pensiero critico…
Altro che rivoluzione, l’Anello di Sauron è tornato ad avvolgere con la sua fosca luce l’Italia tutta, come ai tempi del Gauleiter per l’Italia del Quarto Reich USA: Mario Draghi.
HA VINTO LA METAFORA GOLLUM, ANZI LA METAFORA SAURON
In brevis, gli underdog Meloniani si sono dimostrato invece les chiens de garde del Capitalismo Totalitario dei Soroi (o come lo definisce N. Fraser, il Capitalismo Cannibale).
Tra i più delusi dei salti della quaglia dell’attuale Destra governativa pro tempore, Gianni Alemanno.
Gianni Alemanno, ex segretario del Fronte della gioventù, ex leader della Destra Sociale (con Francesco Storace), ed ex sindaco di Roma, non le manda a dire alla premier Giorgia Meloni. Di cui ha voluto ripercorrere i momenti salienti che l’hanno portata a Palazzo Chigi.
Dopo la partecipazione alla sesta edizione de “La Piazza”, la kermesse di affaritaliani.it, Alemanno ha rilasciato anche un’intervista a Tpi, nella quale “confessa” di aver avuto delle “responsabilità nelle sliding doors che hanno cambiato la carriera della Meloni. In almeno due occasioni le sue scelte hanno influito in momenti decisivi di quella carriera. Il primo è la rottura tra lei e uno dei suoi migliori amici, Fabio Rampelli. Che ha fatto nascere una “diaspora” dalla destra sociale, la corrente dei ‘Gabbiani’ dove sono cresciute le sorelle Meloni” stuzzica Telese.
Non solo: Alemanno afferma anche che “la Meloni non ha nulla a che vedere con l’eredità della ‘sua’ destra sociale”, e che “la rottura tra noi è avvenuta definitivamente sulla guerra di Ucraina, con un abbraccio e un addio”. E ancora: “Parlo per me. Mai avrei pensato che arrivasse al 30%! Al contrario degli altri, ora allineati e coperti, lo ammetto. Confesso.
Non credevo che una ‘donna sola al comando’ avrebbe potuto governare un partito di destra. Ma ha tirato fuori una carica umana, una potenza comunicativa, una volontà di riscatto che ha bucato: lei lo chiama ‘l’underdog‘, una particolare forma di carisma… Ricorda donne della storia che si affermano contro tutto e contro tutti. Come la Thatcher”.
E allora perché lei ha rotto? “A destra, soprattutto ora, ci vuole un ‘noi’ e non un ‘io’. La democrazia interna è fondamentale. Invece lei vuole ‘un partito del capo’, meno democratico di An con Fini. Prima o poi si paga”. E “la rottura è avvenuta sull’Ucraina. ‘Caro Gianni, mi ha detto, dopo la tua presa di posizione contro la guerra, non c’è spazio per te nel partito. Io ti lascio libero’”.
“È tutta la vita che predico: ‘Né Usa né Urss, Europa nazione’. Noi siamo sempre stati contro gli imperialismi. Per questo dico che lei non è mai stata davvero una donna ‘della destra sociale’. […]
Torniamo all’identità. “Quando fonda Fratelli d’Italia Giorgia conia lo slogan ‘Conservatori nei valori, liberisti in economia’. E salto sulla sedia!”. Ma la sua è stata una “mutazione genetica neo-conservatrice ‘americana’. Ad esempio lo schieramento atlantista senza se e senza ma, il rifiuto dell’intervento dello Stato nell’economia, l’ostilità al nuovo mondo multipolare e l’illusione di esportare la democrazia contro le “autocrazie” orientali”. (segue link)
Insomma, qui non siamo neanche più all’interno della metafora Gollum, siamo arrivati addirittura alla metafora Sauron, sempre citando il Signore degli Anelli.
Altro che il buon Samvise…
La nuova creatura politica di Gianni Alemanno è pronta ad esordire (non si sa ancora se già alle elezioni europee del giugno 2024) e a stupire (l’obiettivo non dichiarato è superare l’asticella del 4%). Si chiamerà ‘Movimento dell’Indipendenza Italiana’ e, a farne parte, oltre all’ex sindaco di Roma ed ex ministro dell’Agricoltura, ci saranno, tra gli altri, l’ex CasaPound Simone Di Stefano; Massimo Arlechino, già ideatore del simbolo di Alleanza Nazionale, gli ex An Fabio Granata e Marcello Taglialatela e Nicola Colosimo, portavoce dei giovani di ‘Magnitudo’.
Sarà un progetto politico “fondato sull’identità, le tradizioni e il senso di appartenenza comunitaria del nostro popolo, attuando i principi fondamenti della nostra Costituzione, i valori della Dottrina sociale cattolica e dell’Umanesimo del Lavoro, che tutti insieme sono i pilastri della nostra cultura nazionale”, si legge nel documento assembleare di 44 pagine. Ieri all’hotel Midas di via Aurelia, a poca distanza da San Pietro, la presentazione ufficiale tra i tanti partecipanti.
Il percorso è iniziato mesi fa: si è partiti dal comitato ‘Fermare la Guerra’ – che, ispirato dalla parole di Papa Francesco, chiedeva la risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina -, per arrivare al ‘Forum dell’Indipendenza Italiana’. Alemanno è stato portavoce di entrambi e oggi si propone come ariete del nascente movimento che però sarà incentrato soprattutto sul “Noi”.
Un partito che andrà oltre destra e sinistra e che cercherà di parlare anche con il mondo del dissenso attirato da alcuni temi. Tra questi spiccano sicuramente il rifiuto dell’europeismo sfrenato e, soprattutto, dell’atlantismo e all’iper atlantismo. “Uno dei 5 pilastri su cui si fondano i principi del nostro nostro movimento è la Dottrina sociale Cattolica”, ricorda parlando con l’AGI Alemanno che non nasconde di essere stato ispirato più volte dalle parole di Papa Francesco sul mondo multipolare. […]
“Oggi nasce un nuovo movimento che ne mette insieme tanti. Così come sono tantissimi i temi e le proposte che faremo: dalla risposta alle emergenze del sociale, a quelle sanitarie e ai vaccini”, conclude Di Stefano. E proprio ai vaccini e soprattutto a Big Pharma è dedicata la quinta e ultima parte del programma. “Le multinazionali del farmaco, Big Pharma, stanno costruendo la dittatura sanitaria – si legge -, cominciata con le campagne vaccinali per il Covid e oggi proiettata a conferire ad una Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) privatizzata il controllo della sanità mondiale e della salute di ognuno di noi e delle nostre famiglie”. (segue link)
Anche in Atreju 2023 Giorgia Meloni si riappropria della retorica Tolkeniana.
Rendendo ancor più stridente la discrasia ossimorica tra quanto viene proclamato e quanto viene realmente fatto.
Il rischio concreto è oggi che gli “underdog” di governo conferiscano pieni poteri sanitocratici all’OMS del pupazzo di Bill Gates, l’opacissimo Tedros Adhanom Ghebreyesus…
⚠️TRATTATO PANDEMICO OMS⚠️
Breve sintesi sulla questione
(Depurata dalle sciocchezze)PUNTO PRINCIPALE
Il trattato pandemico esiste, deve essere valutato con attenzione ma NON c’è nessuna scadenza del 30/11 entro la quale esso entra in vigore per silenzio assenso.
COSA È VERO…
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) November 29, 2023
e di approvare il MES, cosa che i ribaldi e truffaldini teutonici non vedono l’ora che avvenga, al fine di scaricare anche sui (pochi) contribuenti Italiani il costo del cadavere della strafallita Deutsch Bank e di altre banche tedesche nelle stesse condizioni.
Malgrado l’assoluta e totalmente motivata contrarietà al riguardo degli economisti della Lega Borghi e Bagnai.
⛔️⛔️⛔️RIEPILOGO MES ⛔️⛔️⛔️
10 motivi per cui NON dobbiamo ratificare la riforma del MES.
1) Ratificare la riforma significa APPROVARE SPECIFICAMENTE TUTTO IL TRATTATO, comprese le sue parti più assurde, fatte votare da Monti a un distratto Parlamento nell’estate del 2012
2) La…
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) June 28, 2023
Vorrei che faceste attenzione alla questione della maggioranza qualificata nel regolamento del MES perché è evidente la malafede. Di solito la maggioranza qualificata è due terzi (67%) ma non va bene per fare avere diritto di veto alla Germania che pesa per il 27%. Allora si…
— Claudio Borghi A. (@borghi_claudio) December 16, 2023
Un’esegesi sagace delle dichiarazioni Meloniane promana dal Fatto Quotidiano:
L’Anello del Potere ha avuto il suo effetto: G. Meloni non è più (semmai lo è stata) Samvise Gamgee, ma è – metaforicamente e satiricamente parlando – il Gollum.
Malgrado il parere autorevolissimo di Claudio Borghi e Alberto Bagnai, ella si preparerebbe all’ennesimo salto della quaglia.
L’Approvazione del MES!
Come dico, ormai da sempre, alla fine il Governo Meloni accetterà il #MES. Pronto a scommettere. Voi che ne dite? pic.twitter.com/O1h2KCrR2b
— Marco Rizzo (@MarcoRizzoPC) December 10, 2023
D’altro canto, l’attuale esecutivo si è già genuflesso ad altri desiderata della NaziUE, come l’obbligo al passaggio al mercato libero dell’energia.
“È assolutamente folle e irresponsabile la decisione del Governo di ignorare gli allarmi lanciati dai sindacati e dai consumatori sull’obbligo al passaggio al mercato libero dell’energia. Costringere milioni di italiani, quando già da anni esiste per tutti la facoltà di scegliere su questa materia, è da Paese illiberale”, affermano Ilvo Sorrentino, Amedeo Testa, Marco Pantò, rispettivamente segretario nazionale della Filctem Cgil, segretario generale della Flaei Cisl, segretario nazionale della Uiltec Uil, commentando la decisione dell’Esecutivo di obbligare tutti i titolari di contratti in regime di mercato tutelato a passare al mercato libero.
“Il superamento della maggior tutela – continuano – non solo metterà in grave difficoltà 10 milioni di cittadini che andranno sicuramente a subire rincari, ma rischia di spazzare via oltre 2 mila posti di lavoro nel settore elettrico e nei servizi correlati (come gli addetti ai Call Center) impiegati nella maggior tutela. Lavoratori trattati da autentici ‘invisibili’ da parte del Governo. Un’operazione, inoltre, che getterà milioni di famiglie in pasto ad una pletora di venditori senza scrupoli per i quali la liberalizzazione sarà l’affare del secolo, realizzato però a spese delle fasce più deboli e meno informate della popolazione.
Si entrerà in una giungla dove si rischia di vedere legalizzate vere e proprie truffe, come già da tempo gli utenti stanno segnalando, e panico nelle famiglie italiane. Sono i dati dell’Autorità di settore a dirlo: gli utenti che in questi anni hanno scelto di restare nel mercato tutelato hanno realizzato risparmi in bolletta e sono stati messi al riparo da un mercato che si è fatto più imprevedibile a causa delle oscillazioni delle materie prime e della crescita dell’inflazione”.
“Ora – proseguono i tre Sindacalisti -, in una fase di aggravamento delle tensioni geopolitiche e di rincari sui mercati internazionali, il Governo spalanca le porte ad una concorrenza da far west che creerà ulteriore confusione e incertezza nei consumatori che si troveranno a doversi districare tra offerte complicate, rischi di errore e, vale la pena ripeterlo ancora una volta, di vere e proprie truffe.
Come abbiamo potuto vedere, il Ministro Fitto e la sua struttura hanno preferito compiacere i burocrati di Bruxelles, invece di difendere gli interessi di tutti gli italiani. il risultato è che con il passaggio al mercato libero, i dipendenti dei call center finiranno per strada, insieme alle loro famiglie, non essendo prevista per loro alcuna forma adeguata di tutela e di garanzia di continuità occupazionale. Anche perché, finendo il servizio, finirà anche il lavoro”.
“Siamo in una democrazia parlamentare, perciò Il Governo lasci almeno libero il Parlamento di approvare, in fase di conversione del Decreto, una norma in grado di tutelare questi lavoratori”, hanno concluso Sorrentino, Testa e Pantò. (segue link)
Ancor più distopica la retromarcia sugli extraprofitti delle Megabanche. Ennesimo dimostrazione che abbiamo di fronte a noi un esecutivo debole con i forti e forte con i deboli.
Grazie a questo fatto, i bancari hanno avuto un rinnovo davvero principesco, tale da recuperare completamente la super-inflazione di questi ultimi due anni.
Lo stesso non possono certo dire altri gli comparti del Privato, per non parlare del Pubblico Impiego.
Abbiamo i pubblici impiegati (a parte il settore dirigenziale) peggio pagati d’Occidente (escludendo la Grecia massacrata da Draghi & Company) e peraltro sempre più vecchi, stanchi, demotivati, impoveriti.
Come si possono snocciolare dati irreali di super-crescita quando l’azione amministrativa è rallentata dal fatto che tanti vanno in ufficio con il bastone perché vecchi, ma non così vecchi – come ha deciso il factotum di Draghi e della UE, G. Giorgetti – da poter andare in pensione?
E se davvero si pensa di risolvere tutto con l’Intelligenza Artificiale, siamo davvero in piena cacotopia.
Dulcis in fundo, l’esecutivo Meloni approva il cappio al collo per l’Italia: il nuovo Patto di Stabilità.
Ci potrebbe però essere della lucidità nell’apparente follia negoziale della destra di governo, che ha vinto una battaglia di principio (Mes) e perso una di sostanza (Patto). Le nuove regole di bilancio sono rimaste confuse, indecifrabili da parte dei cittadini, con un margine di discrezionalità nell’interpretazione che si è addirittura ampliato. Invece di poche soglie numeriche chiare e magari troppo rigide, ce ne sono tante difficili perfino da definire e non osservabili: l’analisi di sostenibilità del debito, per esempio, richiede ipotesi forti e discutibili sull’andamento dell’economia nei sette anni futuri, roba da palla di cristallo.
Se il governo Meloni confida di trovare una maggioranza più affine e una Commissione ancora più indulgente dopo le elezioni di giugno, un Patto opaco e discrezionale può perfino tornare utile. E la bocciatura del Mes è funzionale a una campagna elettorale che posizioni Lega e Fratelli d’Italia nella scia dei partiti anti-Ue destinati a un buon successo.
Qualcuno, al governo, insomma, potrebbe pensare di aver ottenuto un patto ambiguo facile da aggirare senza aver sacrificato la battaglia di principio del Mes. In caso di bassa crescita e tassi di interesse che non scendono in fretta, i mercati potrebbero far svanire questa illusione molto prima che si insedi la prossima Commissione europea, nell’autunno 2024. (Stefano Feltri, “Ecco quanto costerà il nuovo Patto di Stabilità all’Italia”, milanofinanza.it)
Icastico e giustamente caustico l’editoriale sul Fatto Quotidiano del 24 dicembre:
La presunta “nuova destra” di Giorgia Meloni ha riesumato tutto il peggio del vecchio berlusconismo proprio nell’anno della scomparsa del suo spirito-guida: impunità per i potenti, linea dura contro i deboli, guerra ai poveri, regali ai ricchi, condoni ai ladri, familismo amorale, scandali a manetta, allergia alla divisione dei poteri, alle regole e ai controlli indipendenti, attacchi alla libera stampa e alla magistratura. […]
Sul fronte interno, tutti i peggiori scandali del centrodestra sono esplosi grazie a inchieste o anticipazioni del Fatto: i pastrocchi finanziari del gruppo Santanché, le incredibili scorribande di Sgarbi (che stiamo svelando anche in collaborazione con gli amici di Report), il ministro-cognato-capotreno Lollobrigida che fa fermare à la carte un Frecciarossa in ritardo, il ministro Crosetto che vive da mesi nell’attico&superattico di un imprenditore della cybersecurity nonché fornitore dello Stato e del suo stesso ministero senza pagare un euro di affitto. […]
Noi ci auguriamo vivamente che le destracce che sgovernano il nostro Paese inizino, alle elezioni europee, la parabola discendente che meritano. Ma manterremo anche nei loro confronti il nostro atteggiamento imparziale: denunceremo i loro errori e orrori, ma saremo sempre pronti ad applaudire senza preconcetti eventuali meriti. Esempio: diversamente da altri, il Fatto non ha attaccato il governo Meloni quando ha agito per rafforzare il carcere duro ai mafiosi, anzi l’ha elogiato. E così abbiamo fatto quando la premier ha annunciato il prelievo sugli extra profitti bancari e il veto alle regole di austerità europea: l’abbiamo poi criticata quando ha battuto in ritirata su entrambi i fronti, genuflettendosi ai poteri finanziari italiani ed europei.
Queste sono la nostra coerenza e la nostra imparzialità. E per questo pensiamo di avere le carte più in regola di altri per avviare la campagna del No alla controriforma costituzionale meloniana del premierato in vista del referendum che dovrebbe tenersi nel 2025: perché nel 2014 avviammo quella per il No a una schiforma altrettanto verticistica e pericolosa, quella di Renzi-Boschi-Verdini, travolta dai No nel 2016. Altri invece scoprono i valori costituzionali solo quando a minacciarli è la destra, dopo avere sponsorizzato il Sì quando a conculcarli era il sedicente centrosinistra renziano. Sono gli stessi che tacevano o applaudivano alla legge-bavaglio targata Cartabia del governo Draghi e oggi riscoprono la libertà di stampa contro la legge bavaglio della destra.
A proposito: la nostra prima battaglia del 2024 sarà quella contro l’emendamento Costa – votato da FdI, Lega e FI, ma anche da Azione e da Iv che l’hanno addirittura proposta – che vieta di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare per intero o per stralci, privando non i giornalisti (che le conoscono), ma i cittadini delle necessarie informazioni sui motivi di un arresto.
Noi del Fatto faremo obiezione di coscienza, continueremo a pubblicare le ordinanze testualmente tra virgolette e, quando saremo processati, ci appelleremo ai giudici perché ricorrano alla Corte costituzionale e alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro una legge che viola il diritto all’informazione sancito dall’articolo 21 della nostra Carta fondamentale e dalla giurisprudenza comunitaria. E che dunque speriamo venga presto disapplicata dai tribunali e ridotta a lettera morta.
Chapeau, Fratelli d’Italia: non eravate voi i “Patrioti” che avrebbero difeso gli Italiani dai diktat degli Eurocrati?
La UE è uno dei mezzi neoMalthusiani creati dagli Ultramiliardari Sociopatici Soroi (il criminale 1% più ricco della popolazione mondiale) al fine di portare a morte per fame e stenti 6-7 miliardi di poveri e di appartenenti al ceto medio-basso, arricchendo ulteriormente gli stessi Oligarchi Soroi.
IL POTERE È IL POTERE. «IL FINE DEL POTERE È IL POTERE» (“1984”). «IL MIO TESSORO» (“IL SIGNORE DEGLI ANELLI”).
Nel question time al Senato del 24 novembre, Matteo Renzi afferma che «la coerenza della Meloni è cessata nel momento in cui è passata dall’opposizione al governo». La definisce, quindi, «campione di incoerenza».
Viene citata anche l’intenzione pregressa di Meloni e Fratelli d’Italia di far uscire l’Italia dall’Euro. Lei afferma di «non ricordare» (sic!)
A ricordarglielo sovviene Maurizio Crozza, con la sua solita sagacia.
Spassoso Crozza, nell’imitazione di Giorgia Meloni:
Sempre sulla coerenza dell’attuale Ultradestra di governo, l’icastico Marco Travaglio:
Chi ha visto il confronto alla Camera fra Meloni e Conte capisce perché la premier voleva Schlein e non Conte ad Atreju: per oscurare il leader che più la impensierisce e creare un finto bipolarismo Giorgia-Elly a proprio vantaggio. Ma capisce anche un’altra cosa: i peggiori nemici della Meloni sono i suoi fidi, che la mandano in Parlamento totalmente impreparata.
Per trovare una catastrofe comunicativa simile bisogna tornare a Cutro, dove però aveva accanto Sechi, e ho detto tutto. Ora vien da chiedersi dove abbiano trovato qualcuno che è pure peggio: sul Mes e sul Superbonus, la Meloni pare la bambina dell’asilo che, presa con le mani nella marmellata, risponde “specchio riflesso, chi lo dice lo è mille volte più di me, gnè gnè!” […]
Sul Mes, poi, la sua coda di paglia è ancor più lunga: le brucia che Conte non l’abbia preso (aveva inventato di meglio: i 209 miliardi del Recovery), malgrado lei e Salvini l’avessero accusato il 10.4. 2019 di averlo firmato nottetempo e di nascosto (“alto tradimento!”, “spergiuro!”).
Conte li sbugiardò dimostrando di non aver firmato nulla, né col favore delle tenebre né alla luce del sole e ricordò che il Mes era nato nel 2011 grazie al governo B.3, di cui facevano parte Meloni e la Lega e che approvò il ddl per ratificare la decisione del Consiglio europeo che avviava il Salva-Stati. Poi nel 2012 (governo Monti) il Parlamento ratificò il trattato istitutivo del Mes: il Pdl in cui militava la Meloni votò Sì.
Ora la premier chiede al Pd: “Perché non l’avete approvato voi?” (ma il vecchio Mes lo approvarono il suo governo e il suo partito 11-12 anni fa e il nuovo va votato ora). Poi sfida il principio di non contraddizione e accusa Conte e Di Maio di averlo approvato nel 2021 col Pd. (Marco Travaglio, “Gnè Gnè”, Editoriale sul Fatto Quotidiano del 14/12/2023)
Mi chiedo se a Palazzo Chigi non viga una dimensione spazio-dimensionale ben diversa da quella degli altri Italiani.
Chiunque vada a corazzarsi all’interno dell’accogliente Palazzo, sia di Destra, sia di Sinistra, sia il “M’illumino di incenso” Draghi, parla di ricchezza-beltà-felicità. Ma è dal 1992 che il ceto medio viene massacrato, in particolare il ceto salariato, dall’avvento del Necroliberismo imperante e dominante, susseguente al crollo del Katechon sovietico.
In brevis, chiunque governi in Italia, pur lucidissimo all’opposizione, una volta acquisito il Potere manifesta problemi di “scollamento dalla realtà”, di “annullamento della dissonanza cognitiva”.
La teoria delle dissonanza fu proposta in prima istanza da Leon Festinger nel 1957, nell’ambito della psicologia sociale. Il lavoro di Festinger fu fondamentale per passare dalla teoria comportamentista , che vedeva il funzionamento della mente come un meccanismo di stimolo-risposta, a un tipo di psicologia più contestuale che includeva anche situazioni di vita reale.
Festinger realizzò diversi studi, ma quello sulla dissonanza cognitiva fu uno dei più importanti.
Questa teoria voleva spiegare come reagiscono gli essere umani quando ci troviamo in contraddizione tra due o più pensieri: ovvero quando scegliamo un’opzione in modo opportunistico, anche se va contro i nostri valori. (guidapsicologi.it)
Meloni e il suo cerchio magico sembrano vivere in una sorta di leggiadro mondo iperuranico di matrice evoliana e tolkeniana, altrimenti non si spiegherebbe l’utilizzo della macabra metafora del “rimbalzo del gatto morto” (sic!)
Una breve, e polemica, lezione di economia destinata a far discutere. E’ quella sciorinata dalla premier Meloni in Aula al Senato, rispondendo a un’interrogazione del 5Stelle Lorefice. «Lorefice rivendica la grandezza dei dati a doppia cifra sul Pil durante i governi Conte ma omette un particolare: quello che è accaduto mentre si usciva dalla pandemia, in economia si definisce il ‘rimbalzo del gatto morto’: financo se si getta un gatto dalla finestra e il gatto muore, rimbalza. Il Pil nell’anno precedente era sprofondato più di quanto fossero sprofondati i Pil del resto d’Europa, un dato di cui non mi vanterei». […]
Oggi, vestendo gli improbabili panni dell’economista, in occasione delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo [Meloni] ha provato a spiegare all’aula del Senato che se il Pil dell’Italia ha avuto una crescita record nel 2021 e nel 2022 lo si dovrebbe solo all’effetto del cosiddetto ‘rimbalzo del gatto morto’, conseguente al crollo dell’economia subi’to nel 2020, a suo dire più pronunciato degli altri Paesi».
Lo dice il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5s. «Allora – riprende – facciamo così. Con l’ausilio dei dati Eurostat, forse un po’ difficili da capire da parte della maggioranza, per l’ennesima volta facciamo uno schemino alla premier e a tutta la maggioranza. Ne viene inoppugnabilmente fuori che, considerando anche il crollo delle economie europee nel 2020, la crescita del Pil cumulata 2020-2021-2022 ha fatto segnare un +3% in Italia, +1,4% in Francia, +1,2% in Germania, +1% in Spagna, solo per limitarsi ai nostri principali partner. Il gatto, quindi, non e’ affatto morto, ma fino all’arrivo della Meloni e’ stato vivo, vegeto ed e’ saltato piu’ in alto degli altri.
Adesso, invece, secondo le ultime stime di crescita diffuse dall’Ocse e confermate dall’Istat, con il misero +0,7% di crescita del Pil a fine 2023 l’Italia – conclude Turco – tornera’ dietro Spagna e Francia, mentre con l’altrettanto misero +0,7% previsto anche per il 2024 tornerà dietro Francia, Spagna e media dell’Eurozona. Diciamo allora che la politica economica del governo Meloni è un gatto nero che ha attraversato la strada dell’Italia». (segue link)
La voglio proprio vedere, la Signora Meloni, quando dovrà affrontare la Crisi Sistemica Occidentale del 2024, che in Italia verrà accelerata dai salari troppo bassi e dalla crisi dei mutui innescata dall’aumento dei tassi della distopica BCE lagardiana. Altro che Crisi dei subprime del 2007.
Ma il fine del Potere è il Potere (“1984”).
Chiosa satiricamente Ottavio Cappellani su MOW,
Sta molto facendo discutere il manifesto propagandistico di Atreju, la festa della Gioventù Nazionale (giovanile di Fratelli d’Italia) in cui Giorgia Meloni, vestita come “Vado a vivere in Alaska” (vedi nota 2) avverte “Vi vedo se non partecipate ad Atreju”: un misto (fritto o bollito) di Grande Fratello, Polizia Politica in stile Ovra e Delazione (la Meloni non può vedere tutto, quindi, suppongo, le riferiranno le eventuali assenze), il tutto senza la minima ironia e autoironia, anzi, la premier ha sul viso quella espressione incazzata che sovente usa per esprimere piglio e grinta e ardimento;
una sorta di Leonardo Di Caprio in “Revenant” se Di Caprio avesse un leggero prognatismo e una vaga somiglianza con Gollum. Il tutto mentre la premier ci guarda, dall’alto in basso, sullo sfondo di un cielo gelido e d’alta montagna, tipo Obersalzberg, sede del Nido delle Aquile. […]
Mentre Silvio Berlusconi era una divinità da Nuovo Testamento, accogliente, perdonante, redimente (donava a povere ragazze sperse danari per non farle andare sul cattivo stradone), Giorgia Meloni, al contrario, è il Dio spietato del Vecchio Testamento, con lui o contro di lui, peste e fiamme vi colga, diluvio universale, brucia Babilonia, niente “illuminati” qui (daje a Soros) è lei stessa che, ingrugnatissima, illumina della sua stessa Fiamma.
Mentre questo è l’originale:
Sotto il grande ombrello tolkeniano che copre e protegge la destra di Giorgia Meloni c’è un personaggio della popolare saga fantasy del “Signore degli Anelli” che riassume meglio di ogni altro l’anno a Palazzo Chigi della prima donna premier.
Procediamo per sottrazione.
Non si tratta di Frodo, lo hobbit che porta l’Anello del potere per poi distruggerlo. Con Frodo c’è Sam, che lo accompagna nel lungo viaggio alle radici del Male di Sauron. Fu Arianna Meloni a paragonare lei e la sorella Giorgia ai due hobbit, alla vigilia delle elezioni politiche del 2022: “Ti accompagnerò sul Monte Fato a gettare quell’anello nel fuoco, come Sam con Frodo, sapendo che non è la mia storia che verrà raccontata, ma la tua, come è giusto che sia”.
In realtà l’Anello se lo sono tenuto e nel frattempo anche Arianna e il marito ministro Francesco Lollobrigida hanno raccontato la loro storia.
Non Frodo, dunque. E né Eowyn, la principessa di Rohan, innamorata non ricambiata del ramingo Aragorn, altro eroe della saga e che alla fine verrà incoronato re di Gondor. Stavolta, il paragone è di Ignazio La Russa, quando è stata inaugurata a Roma la grande mostra su Tolkien: “Volete sapere a quale personaggio assomiglia Giorgia Meloni? A Eowyn, la principessa che si fa guerriera contro il volere degli uomini e, nella battaglia finale, uccide il cattivissimo signore dei Nazgul”. No, non sembra neanche Eowyn, alla luce di quanto accaduto in questo anno che sta per finire.
E allora chi?
Semplice: Gollum, il mostriciattolo che fa da guida a Frodo e Sam. Ossia il personaggio più ambiguo del Signore degli Anelli. Gollum in origine era Sméagol (un hobbit) e trovò per caso l’Anello di Sauron, che poi gli ha allungato la vita di cinquecento anni. Solo che l’Anello lo ha consumato, condannandolo alla corruzione del fisico e della mente. E quando poi ha scoperto che l’Anello (“il mio tesoro”) è portato da Frodo, ecco venire fuori la sua doppia personalità: Sméagol è la parte buona e servile, disponibile a fare da guida; Gollum quella cattiva, che vuole ammazzare Frodo e Sam per riprendersi il “tesoro”.
Ed è proprio attorno all’ambiguità della sua azione di governo, sovente draghiana qualche volta sovranista, che gira il Ventitré di Giorgia Meloni. La premier versione Sméagol, accomodante, è quella che scorta l’europremier Ursula von der Leyen a Lampedusa (immagine incredibile dopo lustri trascorsi a gridare contro l’Unione europea) oppure sostiene il finto-leghista Giancarlo Giorgetti, ministro draghiano fino alla cima dei capelli nonché vero Coniglio Mannaro della Terza Repubblica, nel nuovo compromesso-capestro sul Patto di Stabilità. Per non parlare poi dell’atlantismo senza se e senza ma sulle guerre in Ucraina e in Medio Oriente.
E’ il realismo, bellezza, altro che fantasy. Compensato però dalla Meloni versione Gollum che fa la guerra ai poveri e ai lavoratori sfruttati (lo stop reddito di cittadinanza e al salario minimo), che va a Cutro costretta dall’emozione di un Paese per i 94 migranti morti e infine diserta (lei, premier donna autodefinitasi con orgoglio “underdog”) le iniziative per Giulia Cecchettin nel segno di una destra che non ripudia il modello patriarcale. Ma il sigillo di Giorgia Gollum è senza dubbio il ritorno della Casta al potere e che adesso vorrebbe pure il premierato per prendersi il 55 per cento dei seggi con neanche il 30 per cento dei voti.
A distanza di più di dieci anni dall’ultimo governo di destra (Berlusconi nel 2011), Meloni è a capo di una coalizione che in questo Ventitré ha accumulato uno scandalo dopo l’altro, e senza alcuna conseguenza: i quadri di Vittorio Sgarbi; le soffiate di Delmastro Delle Vedove; l’assoluzione paterna di La Russa al figlio Leonardo Apache sospettato di violenza; i guai di Santanchè; la fermata ferroviaria ad personam per Lollobrigida, ministro e Cognato d’Italia. Anzi, la reazione sinora è quella di chi vede i magistrati come un nemico pronto a colpire, per dirla con Guido Crosetto, ministro della Difesa. Un riflesso tipicamente berlusconiano. […}
E qui veniamo al secondo pilastro del melonismo di lotta e di governo: questa maggioranza al momento non ha alternative, né tecniche di unità nazionale, né di centrosinistra (o Campo largo che sia). Il terzo, infine è il suo carisma, un fattore che pesa eccome nella Terza Repubblica dei partiti personali. Meloni piace sempre tanto al suo elettorato e ha ancora una forte capacità attrattiva. Finanche la separazione dal compagno Andrea Giambruno, ha rafforzato la sua fama di donna diventata “uomo dell’anno”, per citare il surreale titolone di Libero del 29 dicembre scorso. Epperò, a lungo andare, la scissione interiore tra Giorgia Gollum e Giorgia Sméagol rischia di essere logorante e fatale. (segue link)
Citiamo alcune dichiarazioni di Gianluigi Paragone – fondatore di Italexit, ora dimissionario – su Giorgia Meloni e il suo esecutivo:
Un bilancio del governo di Giorgia Meloni?
Non è un governo che sta facendo cose molto dissimili da quello precedente. Vediamo ora rispetto al tema del Mes come si comporterà. Diciamo che sull’Europa si è mosso in maniera più critica [Dissento del tutto, Nota di Seyan]. Poi sul discorso Nato e America non c’è nessuna interruzione rispetto a quello che era accaduto con i governi precedenti, è una scelta precisa. Io sono stato uno dei pochissimi parlamentari a non aver votato mai l’invio delle armi in Ucraina, e per questo mi sono beccato del filo putiniano, del Novax… Tutti narravano che ci sarebbe stata la controffensiva e che la Russia si sarebbe piegata, cose che alla prova dei fatti dimostrano un’altra verità.
Che verità?
Che le sanzioni non hanno piegato minimamente la Russia, né il popolo russo si è rivoltato contro Vladimir Putin. Per i due terzi della popolazione quello che le sanzioni hanno tolto loro già non ce l’avevano prima. E poi la famosa controffensiva è stata più oggetto di narrazione che non di conquista militare sul campo. Questo non significa che Putin, come mi volevano mettere in bocca, avesse ragione o che la gravità dell’aggressione fosse relativa, ma bisogna iniziare a capire che la politica è fatta anche di letture un po’ più avanti rispetto all’ultimo miglio o al fatto in sé. Tra poco questo si capirà anche con il conflitto a Gaza. (segue link)
Com’è costretta ad ammettere financo La Stampa degli Elkann-Agnelli,
Ricordate quando veniva evocata l’Eroica Epica Tolkeniana di tenere l’«Imbarcazione Italia a galla e condurre la nave in porto, malgrado la tempesta»?
Questo filmato dimostra come il Potere dell’Anello sia assolutamente soverchiante nei confronti del Portatore dell’Anello:
I Fratelli d’Italia hanno ricreato il topos del Titanic, disattendendo tutte le promesse fatte in campagna elettorale, e mandando la nave “Italia” a schiantarsi a tutta velocità contro l’Iceberg USA-NATO-UE.
LA CADUCITÀ DEL POTERE DELL’ANELLO E ITALEXIT
A differenza del vincitore delle elezioni Olandesi, Geert Wilders, che vuole andare avanti con la Nexit, come abbiamo visto, Meloni e Fdi hanno seppellito l’Italexit.
Eppure questo sarebbe stato il momento ideale per liberarsi dall’Eurolager e dalla NaziUE.
Se quelli di Fratelli d’Italia perseguissero davvero il Bene dell’Italia, andrebbero fino in fondo con l’Italexit.
L’Italexit è davvero l’ultima spiaggia per salvare l’Italia. Perché?
Il think tank tedesco CEP nel 2019 rivelava che il nostro è il Paese che ci ha rimesso di più in termini di prosperità economica dall’introduzione della moneta unica con una perdita pro capite di 73mila euro in 20 anni. 4300 miliardi di euro, il doppio del debito pubblico italiano!
In parole povere, se la Necrosinistra Italiana non ci avesse infilato nell’Eurotrappola, oggi saremmo la Prima Potenza Industriale d’Europa.
Con la sovranità monetaria nazionale potremmo svalutare la moneta, acquistando competitività; dobbiamo invece massacrare i lavoratori dipendenti con la deflazione dei salari, essendo il nostro debito pubblico espresso in moneta straniera. Perché, appunto, l’euro è una moneta estera controllata da un ente privato qual è la BCE, che non funge neanche da prestatore di ultima istanza!
È una follia quella perseguita dalla massona contro-iniziatica C. Lagarde, che ha aumentato i tassi d’interesse in modo esponenziale per ovviare all’aumento dell’inflazione dovuta – attenzione! – non dall’aumento della domanda, ma da un fattore esogeno, l’aumento del costo dell’energia, a seguito dall’attentato ai Nord Stream effettuato su ordine del criminale genocida DEMente Joe Biden e alle “sanzioni” contro la Russia che hanno piegato noi, non certo la Russia!
Settembre 2022, l’allora Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi parla del conflitto in Ucraina all’assemblea dell’ONU, e con ostentata sicurezza afferma: “Kiev ha acquisito un vantaggio strategico importante” e “le sanzioni che abbiamo imposto a Mosca hanno avuto un… pic.twitter.com/s7LOe8EoQK
— Byoblu (@byoblu) December 8, 2023
Oggi acquistiamo l’inquinantissimo GNL americano al quintuplo di quanto pagato dalle aziende USA. Un’altra follia che porterà in pochi anni alla deindustrializzazione d’Europa e al de profundis per l’Italia.
Prendiamo il caso dell’Italia, strozzata dai debiti a causa degli interessi. Secondo il piano governativo 2024/2026, l’Italia nei prossimi anni dovrà pagare ai mercati circa 100 miliardi all’anno di soli interessi alla finanza nazionale ed estera. Circa 300 miliardi in tre anni. Il costo annuale degli interessi, giusto per dare un’idea dell’ordine di grandezza, è pari a circa il doppio della spesa pubblica totale per la scuola (52 miliardi) e circa quattro volte la manovra finanziaria di Giorgia Meloni (24 miliardi). Sono i contribuenti a pagare i 300 miliardi di interessi alle banche.
Peraltro i cittadini italiani si dissangueranno inutilmente perché il livello di debito pubblico, pari al 140% del PIL, rimarrà sostanzialmente inalterato nei tre anni. La Banca Centrale Europea di Christine Lagarde ha alzato i tassi di interesse sui prestiti e gli azionisti delle banche brindano a champagne l’aumento favoloso dei loro utili mentre gli Stati sono costretti a pagare interessi più elevati, a tagliare le pensioni e la sanità e a alzare le tasse. L’austerità è tutta qui. […]
Per contrastare l’inflazione, rilanciare i consumi e gli investimenti la sinistra potrebbe e dovrebbe proporre una semplice e giusta misura:l’aumento automatico dei salari rispetto ai prezzi. La sinistra dovrebbe lasciare gli zombi al loro destino e fare rinascere la cooperazione europea su basi completamente nuove, e non fondate sulla libertà dei capitali e sui mercati finanziari. Compito ovviamente difficilissimo, ma se non si inizia non si arriverà mai alla meta.(segue link, enfasi aggiunta)
Non è ultroneo rammentare che la scala mobile venne asfaltata nel luglio ’92 dal governo di “sinistra” guidato da Giuliano Amato. Nello stesso mese, gli enti pubblici economici vennero trasformati in società per azioni, al fine di permetterne la svendita (“le Privatizzazioni”) controllata dall’allora Direttore Generale del Tesoro, Mario Draghi.
Ma le Privatizzazioni ce le chiedeva l’Europa (sic!)…
Il sonno della ragione genera mostri e la UE ne ha generati a iosa.
Qualche giorno fa c’è stata un’altra fotografia inquietante: quella del Von der Leyen che interviene alla Conferenza della Difesa europea (vedi articolo in altra parte del giornale) affermando che le spese militari devono aumentare anche in tempi di recessione come questi, perché bisogna sostenere l’Ucraina a vincere la guerra la Russia e perché agli scenari di guerra la Ue deve prepararsi.
Nei mesi scorsi abbiamo visto l’algido volto della presidente delle BCE, Lagarde, annunciare misure strozza-famiglie e imprese con sistematici aumenti dei tassi di interesse in nome di una lotta all’inflazione che è l’ossessione costituente – e spesso fuorviante – della stessa banca centrale.
E poi c’è la foto del “socialista” Borrell, rappresentante della politica estera della Ue, che si è rivelato uno dei peggiori guerrafondai europei sull’Ucraina, più prudente – ed anche ipocrita – sul mattatoio scatenato da Israele a Gaza, ma platealmente suprematista nei confronti del resto mondo quando lo ha diviso in “un giardino (l’occidente) e la Jungla (tutti gli altri)”.
La galleria di foto della leadership e della politica europea è dunque un insieme di mostri che sprizzano istanze reazionarie, belliciste, suprematiste da tutti i pori. Se ne salvano – ma solo una parte – alcuni europarlamentari della sinistra europea. Altre e altri dello stesso gruppo sono dentro fino al collo alla logica eurocentrista. […]
L’accelerazione della crisi sistemica in economia e di quella di civiltà in politica, appena si è incrociata con i venti di guerra in Europa e nel Mediterraneo, non ha tardato a svelare la sua vera natura, mettendo in fila uno dietro l’altro tutti i protagonisti di una galleria degli orrori che da tempo intendono sostituire la democratura ad una democrazia svuotata da troppo tempo di capisaldi fondamentali, ma con la pretesa di rappresentare una supremazia politica e morale verso il resto del mondo. (segue link)
IL POTERE DELL’ANELLO E LE PROMESSE REBOANTI DELLA MELONI MAI MANTENUTE
Il Potere dell’Anello del Potere è esemplificato dal famoso aforisma di Giulio Andreotti, «il Potere logora chi non ce l’ha» o da «il Potere è il massimo afrodisiaco» di Henry Kissinger, il genio del Male finalmente defunto (e gli auguriamo di bruciare all’Inferno per l’Eternità)
E tanti saluti alla coerenza…
Ecco cosa affermava Giorgia Meloni quando era all’opposizione:
Una volta al governo, Meloni & Co. hanno aumentato le accise sulla benzina (sic!) annullando ogni bias cognitivo dissonante.
Giorgia Meloni mente (ex plurimis) affermando che non aveva promesso il taglio delle accise:
La leader di Fratelli d’Italia ha detto in una diretta social della serie Gli appunti di Giorgia di non aver promesso il taglio delle accise il campagna elettorale. “Gira un mio video del 2019“, ha detto Meloni riferendosi a un filmato in cui Meloni, facendo benzina, sottolineava la necessità di tagliare le accise. E ha aggiunto: “Sono ancora convinta che sarebbe ottima cosa tagliare le accise, ma non sfugge ai più che il mondo è cambiato rispetto al 2019 e stiamo affrontando una situazione emergenziale”. Nella diretta Meloni ha detto: “Io non ho promesso di tagliare le accise sulla benzina in questa campagna elettorale perché sapevo in che situazione mi sarei trovata”.
Tuttavia, il taglio delle accise è nero su bianco nel programma di Fratelli d’Italia. Basta andare al punto 17 del programma elettorale pubblicato per la campagna del 2022, Energia pulita, sicura e a costi sostenibili. Nel programma il partito di Meloni promette di impegnarsi per la “sterilizzazione delle entrate dello Stato da energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”.
E siccome nello stesso capitolo si parla di tassare gli extra-profitti delle imprese dell’energia, di istituire un tetto al prezzo del gas a livello europeo e di pensare ad aiuti specifici per imprese e famiglie, non si può negare che il quadro in cui si inserisce questa promessa del taglio delle accise sia quella di emergenza energetica che ora, secondo Meloni, spingerebbe alla prudenza. Oltre agli appunti, insomma, la presidente del Consiglio dovrebbe ripassare anche il suo programma elettorale.
Tempo fa, elevavano alti lai di protesta, i Meloniani, perché la Necrosinistra aumentava le tasse sulla casa ma…
…alla faccia della coerenza, ecco cosa fa oggi la Destra Ultraconservatrice e Reazionaria al potere. Torniamo alla famigerata “Riforma del Catasto”: sarà l’effetto dell’Anello del Potere o del Potere dell’Anello?
“L’approvazione della Riforma del Catasto determinerebbe un immediato aumento delle imposte, già gravose, sulla proprietà immobiliare”. E’ l’allarme che lanciano Carlo Caselli e Stefano Senzani, rispettivamente presidente e presidente vicario di Ape Confedilizia di Forlì-Cesena. “Abbiamo appena tirato un respiro di sollievo da quanto deciso dall’Unione Europea nella riunione notturna di giovedì scorso con il rinvio per l’approvazione della cosiddetta normativa “Case Green” al prossimo dicembre e con il suggerimento di non renderla obbligatoria o comunque di posticiparne l’entrata in vigore al 2050, che comunque Confedilizia auspica non avvenga né ora né mai -.
Ma con molta amarezza dobbiamo però prendere atto di avere un’altra “spada di Damocle” che incombe sulle nostre teste. La nota di aggiornamento del Def approvata dal Governo lo scorso 27 settembre per compiacere l’Europa ha riesumato la Riforma del Catasto in relazione alla quale si è molto dibattuto nel recente passato e con la viva opposizione di Confedilizia dato che la sua approvazione determinerebbe un immediato aumento delle imposte, già gravose, sulla proprietà immobiliare.
Allora è tutto chiaro: i fondi attendono il crollo dei prezzi per soffiarci la casa e ci saranno ulteriori tasse sulla casa che è l’obbiettivo dei poteri finanziari internazionali”.
“Dobbiamo alzarle perché ce lo chiede l’Europa? – si interroga Caselli -. C’è una insistenza nelle analisi formulate da Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, e Commissione Europea. (segue link, enfasi aggiunta)
Il Governo Meloni intende aumentare le tasse sulla casa, sia per i proprietari che per chi affitta.
Sulla “coerenza” della guerra alla Russia innescata dalla Wehrmacht-NATO fin dal 2014 e dal golpe di Euromaidan provocato dai NaziDEM Soros-Obama-Clinton-Nuland (cfr. J. Mearsheimer e J. Sachs) segue il question time di Patuanelli del M5S al Senato, con le risposte non coerenti e dissonanti con quanto affermato più volte da Giorgia Meloni, malgrado il fatto che la stragrande maggioranza degli Italiani voglia la fine dell’invio delle armi al regime nazigolpista del tossico e corrotto Zelensky.
L’8 febbraio 2022, due settimane prima dell’invasione dell’Ucraina, [Giorgia Meloni] dichiara: “Serve una pace secolare con la Russia, ma mi sembra che Biden usi la politica estera per coprire i problemi che ha in patria… L’Europa deve giocare un ruolo per la pace e avere una terzietà per l’Ucraina.
Sono contro le sanzioni non perché sono amica di Putin, che non ho mai visto, ma perché il nostro interesse non è spingere la Russia verso la Cina”. E anche dopo l’invasione conferma la sua contrarietà alle sanzioni. Poi, quando si avvicinano le elezioni e capisce che può vincerle, si rimangia tutto e si spalma sulla bandiera a stelle e strisce. Vedi mai che Usa e Ue decidano di terremotare anche il suo governo. (Marco Travaglio, “Scemi di guerra”, PaperFIRST)
Gli USA sono lo stato canaglia per eccellenza, il più grande pericolo per la pace e la stabilità mondiali. Non ci può essere sovranità in Italia se non ci si libererà anche del vincolo Atlantico oltre a quello unionista. https://t.co/pbesMqQQEf
— Gilberto Trombetta (@Gitro77) December 10, 2023
La stampa italiana è impegnata, ventiquattr’ore su ventiquattro, a ripetere questi mantra:
1) L’Italia è un paese piccolo e insignificante che necessita di un vincolo esterno per sopravvivere. Senza UE, Euro o Nato siamo nulla. Qualsiasi tentativo di difendere l’interesse…
— Matteo Brandi (@MattBrandiReal) December 26, 2023
UN’ALTRA PROMESSA ELETTORALE (EX PLURIMIS) MAI MANTENUTA DA MELONI & SOCI?
Quella del taglio delle pensioni d’oro.
Sono centomila i «super-pensionati» che costano al sistema ben 13 miliardi di euro all’anno. Mercoledì il sottosegretario al Welfare, Carlo Dell’Aringa, rispondendo in commissione Lavoro della Camera a un’interrogazione di Deborah Bergamini (Pdl), ha rispolverato l’albo delle «pensioni d’oro», riaprendo il file delle polemiche.
La pensione più alta erogata dall’Inps ammonta a 91 mila 337,18 euro lordi mensili. Corrisponde al profilo di Mauro Sentinelli, ex manager e ingegnere elettronico della Telecom, che percepisce qualcosa come 3.008 euro al giorno, cui si sommano ai gettoni di presenza che prende come membro del consiglio di amministrazione di Telecom e presidente del consiglio d’amministrazione di Enertel Servizi Srl.
Non poche medaglie al suo petto: è stato l’ideatore del «servizio prepagato Tim Card», una miniera di profitti per la sua azienda. Scorrendo la «top ten» previdenziale fornita dal sottosegretario, c’è un salto fra il primo e il secondo posto, che si «ferma» a 66.436,88 euro. Il titolare in questo caso non è noto, mentre al terzo posto con circa 51.781 euro, dovrebbe esserci Mauro Gambaro, ex direttore generale di Interbanca e di Inter Football Club, oggi advisor specializzato nel corporate finance e presidente del cda di Mittel management srl.
E in effetti sono ancora troppe le pensioni da migliaia e migliaia di euro al mese pagate in Italia che non hanno alcun nesso economico con i versamenti effettuati.
La deputata Giorgia Meloni (FdI) propone da tempo di fissare un tetto all’importo delle «pensioni d’oro», oltre il quale andare solo se nel tempo si sono pagati contributi che giustifichino tale importo. In questo modo si potrebbero risparmiare molti miliardi di euro.
Il ministro del Lavoro [pro tempore], Enrico Giovannini, ha già risposto alla sollecitazione appena assunto l’incarico, osservando che il tema è giusto ma che i governi che in passato hanno provato a intervenire, anche fissando un semplice contributo di solidarietà, si sono scontrati con la Corte Costituzionale e col principio dei diritti acquisiti. Si può cambiare la Costituzione? (segue link)
Quello del superpensionato d’oro Mario Cartasegna è il caso più eclatante:
Giorgia Meloni stigmatizzava il PD ed elevava alti lai di protesta per quella che lei stessa definiva “aberrazione”. Ora che avrebbe potuto porre rimedio alla situazione, cosa ha fatto? NADA! NIENTE!
Per porre fine a siffatte aberrazioni bisogna cambiare la Costituzione. Certo che si può – se si vuole – cambiare la Costituzione!
Ma una volta giunta al Governo, qualcuno ha mai sentito Giorgia Meloni tonitruonare e agire finalmente contro le inique pensioni d’oro? NESSUNO!
Eppure basterebbe, per legare le mani alla Corte Costituzionale sull’articolo 25 relativamente ai “diritti quesiti” in campo previdenziale, aggiungere semplicemente che la norma abbia vigenza (come a suo tempo previsto ma non esplicitato dai Padri Costituenti), esclusivamente ai fini penali, non certo previdenziali.
In verità, poiché il principio dell’irretroattività delle leggi, pur costituendo un fondamentale valore di civiltà e principio generale dell’ordinamento, non è stato elevato a dignità costituzionale (se si accentua la previsione dell’art. 25 Cost. limitatamente all’irretroattività della legge penale incriminatrice), può essere derogato. (Paolo Rosa, “In previdenza i diritti quesiti non esistono, esistono solo aspettative di diritto più o meno legittime”)
Già, dimenticavamo che i Meloniani puntano ad una totale riforma costituzionale per avere il «Pieno Potere», che verrà nettamente bocciato nel Referendum Costituzionale successivo, come già avvenuto per la Schiforma Costituzionale Boschi-Renzi.
Eppure basterebbe una semplicissima modifica dell’art.25 Cost. per tagliare le immeritate pensioni milionarie totalmente retributive, al fine di avere decine di miliardi di euro a disposizione per welfare e investimenti…
In compenso, il Governo Meloni decide sostanziosi tagli alle pensioni (non certo d’oro) di alcune categorie di dipendenti pubblici, tra cui medici e veterinari, scatenando la rabbia di chi porta avanti il carrozzone della sanità pubblica, malgrado i quaranta miliardi di tagli operati dal 2011 da Monti-PD-Draghi e ora dalla Destra.
Il sistema pensionistico italiano è paradossale!
Il risultato sul fronte dei bilanci pensionistici è paradossale: lavoratori poveri che hanno una “vita pensionistica” più breve rispetto all’aspettativa media di vita che determina il rateo pensionistico sui propri contributi versati, finanziano di fatto in parte le pensioni dei ricchi, che vivono più a lungo. (segue link)
Abbiamo, grazie alla Deforma Fornero, il sistema pensionistico più aberrante d’Europa.
Eliana Como attacca Elsa Fornero: “Lei non ha la minima idea della condizione di chi lavora!”. D’altronde, la Fornero è percettrice di pensioni quasi d’oro se non d’oro.
L’attuale Ultradestra è arrivata al Governo anche grazie all’ennesima promessa elettorale non mantenuta: dare il colpo di grazia alla Schiforma Fornero, una riforma voluta dalla Cabala Mondiale neocon e neoliberista.
Per quanto riguarda la riforma pensionistica che era stata promessa in campagna elettorale dal centrodestra, nel testo originario della legge di bilancio non c’è traccia. Anzi, la flessibilità in uscita è stata disincentivata e il progetto salviniano di Quota 41 è stato rinviato a data da destinarsi. La stretta sulle pensioni varata dal centrodestra rende quasi impossibile aggirare la legge Fornero. (lastampa.it)
Addirittura assistiamo oggi ad una reformatio in pejus, con i lavoratori dipendenti ulteriormente massacrati, dopo esserlo stati con la Necrosinistra PD, anche dall’Ultradestra al governo, a tutto vantaggio del Capitalismo Cannibale dei Soroi, dei Fondi Avvoltoio BlackRock-Vanguard-StateStreet, degli industriali negrieri, degli evasori fiscali.
Dulcis in fundo, grazie ai “Patrioti” Evoliani e Tolkeniani, gli sbarchi degli immigrati irregolari (che loro definivano clandestini) sono triplicati rispetto a quando governavano quelli che loro definivano i colpevoli della “Sostituzione Etnica”.
Repetita juvant: Tra i (Post)Fascisti nipotini del MSI e i sedicenti (Anti)Fascisti in giacca e cravatta dei nipotini del PCI, non v’è oggi differenza alcuna.
I “Patrioti” Tolkeniani sono altrettanto aporafobici della Necrosinistra PD – i Democrats sono notoriamente lo zerbino dei negrieri industriali e dei rentiers radical chic – e, infatti, i “Patrioti” ad Atreju accolgono il simbolo del Capitalismo Cannibale par excellence (escluso Soros): Elon Musk!
Poi però, a rinverdire la figura del padrone a tutto tondo, è arrivato Elon Musk, che sotto la patina incantatrice della tecnologia reinterpreta, con vigore quasi ossessivo, la figura padronale classica: decido tutto io, niente sindacati in azienda, il licenziamento come pratica ordinaria, tutti al servizio dell’azienda e l’azienda al servizio solo di se stessa (il capitale come solo vero motore del mondo, così come lo raccontava Karl Marx).
È da considerarsi un atto chiarificatore il suo arrivo in pompa magna alla festa di Fratelli d’Italia. La destra sta con i padroni, da che mondo è mondo, e nessuno meglio di Musk, oggi, incarna quella figura.
Musk è l’uomo più ricco del mondo. Può permettersi di stabilire da solo ciò che un tempo stabilivano gli Stati (la conquista dello spazio, per esempio).
L’annosa disputa su “cos’è la destra, cos’è la sinistra” trova, grazie alla sua presenza a Roma, una risposta chiarificatrice: la destra è quella che invita e applaude l’uomo più ricco del mondo. Alla faccia del populismo, l’applauso va ai miliardi. (segue link, enfasi aggiunta)
Tra Necrosinistra Ultraliberista e Destra Ultrareazionaria trovare differenze sostanziali è come cercare di intravvedere un atomo con un microscopio da bambini.
— Diego Fusaro (@DiegoFusaro) December 9, 2023
Condivisibile (solo stavolta) l’esegesi di Massimo Giannini – l’ex direttore giubilato de La Stampa – sui Fratelli&Sorelle&Cognati d’Italia: l’unica vera opposizione in Italia, paradossalmente, è oggi Matteo Salvini!
APORIA E IL POTERE DELL’ANELLO
Le sortite comunicative del governo Meloni e del suo entourage non sono tutte riconducibili allo stesso calderone. Le provocazioni della Meloni sull’eccidio delle Fosse Ardeatine e di La Russa sull’attentato di Via Rasella sono del tutto organiche al repertorio fascio-nostalgico ed alle sue esigenze recriminatorie. […]
Il sistema di potere fascista è stato infatti in gran parte metabolizzato e riciclato dall’antifascismo, ed anche le burocrazie fasciste si sono travasate in blocco nel regime cosiddetto “democratico” e nella NATO, a cominciare dall’OVRA, che fornì il personale ai servizi segreti della Repubblica “antifascista”.
La vera e grande frustrazione che i fascio-nostalgici devono mascherare con il continuo stillicidio di recriminazioni e provocazioni anticomuniste, riguarda invece il 25 luglio, l’afflosciamento del regime fascista, cioè il fatto che il Duce sia stato liquidato politicamente da altri fascisti, ma anche da se stesso, oltre che dal re. […]
L’esigenza di sottomettersi ai voleri degli USA ed alla disciplina della NATO, può spiegare l’obbedienza, ma non gli attuali eccessi meloniani della propaganda anti-russa e filo-ucraina, tanto più che per respingere le querule istanze di Giuseppe Conte basterebbe ricorrere al banale dato di fatto, e cioè che se c’è oggi qualcuno che non ha alcun interesse ad un negoziato è proprio la Russia, che si è presa i territori che doveva prendersi. Non c’è bisogno di essere strateghi militari per capire che ora i Russi stanno solo difendendo i loro nuovi confini contro attacchi velleitari; e, dato che nessuna difesa può essere del tutto passiva, vengono ovviamente compiute anche delle incursioni per interrompere le linee di rifornimento ucraine.
Neanche il regime ucraino potrebbe permettersi una fine delle ostilità, poiché quel sistema è ormai collassato e vive esclusivamente dei finanziamenti statunitensi ed europei, che cesserebbero in caso di pace.
La cosiddetta “ricostruzione dell’Ucraina” è chiaramente un bluff, visto che i vari Goldman Sachs e Blackrock potrebbero comprarsi a prezzi stracciati quel che resta dell’Ucraina e farne quello che vogliono. Per salvarsi dalla miseria e dalla predazione, l’Ucraina può solo chiudere con l’esperienza unitaria, poiché esclusivamente attraverso una spartizione tra vari Stati, ognuno di essi potrebbe sostenere l’onere della ricostruzione dei singoli territori. […]
Stando così le cose, la Meloni potrebbe benissimo continuare ad obbedire a Washington, tenendo però un basso profilo comunicativo per non bruciarsi i rapporti futuri con la Russia e per non irritare la base elettorale.
Tanto a fare il lavoro sporco della propaganda ci possono pensare Mentana ed il “Corriere della Sera” , i quali, dicendo che Putin è fascista lo rendono pure più simpatico ai fascio-nostalgici. Il problema è che l’oligarchia italiana non è solo servile, ma usa anche il servilismo come paravento e alibi per dissimulare i propri interessi ed i propri affari. L’oligarchia nostrana per decenni ha dissimulato la propria avarizia scaricandone la colpa sulla Germania; ed oggi il nostro lobbying delle armi può nascondersi dietro la fedeltà alla NATO. (Comidad) [enfasi aggiunta]
Il Problema dei Problemi è che nel Parlamento Italiano non esiste più alcun vero Partito di Sinistra, ma solo rappresentanti della Destra becera e antioperaista, tutti organici e collaterali all’Impero Nazista Amerikano e al Fascio-atlantismo.
L’unico che non soggiaccia a siffatta definizione è il Movimento 5 Stelle, essendo però un partito erratico e ondivago e, peraltro, denegante ogni classificazione.
Aporia dell’assenza di differenza tra (Post)Fascisti e (Anti)Fascisti
CITIAMO LA (ORMAI EX) SOVRANISTA E (ALTRETTANTO EX) CRITICA DELL’ATLANTISMO, GIORGIA MELONI
Sembra preistoria quando la Meloni criticava (rettamente) la Wehrmacht-NATO e le scelte “atlantiste” del governo pro tempore…
Citiamo Giorgia Meloni : «Purtroppo le nazioni europee sono ormai governate da piccoli politici attenti solo a rispettare i compiti dati loro dai burocrati europei e a non tutelare il proprio interesse nazionale (sic!)». Bel salto della quaglia ora che è Presidente del Consiglio…
Quando scrivevo “La Meloni che si è rimangiata tutte le critiche del passato alla Nato, ora si prostra a Biden” (Meloni ci svende al G7, del 19 maggio scorso) e “La premier all’estero conta poco, perché isolata dal blocco europeo di Scholz e Macron, e sdraiata su Biden che però neppure la invita a Washington” (La bella statuina del G7, del giorno successivo), non si era ancora vista la foto della nostra premier mano nella mano col presidente americano e lo sguardo rapito.
Una foto che più di mille discorsi conferma la completa giravolta di chi alle ultime elezioni Usa tifava per Trump, di cui condivideva insieme a Salvini lo slogan “Prima gli americani”, trasformato in salsa sovranista “Prima gli italiani”. Certo, la guerra in Ucraina ha costretto anche Giorgia a gettare la maschera, e lei che un tempo era contrarissima alle sanzioni a Mosca adesso parla di sostegno illimitato a Kiev.
Ma non è l’ennesima incoerenza della Meloni, per non parlare di tradimento, a essere gravissima, quanto il baratro nel quale ci sta ficcando in cambio di quattro moine di Biden e, chissà, un po’ di tregua sui mercati finanziari e protezione dell’intelligence statunitense.
Fatto sta che alimentando la guerra, l’Italia sta contribuendo a fare gli interessi Usa e non quelli europei, mentre tagliando i ponti con la Cina (il segnale sarà il rinnovo degli accordi per la via della seta) rinunceremo a un assetto geopolitico multilaterale, per restare ancorati a una visione antica del mondo, a guida esclusivamente americana. Così avrà vinto il sovranismo. Ma quello di altri. (segue link)
Ha gioco facile la Destra Sociale di Alemanno, prendendo le distanze da Meloni in versione Alberto Sordi, “Giorgia l’Americana a Roma”.
Se la Meloni fa ‘l’americana’, noi facciamo la Destra Sociale. Questo in sostanza il messaggio uscito dalla due giorni di Orvieto, ’Un Movimento per l’Italia – Forum per l’indipendenza italiana’, che si è conclusa ieri, organizzata da Gianni Alemanno.
Convention della Destra sociale ma con la presenza fra i relatori di personalità come Franco Cardini e Diego Fusaro, gli europarlamentari della Lega Antonio Rinaldi e Marco Zanni, l’ex parlamentare della Lega e co-fondatore del Family Day Simone Pillon. […]
Molta disapprovazione per l’appiattimento della Meloni sulla politica Usa, a cominciare dalla guerra in Ucraina. Il mondo è diventato ormai multipolare, è uno dei messaggi lanciati da Orvieto, e l’egemonia americana è finita. Non volerlo capire significa non fare gli interessi nazionali. L’Italia avrebbe dovuto ritagliarsi il ruolo di mediatore di pace e non fare la prima della classe negli aiuti a Zelensky, è la linea emersa dai vari interventi.
E le critiche proseguono: la Meloni ha chiesto i voti in nome della sovranità nazionale, ma quello che fa, visto il raddoppio degli sbarchi, non significa difendere l’integrità dell’Italia, che è ormai sottoposta a un’invasione. Lo stesso vale per la sudditanza alle organizzazioni internazionali ed ai gruppi dominanti. Fratelli d’Italia si sta spostando pericolosamente dalle originarie posizioni di destra sociale e identitaria in destra liberale e conservatrice. (segue link)
Ho rifatto Love Actually con il Presidente Meloni. Buon Natale ❤️ -ft. @Aqtrofficial pic.twitter.com/eU8QZldpmT
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) December 24, 2023
I CAMBI DI CASACCA DI GIORGIA MELONI
Da indefessa e incrollabile anti-atlantista attualmente Giorgia Meloni vorrebbe far addestrare le FF.AA. della criminale junta nazista zelenskyana qui in Italia: proprio colei che soloneggiava sulla fallimentare politica estera di Barack Obama (sic!).
Adesso va mano nella mano con DEMentia Joe Biden che di Obama era il vice.
Giorgia Meloni, nella sua brama di potere, non solo ha disatteso TUTTE le promesse elettorali, ma ha tradito qualsiasi dichiarazione che avesse fatto fino al momento di diventare (con il voto di una minoranza del Paese) Presidente del Consiglio.
L’APORIA INELIMINABILE DELL’ASSENZA DI DIVERSITÀ TRA I (POST)FASCISTI E GLI (ANTI)FASCISTI
Certo che, se l’avversaria di Giorgia Maloni rimane Calvin Schlein, è come se Magnus Carlsen giocasse a scacchi in partita Rapid o Blitz con Zelensky subito dopo che quest’ultimo si è sparato su per il naso l’ennesima pista della giornata…
Non va obliato che PD e Boniniani permettono dallo scorso anno alle formazioni ukronazi di esternarsi pubblicamente, effettuando addirittura l’ostensione dei simboli nazisti del Battaglione Azov nella sacralità violata della Democratica Festa della Liberazione dal Nazifascismo del 25 Aprile.
Osteggiati da chi ha urlato, fieramente e coraggiosamente antifascista: «Fuori i fascisti dal 25 Aprile!», sia lo scorso anno che quest’anno.
Continuando a ragliare da finto (Anti)Fascista e (Vero)Fascista del XXI secolo, il Partito Democratico regala il Paese e l’Europa alle Forze del Caos e del Male, capitanate dai NaziDEM bideno-sorosiani.
Al riguardo il sempre caustico e icastico Marco Travaglio:
Peggio del governo Meloni che fa cassa sui poveri ci sono solo il Pd e le sue proiezioni editorial-giornalistiche, che difendono il Reddito di cittadinanza e il salario minimo solo perché il governo Meloni non li vuole. Ma fino all’altroieri li attaccavano solo perché erano bandiere “grilline”. Nel 2018-’19 il Conte-1 varò il Rdc coi voti favorevoli di M5S e Lega e quelli contrari di FI, di FdI e pure del Pd, che lo osteggiava con gli stessi argomenti oggi usati da Meloni&C. senza neppure pagare i diritti Siae.
Zingaretti tuonava contro “la pagliacciata del Reddito di cittadinanza che nessuno sa cos’è”. Boccia lo definiva “una grande sciocchezza che aumenterà solo il lavoro nero. Il tema vero è come creare lavoro”. E la Camusso: “No al Reddito di cittadinanza! Quelle risorse vengano usate per trovare lavoro”. Oggi i destronzi hanno buon gioco a rinfacciare al Pd di aver detto prima di loro le stesse cose. E la risposta non può essere che allora comandava Renzi e ora c’è la Schlein: perché Renzi la guerra ai poveri la faceva allora come oggi; e soprattutto perché Zinga, Boccia e Camusso ora stanno con la Schlein.
Basterebbero tre paroline: “Ci siamo sbagliati”. Che andrebbero stampate a caratteri di scatola su Repubblica, che all’epoca dipingeva il Conte-1 – il governo che più ha dato ai bisognosi in trent’anni – come una robaccia di estrema destra. Rep titolava: “Un terzo degli italiani guadagna quanto il Rdc”, che dunque andava abbassato per non far concorrenza reale ai salari da fame. E l’Espresso di Damilano: “Per gli elettori del Pd il Rdc è peggio del condono fiscale”.
Ancora il 20 luglio 2022, quando Draghi attaccò i 5Stelle sul Rdc in Senato, il Pd gli votò la fiducia da solo e Rep lo santificò. Facevano così su tutto. La blocca-prescrizione Rep la chiedeva da un quarto di secolo, ma siccome la fece Bonafede diventò un obbrobrio che “calpesta i fondamenti di uno Stato di diritto”, “giustizialismo”, “barbarie”, “Inquisizione” (Cappellini, noto giureconsulto).
Il Recovery quando lo lanciò Conte era una ciofeca: “È isolato in Europa”, “Non lo otterrà mai”, “Meglio i 36 miliardi del Mes”. Poi ne arrivarono 209 e tutti fischiettavano. Ora accusano Conte di non aver battuto i pugni sul tavolo per ottenere meno soldi. Il salario minimo, siccome lo proponeva il M5S e non piaceva ai sindacati, era odiato dal Pd e da Rep: grandi peana al Pnrr di Draghi che l’aveva levato dal Pnrr di Conte. Ora tifano salario minimo e rintuzzano ogni giorno gli argomenti contrari del governo, che però sono gli stessi che usavano loro.
La Meloni non deve inventarsi nulla: le basta copiare gli avversari. Che, come diceva Lenin dei capitalisti, le hanno venduto la corda a cui impiccarli. Anzi, gliel’hanno regalata. (“Ambidestri”, Marco Travaglio, Editoriale del 2 agosto 2023 sul Fatto Quotidiano)
Grazie alle due Destre Necroliberiste (PD da una parte, FdI-FI-Lega dall’altra) la povertà è esplosa esponenzialmente, in Italia.
L’Italia è al 34° posto su 39 Paesi nella classifica della povertà monetaria dei bambini nei Paesi ricchi. Più di 1 bambino su 4 (25,5%) vive in condizioni di povertà relativa legata al reddito (media tra il 2019 e il 2021). Tra il 2015 e il 2021, l’Italia ha ridotto la percentuale di bambini che vivono in condizioni di grave privazione materiale dal 15,8% al 7,1%.
Le cattive condizioni abitative rimangono un problema e riguardano il 18,1% dei bambini. Nel 2021, se non ci fossero stati trasferimenti monetari, la povertà minorile in Italia avrebbe raggiunto il 35,9%; le prestazioni in denaro per i bambini hanno portato al di sopra della soglia di povertà quasi il 30% dei bambini che sarebbero stati sotto la soglia di povertà senza i trasferimenti. (redattoresociale.it)
Questi dati non tengono ovviamente conto del fatto che la Destra Reazionaria attualmente al governo ha abolito il Reddito di Cittadinanza.
Presto l’Italia scivolerà all’ultimissimo posto nella classifica della povertà monetaria dei bambini nei Paesi ricchi.
Grazie a Fdi e PD siamo entrati a far parte del Terzo (o Quarto) Mondo!
L’ARROGANZA DEL POTERE
L’Arroganza del potere si evince anche dalla vicenda del ministro Lollobrigida che fa fermare un treno in ritardo in una stazione non prevista, aumentando così il disagio dei passeggeri del treno.
Ancora Crozza.
A ruota Fazio-Littizzetto.
Segue un pezzo altrettanto satirico del Fatto, a firma Pierfranco Pellizzetti,
Da un annetto imperversa sugli schermi di tutta Italia il revival romanesco della celebre serie “la famiglia Addams”: la versione Meloni-Addams, che del plot originale riesce brillantemente a mantenere l’impareggiabile blend di orripilante e ridanciano.
Certamente l’effetto deve molto alla sensazionale interpretazione di uno zio Fester cappelluto del cognato per eccellenza: il buffo naturale Francesco Lollobrigida, che inanella gag strepitose nella loro involontarietà – dalla smentita dell’accusa di razzismo confessando candidamente di “essere ignorante”, all’autodifesa nell’aver fermato un treno per i comodacci suoi, nella pura logica del “lei non sa chi sono io”, scomodando niente di meno che Wolfango Amedeo Crisostomo Mozart (lui credeva si trattasse dell’incarto di tipici cioccolatini austriaci a palla): “così fan tutti” – tanto da risultare una star comica della serie.
A cui – purtroppo – è venuta meno la presenza del playboy vanesio Gomez, interpretata magistralmente dal boyfriend della capafamiglia Ciuffettone Giambruno, cacciato di casa per aver recitato la stessa parte del seduttore maldestro anche nella vita privata; tanto da essere incappato nelle furie della girl friend puffetta mannara. Che lo ha sbranato, ciuffetto compreso. E ormai se ne sono perse le tracce.
Mentre la suddetta capafamiglia Giorgia si è riservata ben due parti in commedia, proprio per mettere a frutto iconicamente la sua taglia minima: la coppia di adorabili fratellini che assicurano alla serie una ventata di spensieratezza e bontà: la piccola sadica Mercoledì, impegnata a tagliare risorse ai poveracci abolendo il Reddito di Cittadinanza, e il pestifero Pugsley, specializzato nella costruzione di ghigliottine giocattolo, eccellenti per decapitare – a scelta – rompiballe critici quali Elly Schlein, Giuseppe Conte e perfino Matteo Salvini.
O magari quella criticona di Lilli Gruber, che – sotto il turbamento dell’ennesimo femminicidio – aveva attribuito tendenze patriarcali alla Giorgia. Tanto da farle replicare a botta calda che lei non si sentiva toccata dall’addebito essendo cresciuta in un ambiente matriarcale. Quando risulterebbe evidente a qualsivoglia apprendista psicologo che è proprio la sua biografia, con tutti gli intuibili traumi connessi, ad affiggerla con la sindrome della nostalgia da patriarcato. Diagnosticata dalla Gruber.
Sicché, proprio in un incontenibile afflato di puro familismo affettivo, Giorgia ha ceduto il ruolo di Morticia Addams alla sorella Arianna Meloni. Di per sé triste, pallida e smunta già a causa dell’insopportabile peso rappresentato da un coniuge slapstick (comico da film muto, torte in faccia e cadute ridicole) del tipo Lollo-Fester.
Invece è stato molto apprezzato, sia dal pubblico (della curva destrorsa) che della critica (da regime), Italo Bocchino nell’interpretazione del maggiordomo Lurch; ovviando alla mancanza di fisicità alla Frankenstein del personaggio con un guardaroba da damerino. Oltre all’accorrere al grido di “Chiamatoo” ogni volta che c’è da arrampicarsi sugli specchi per replicare a qualche critica rivolta alla premier.
Sempre con quella fissità dello sguardo di chi ripete la canzoncina come un organetto di Barberia, riproducendo in maniera quasi perfetta l’occhio vitreo dell’originale. Va detto che il Bocchino, riciclato dopo un passato da megafono del fu Gianfranco Fini, è stato scelto nel ruolo di domestico guardaspalle dopo un serrato ballottaggio con il più monumentale Mario Sechi; che venne scartato per la troppa somiglianza con un altro personaggio della fiction, la cui parte risultava assegnata in partenza al ministro e cognato Lollobrigida per naturale affinità intellettuale.
Che il nuovo interprete vorrebbe ulteriormente incrementare riuscendo – come il vecchio modello – ad accendere lampadine tenendole in bocca grazie alla corrente di scempiaggini che emette discettando sui poveri che mangiano più e meglio dei ricchi. Si vocifera che questa star potrebbe essere invitata a portare il suo personaggio in giro per l’Europa grazie a un one-man-show messo in scena sul palcoscenico dell’Unione europea.
LA HYBRIS DEL POTERE
“È senza dubbio un dato preoccupante l’insofferenza al sistema dei controlli che sta mostrando l’attuale maggioranza. Come dimostra anche la reazione dell’Europa. Non vorrei che l’euforia per aver vinto le elezioni facesse dimenticare che, in uno Stato di diritto, il potere si esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalle leggi e in primo luogo dalla Costituzione”. Gaetano Azzariti legge Repubblica e non ha dubbi: “Il governo sta esagerando”.
Dall’Europa è giunto un messaggio chiaro, che ha irritato il governo, perché, dopo l’altolà per decreto alla Corte dei conti, l’Italia diventa una “osservata speciale” come l’Ungheria di Orban.
“Mi sembra evidente che l’Europa si stia molto preoccupando, più che delle specifiche modalità, dell’affievolirsi del potere di controllo di istituzioni indipendenti che finora hanno messo in evidenza i ritardi nell’utilizzo dei fondi del Next Generetion EU”. […]Romano Prodi ha parlato di “autoritarismo”.
“Io parlerei di “hybris”. La sindrome di chi prende il potere, magari per la prima volta, e lo esercita, come dicevano i greci, con tracotanza, prepotenza, superbia”.E silenziando pure l’informazione pubblica mettendoci solo gli amici.
“Sì, tra le tante accezioni di “hybris” c’è anche quella dell’insofferenza per gli altri e dell’amore cieco per i propri simili”. (segue link)
La hybris del Potere di Meloni e Fratelli d’Italia, con l’insofferenza palesata a domande scomode (i giornalisti dovrebbero sempre fare domande scomode) e ai question time, dà la plastica dimostrazione di come l’Ultradestra non abbia capito cosa è davvero una Democrazia Parlamentare.
Non dimentichiamo che FdI ha avuto il 26% circa dei voti espressi, ma che al voto si sono presentati poco più del 60% degli aventi diritto. Ergo, a votare per Meloni è stato il 17% degli Italiani, una netta minoranza.
Malgrado ciò, Giorgia Meloni si comporta come se fosse Regina per Diritto Divino, al pari di Aragorn nel Signore degli Anelli. Il Verbo proviene solo da lei!
Per sapere, invece, quanto conti fesserie la Meloni non bisogna attendere. Basta la sciocchezza che ha detto ieri sugli istituti di credito felici di guadagnare finanziando il Superbonus. Strano, però, che le banche abbiano respinto migliaia di richieste e bloccato per mesi la ricezione delle domande. Pensate che stupida: c’era da fare più soldi e si sono rifiutate. Ma per fortuna poi ci ha pensato Giorgia a farle guadagnare sul serio, cancellando la tassa sugli extraprofitti. E questo spiega meglio di ogni cosa perché la premier può contraddirsi su tutto, ma il sistema dei soliti noti per ora se la tiene stretta. (lanotiziagiornale.it)
Nel silenzio generale, nella distrazione di un’opinione pubblica giustamente angosciata per le due guerre in corso e per l’incertezza economica sul futuro, il governo sta procedendo alla sua riforma costituzionale. Che non è, attenzione, la riforma Casellati sull’elezione diretta del premier, la quale chissà se vedrà mai la luce (non esiste praticamente un solo costituzionalista in Italia che non l’abbia già impallinata). La vera riforma costituzionale è già stata fatta, seppur senza proclami e surrettiziamente: è l’abolizione di quel poco di Parlamento rimasto e l’instaurazione della Repubblica presidenziale di palazzo Chigi.
Riforma di un solo articolo: decide tutto Giorgia Meloni e tanti saluti. Meloni “Wonder woman” che ieri, facendo la ruota allo specchio come i pavoni, si è paragonata a Mario Draghi e l’ha trovato inutile, uno che si faceva le foto con i leader e “non portava a casa niente”. Una spirale di onnipotenza celebrata dai giornali della destra e dal Tg unico Rai-Mediaset (con la solitaria eccezione del Tg3), mentre i parlamentari di Fratelli d’Italia cantano tutti in coro “meno male che Giorgia c’è”. Ma sull’attacco a Draghi ci torneremo tra poco.
Di questa riforma presidenzialista “de facto” si stanno vedendo i frutti in questi giorni in cui le Camere, ridotte a camerette, sono (anzi dovrebbero) essere impegnate nell’esame della legge più importante dell’anno, quella di Bilancio. Il provvedimento che stabilisce il dare e l’avere, che decide gli investimenti, i tagli, il sociale, le pensioni, le tasse, la sanità, le grandi e piccole opere, la scuola. Tutto, insomma.
Con una chiarezza al limite della brutalità, il neo presidente della Corte costituzionale, Augusto Barbera, ha detto ieri quel che il capo dello Stato si è sforzato in questi mesi di far capire al governo, seppure sottovoce: “I maxi emendamenti sono obbrobriosi”. Ha detto proprio così: obbrobriosi. Scritti mettendo insieme “progettini” che i parlamentari “non riescono a conoscere perché sono presentati all’ultimo minuto”. Ora, è pur vero che quella dei maxi emendamenti e dell’eccesso di voti di fiducia e decreti legge è una pratica a cui hanno volentieri fatto ricorso tutti i governi, anche quelli tecnici o di centrosinistra.
Ma con questo governo di destra-centro una prassi deplorevole è diventata regola generale, senza eccezioni. Arrivando al punto che la Camera dei deputati, nel silenzio del suo presidente (che pure, da leghista, potrebbe una volta tanto non intrupparsi nel coro “meno male che Giorgia c’è”), esaminerà in prima lettura la Finanziaria tra Natale e Capodanno, probabilmente il 29 dicembre, a poche ore dall’esercizio provvisorio. Una prepotenza mai vista, letteralmente, nella storia parlamentare italiana. (segue link)
Ha ragione da vendere il politologo Marco Revelli:
Per queste destre la stampa è libera solo se compiacente e quando non lo è, partono querele. Come giudica questo atteggiamento?
“Anche questo appartiene a un universo mentale totalmente estraneo alla dialettica politica democratica. Per quest’ultima chi ha l’onore di ricoprire posti di potere, ha anche l’onere di esporsi alle critiche. In altre parole fa parte del gioco e delle caratteristiche della professione di presidente del Consiglio, ministro o parlamentare. Non solo è giusto ma è doveroso che il loro operato sia oggetto di valutazione e critica.
Tuttavia questo governo ha dimostrato in più occasioni la propria insofferenza di fronte alla critica, dando vita a un mondo al contrario in cui si può criticare il poveraccio ma non si può proferire parola su un uomo o una donna di potere, un po’ come se la loro carica funzionasse da scudo con una sorta di cupola di piombo che impedisce la vista e la critica a chi sta fuori. Siamo davanti a qualcosa di estremamente preoccupante perché è una distorsione grave del rapporto democratico”.
Già, forse Giorgia Meloni ritiene di aver instaurato un Nuovo Feudalesimo, in cui il Sovrano Assoluto (cioè lei) è, assieme ai suoi Famigli, insindacabile e ingiudicabile.
Nel frattempo, assistiamo a siffatti episodi:
LA DEBOLEZZA DEL POTERE
La totale acquiescenza del premier Meloni sia alle esigenza imperialiste degli USA a guida neocon (Soros-DEM-RINO), sia a quelle della UE guidata dal peggior presidente della Commissione Europea von der Leyen, sia al braccio armato americano, la NATO fa evincere l’estrema debolezza dell’attuale esecutivo.
Ben lungi dall’iniziare ad operare la benché minima trasformazione del Paese, ella continua nella strada avviata dalla necrosinistra agglutinata attorno al PD e dal Gauleiter del necroliberismo Mario Draghi.
In trent’anni di necroliberismo, abbiamo i salari più bassi d’Europa:
L’Italia continua ad avere un tasso di occupazione molto al di sotto della media Ocse: 61 per cento rispetto al 69,9 per cento. […]
A un tasso di occupazione più basso si aggiunge una riduzione dei salari reali dovuta all’inflazione più forte che nelle principali economie Ocse: alla fine del 2022, i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre del 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%.
Se si considera che, secondo il Global Wage Report dell’Ilo dello scorso anno, i salari in Italia negli ultimi trent’anni erano diminuiti in valore reale di circa il 12 per cento si comprende bene come mai una quota crescente di lavoratori e famiglie di lavoratori faccia fatica a soddisfare i propri bisogni fondamentali.
L’inflazione, infatti, colpisce più duramente chi ha un reddito modesto o scarso, perché sono pochi i margini di flessibilità, le rinunce che si possono fare senza intaccare la salute propria e dei propri cari, quando si fa fatica a fare fronte alle spese essenziali: cibo, abitazione, utenze domestiche, Il rischio è che si allarghino i divari sociali. […]
A fronte del fenomeno dei lavoratori poveri e delle famiglie di lavoratori che faticano sempre più a soddisfare i propri bisogni, il governo da un lato si oppone all’introduzione di un salario minimo legale che, pur non essendo una panacea, costituirebbe un freno al proliferare di contratti più o meno “pirata” con compensi al di sotto della decenza; dall’altro lato ha fortemente ridotto il sostegno a chi si trova in povertà in nome del principio che tutti gli adulti abili devono lavorare, anche se il lavoro non c’è, o non offre un compenso decente. (segue link)
L’Irpef viene pagata quasi esclusivamente dai lavoratori dipendenti, in particolare da quelli che percepiscono uno stipendio lordo annuale superiore (anche se di poco) ai 35.000 euro che, si badi bene, sarebbero considerati semi-poveri dal resto d’Europa, considerando che la media degli stipendi nell’area OCSE è di 45.000 auro annui.
Lo denuncia da anni Itinerari Previdenziali di Alberto Brambilla:
Citiamo il Corriere della Sera.
Secondo Itinerari Previdenziali questa misura accentuerà ulteriormente il divario tra dipendenti e autonomi. Con una soglia fatidica di 35 mila euro lordi. Chi ha un contratto dipendente oltre questa soglia si carica la spesa sociale quasi per intero sulle spalle. Scrive il rapporto appena presentato alla Camera dei Deputati che «il nostro Paese che è al primo posto nella classifica per evasione fiscale basa tutte le politiche sociali sui redditi lordi dichiarati e, per quanto riguarda gli indici di povertà assoluta e relativa, sulle dichiarazioni relative alla spesa settimanale e mensile di un piccolo gruppo di individui e famiglie selezionate dall’Istat.
Dunque «in base all’Isee, definisce bonus, sussidi, sgravi e recentemente i contributi ai cosiddetti incapienti (coloro che dichiarano talmente poco da non poter beneficiare per intero di bonus e agevolazioni). Il risultato è che su 16 milioni di pensionati quasi il 46% sono totalmente o parzialmente a carico della collettività non essendo in 67 anni di vita, riusciti a versare per almeno 15 anni i contributi e quindi neppure le imposte; gli invalidi sono circa 4 milioni, i Neet e i lavoratori in nero sommati fanno oltre 6 milioni (in parti quasi uguali).
La fotografia del Paese sta tutta in queste scarne cifre: il 12,99% della popolazione paga il 59,95%; mentre il restante 87% paga il 40%; oppure potremmo dire che il 41,95% paga il 91,81% mentre il 44,53% dei contribuenti paga solo l’1,92% dell’intera Irpef».
Siffatta situazione, già surreale e cacotopica, è destinata addirittura a peggiorare nel 2024!
Mi chiedo quanto tempo le due Destre, l’attuale al Governo e il PD, ci metteranno a rendersi conto che la situazione è esplosiva: la Grande Crisi Sistemica del 2024 farà saltare il banco. In Europa ci saranno rivoluzioni popolari e negli USA scoppierà la Guerra Civile, soprattutto se – grazie agli ormai consueti brogli del voto postale – dovessero rivincere i NaziDEM bideno-sorosiani.
A parere di alcuni tra i più interessanti analisti, gli Stati Uniti hanno assolutamente bisogno di rimanere in guerra con qualcuno’ perché l’alternativa diplomatica e la pace (o almeno così sembrano pensare questi brillanti statisti americani) farebbe scoppiare una rivolta civile in piena regola all’interno. Gli americani stanno finalmente iniziando per rendersi conto di chi è responsabile del loro declino, del disordine generale, della corruzione dilagante, del drammatico calo del tenore e dello stile di vita di vita un tempo decantato.
Il sogno americano è ormai ridotto per almeno la metà della popolazione al pagamento delle bollette e a non aver bisogno di aiuti alimentari . Dunque è imperativo distrarli coinvolgendoli in una questione militare all’estero. Non deve essere catastrofico, come lo sarebbe una guerra con la Cina per Taiwan, e potrebbe essere usato come scusa per annullare o rinviare le elezioni del prossimo anno. In questo modo si spera anche di mantenere il demente alla Casa Bianca comunque fino all’imbalsamazione. (ilsimplicissimus)
UN POTERE DEBOLE E FRAGILE QUELLO DELLA MELONI
Giorgia Meloni nel suo primo anno di governo ha praticato un metodico spoils system che ha permesso alla nuova destra di occupare molte posizioni apicali, nelle istituzioni, nella cultura, nell’economia ma, al netto di questo, non è riuscita ad avviare la rivoluzione «conservatrice» che aveva promesso.
L’ambizione di egemonia culturale si scontra con l’assenza di contenuti forti da diffondere e con la scarsità di interpreti che le diano fondamento e durata. Soltanto la legittima zione di posizioni non antifasciste sembra riuscita, perché gli avversari politici considerano improduttivo impostare la critica alla maggioranza sulla questione della identitàpost fascista.
La visione in politica economica è la somma di istanze diver se e opposte – stato minimo ma anche assistenziale, intervento pubblico massiccio ma anche libertà di impresa, tutela delle rendite ma anche sostegno a partite Iva e microimprese – che possono essere conciliate soltanto da un enorme dispiego di risorse pubbliche, tra spesa e deficit, non più possibile nel mutato quadro economico.
Giorgia Meloni governa il Paese da sola, la sua squadra di collaboratori è praticamente la stessa di quando Fratelli d’Italia aveva il 3 per cento dei voti: la premier ha affidato il tes seramento e la segreteria politica di Fratelli d’Italia, cioè la guida de facto del partito, alla sorella Arianna, che è anche moglie del ministro della Sovranità alimentare, FrancescoLollobrigida, il quale ha ambizioni da commissario europeo.
La forza di Meloni e la popolarità del suo governo hanno basi fragili e sono destinate a scemare, logorate da aspettative frustrate e dalla fatica del governo. (segue link)
Il primo anno di Giorgia Meloni
e della nuova destra al potere
Il peggior esecutivo italiano dall’Era Repubblicana, quello diretto (ahinoi) da Giorgia Meloni è il governo dell’assoluta debolezza del Potere nei confronti del Potere. Un ossimoro ipostatizzato in Italia, in questi tempi, vicini alla fine dei tempi.
Un esecutivo camaleontico quello di Meloni, cioè trasformista.
E ancora l’ineguagliabile Crozza,
La Meloni, una fan sfegatata del “Signore degli Anelli” che, secondo quanto riferito, si definiva la “Draghetta di Undernet” nelle chat online quando aveva vent’anni, sembra aver subito una trasformazione nell’ultimo anno di potere.
Mentre prima chiedeva che l’Italia abbandonasse l’euro e prendeva ripetutamente di mira “i burocrati di Bruxelles”, la Meloni di oggi sembra essere in buoni rapporti con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e ha persino lavorato a stretto contatto con lei e con il primo ministro olandese Mark Rutte per trovare un accordo sfortunato con la Tunisia per limitare le partenze dei migranti. […]
La Meloni, il camaleonte politico per eccellenza, si è reinventata come una dura sostenitrice della Russia. Poco dopo l’invasione su larga scala, ha denunciato “l’inaccettabile atto di guerra su larga scala della Russia di Putin contro l’Ucraina”, per poi recarsi a Kiev all’inizio di quest’anno in segno di solidarietà. A maggio, in occasione del vertice del G7 in Giappone, la Meloni ha piacevolmente sorpreso i funzionari statunitensi per il suo desiderio di costruire una forte relazione con Biden; due mesi dopo, ha visitato la Casa Bianca, dove ha ricevuto un trattamento VIP completo.
La trasformazione della Meloni in falco della sicurezza è stata completa quando ha deciso di ritirare l’Italia dalla Belt and Road Initiative cinese, dopo che il Paese era diventato l’unica nazione del G7 ad aderire al controverso programma nel 2019. (segue link)
LA MAGIA E IL POTERE DELL’ANELLO SONO ORMAI SVANITI
Dopo poco più di un anno di “governo” Underdog Meloni e i suoi Fratelli di Rohan stanno raggiungendo il Nadir.
L’epopea para-tolkeniana italica volge ormai al tramonto tra elettori delusi, traditi, e la Grande Crisi Sistemica che si verificherà in Occidente nel 2024, con rivoluzioni epocali che replicheranno la Primavera dei Popoli del 1848.
Rivolte contro il DEMoniaco Capitalismo Cannibale dei Soroi e contro l’Impero del Male USA.
Le Rivoluzioni Popolari del 2024 porteranno alla Guerra Civile negli USA e all’implosione della Nazi-UE.
I DELUSI DELLA PORTATRICE DELL’ANELLO E DELLA SUA “COMPAGNIA DELL’ANELLO”
Uno dei tratti distintivi del governo Meloni, dalla sua elezione a oggi, è stato sicuramente quello di voler dichiarare guerra ai poveri: non tanto alla povertà come condizione di diseguaglianza sociale, ma più propriamente a tutte quelle donne e uomini che si trovano nell’impossibilità di soddisfare i propri bisogni primari.
Per questo governo la povertà non è un ostacolo che lo Stato deve rimuovere affinché le persone possano godere dei diritti riconosciuti dall’ordinamento, ma una colpa di cui vergognarsi, e che in qualche modo deve essere espiata individualmente.
Cioè, chi è povero, sia per l’Ultradestra al governo che per la Necrosinistra agglutinata attorno al PD è, in re ipsa, un criminale.
In Italia, come testimoniano numerose sentenze dei tribunali territoriali e da ultimo la Suprema Corte di Cassazione (sentenza n. 27711/2023; n. 27713/2023; n. 27769/2023; n. 28320/2023; n. 28321/2023; 28323/2023), in molti casi le lavoratrici e i lavoratori assunti percepiscono stipendi al di sotto della soglia di povertà relativa. In altre parole queste persone, pur lavorando regolarmente, non sono in grado di garantire a se stessi un’esistenza libera e dignitosa.
La necessità di salvaguardare retribuzioni “adeguate” non è soltanto una prerogativa della nostra Costituzione, ma trova un sostegno etico e politico-istituzionale di rilievo continentale nella direttiva Ue 2022/2041 e nell’art. 6 dell’European Social Pillar (anche se non di applicazione diretta) sulla determinazione di un salario minimo decoroso.
Ma la situazione attuale non è una novità dei nostri giorni: come rilevato dall’Ocse, da ormai circa 30 anni i salari delle lavoratrici e dei lavoratori italiani sono fermi, sebbene la produttività sia cresciuta; l’esplosione inflazionistica degli ultimi due anni ha contribuito a un’ulteriore erosione del potere d’acquisto. […]
Molto si è già detto sull’abrogazione del reddito di cittadinanza, così come sugli effetti che essa avrà sulla vita di milioni di cittadini. Al riguardo ci preme ribadire ancora una volta che la legge sul Reddito di Cittadinanza, per quanto fosse fortemente lacunosa e imperfetta, ha comunque rappresentato un primo passo verso una forma di welfare volta non solo a garantire un reddito minimo di sussistenza, ma soprattutto a sottrarre le lavoratrici e i lavoratori al ricatto salariale da parte dei datori di lavoro. Questa misura ha permesso ad alcune lavoratrici e lavoratori di rifiutare contratti di lavoro iniqui e sottopagati.
Quanto alla flat tax, abbiamo già avuto modo di rilevare come questa misura abbia una doppia finalità: da una parte garantisce esclusivamente la classe media riducendo l’imposizione fiscale (il 15% di ritenuta fino ad un massimo di 85 mila euro), dall’altra mira a favorire il lavoro autonomo a danno del lavoro subordinato, limitando le garanzie che da esso dovrebbero discendere (maternità, contribuzione, malattia, ferie). Con l’estensione del regime forfettario, a parità di reddito imponibile – ad esempio 35.000 € annui – l’imposta Irpef di un lavoratore autonomo sarà pari a 5.250 €, mentre per un dipendente sarà di 9.659 €, il 45,64% in più.
A questo punto resta da chiedersi, visto che ormai è solo questione di tempo: quando si accorgeranno i milioni di lavoratrici e lavoratori, disoccupati e inoccupabili, che hanno votato questo governo di essere stati usati e traditi? E in che modo si potrà coinvolgere e far convergere il resto del Paese astensionista in un polo per l’alternativa possibile, ancora tutto da immaginare? (segue link)
Nell’annus horribilis 1992 il Deep State USA, tramite i suoi Dioscuri Kissinger-Soros, ha operato ben tre colpi di stato, quello giudiziario di Mani Pulite – con il pool capitanato da Antonio Di Pietro, legato al notorio neocon CIA Micheal Arthur Ledeen, secondo le testimonianze di Bettino Craxi – il golpe della Mafia (da sempre braccio armato dell’Impero del Male USA) con l’esplosivo delle Stragi da Piazza Fontana a Capaci e Via d’Amelio che, come dimostrò Federico Imposimato, proveniva dalla base americana di Camp Darby a Pisa-Livorno, e infine il Golpe Finanziario del 16 settembre 1992 in cui il Soros, approfittando di informazioni riservatissime (e probabili collaborazioni) ricevute dai massimi livelli istituzionali (insider trading) assestò il criminale colpo alla Lira.
Dal 1992 ad oggi, i cosiddetti “politici indipendenti”, sia di “Destra” che di “Sinistra” non sono stato altro che burattini dell’Impero Nazista Americano e della NaziUE.
A Bruxelles sono criminali ma non stupidi. E sanno che diversamente la loro costruzione salterebbe in aria. Faranno invece di tutto per preservarla, ma senza mai rinunciare alla sua unica e vera ragion d’essere, cioè la sua natura ultra-liberista. L’Unione Europea è il paradiso dei liberisti, un paradiso che si regge sulle regole ordoliberali, le uniche che possono tenere in piedi una gabbia sempre più traballante.
Per quanto lungo e accidentato potrà essere il percorso, lavorare per dargli il colpo finale, uscendo da questa gabbia una volta per tutte, è perciò l’unica cosa sensata da fare.
No, dunque, al Mes con o senza riforma, no al nuovo Patto di stabilità! Ma, soprattutto, ricominciamo a parlare di italexit! (segue link)
L’euroausterità bussa prepotentemente alle porte, e manda la politica romana in euroconfusione. Nel giro di 24 ore l’Italia ha pronunciato un irresponsabile sì al nuovo Patto di stabilità imposto dalla Germania, e un giusto per quanto pasticciato no a…
NON È LA PORTATRICE DELL’ANELLO A CONTROLLARE IL POTERE, MA IL CONTRARIO
Usa toni reboanti, la Meloni, ma il fallimento è sempre più patente e plateale.
Crescita al palo, produzione industriale crollata, rincari alimentari e stangata in arrivo sulle bollette, poveri in aumento. Uniamo pure il Pnrr e i suoi ritardi e il piatto è servito. Sono solo alcuni dei temi su cui la propaganda di governo batte per trasformare gli evidenti insuccessi in miracoli della Meloni. Sul giornale di domani leggerete un lungo reportage su tutti gli annunci fatti da premier e ministri, ma smentiti dai dati ufficiali. […]
Il ministro della Difesa è nervoso. Non lo dice un giornale critico come il Fatto, ma il quotidiano milanese “amico” Il Giornale. Il tema sono, ancora una volta, le dichiarazioni di Guido Crosetto fatte in un’intervista al Corriere della sera in cui lamentava l’esistenza di una rete di magistrati decisi a mettere i bastoni tra le ruote al governo. Ieri il ministro è stato sentito in procura a Roma in proposito, per un’ora e mezza: ricevuto dal procuratore capo Francesco Lo Voi. Uscito dal palazzo, Crosetto ne ha parlato come di una conversazione amichevole, andata “benissimo”: “Non è che dovessi chiarire qualcosa, abbiamo parlato e sono soddisfatto”. E poi però annuncia una querela al Giornale per diffamazione. (segue link)
Il Governo Meloni I deve affrontare scioperi, rabbia sociale e crollo economico, mostrando l’assoluta incapacità ad ovviare allo status quo.
“L’Italia cresce più delle altre grandi economie europee”: così diceva Giorgia Meloni il 31 luglio scorso. Ancora ieri la presidente del Consiglio si è detta “fiera” del lavoro del governo sul fronte economico e sociale. Ma le cifre reali parlano invece di numerosi dati negativi – talvolta causati dalle politiche di Meloni & C., talaltra indipendenti da loro – e di promesse disattese. Ecco la fotografia dello stato reale del Paese. […]
Occupazione Il rimbalzo si è già esaurito
A ottobre l’occupazione ha toccato il record storico, il 61,8%, quasi mezzo milione di posti in più in un anno: “Avanti così, cresce l’Italia”, diceva Adolfo Urso. Il mercato del lavoro cresce, ma la congiuntura internazionale in frenata e la fine dell’impulso dell’edilizia rischiano di farlo calare. Intanto il tasso di disoccupazione sale al 7,8% (+0,1%), anche per effetto del calo degli inattivi, quella giovanile al 24,7% (+1,5%), molto lontani dalla media Ue. L’Italia tra gli ultimi ultima in Europa per tasso di occupazione e ultima per occupazione femminile: lavora una donna su due (51,1%), nella Ue il 64,9%.Reddito Continua a calare, l’Italia è ultima nell’Ocse
Il reddito reale pro-capite delle famiglie nell’area Ocse nel secondo trimestre 2023 è aumentato per il quarto trimestre consecutivo, ma in Italia è diminuito dello 0,3%. Inoltre, sempre secondo l’Ocse, dal 2007 l’Italia è il Paese che ha perso maggiormente potere d’acquisto dopo la Grecia: fatto 100 il dato 2007, oggi il nostro Paese è a 98,05.Salario minimo Roma resta l’unica che ne è priva nel G7
Nonostante i salari troppo bassi, diminuiti del 2,9% in termini reali tra il 1990 e il 2020 e crollati di un ulteriore 15% tra il 2020 e il 2023 per l’inflazione, l’Italia rimane uno dei pochissimi Paesi Ue senza un salario minimo legale, l’unico privo nel G7. Sono 3,65 milioni i lavoratori con paghe inferiori a 9 euro l’ora, ma il governo ha bocciato la proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo.Asili nido La promessa è stata tradita
Il videomessaggio di Giorgia Meloni all’evento “La maternità (non) è un’impresa” del 7 novembre: “Nessuno più di questo governo crede nell’investimento sulla natalità per invertire il trend demografico”. Poi il 27 novembre emerge che dalla revisione del Pnrr decisa dal governo saltano oltre 100 mila posti per gli asili nido su 250 mila previsti (inizialmente erano 264.480). Con 530 milioni nazionali se ne recupereranno meno di 20 mila: il taglio effettivo supera gli 80 mila posti. Alla faccia delle 44.669 dimissioni di madri che nel 2022 non sono riuscite a conciliare lavoro e figli (+17,1% sull’anno prima).Poveri È record specialmente al Sud
A Milano la richiesta di aiuti alimentari segna +12% negli ultimi 18 mesi, a Roma +34% nel 2023, dopo il +27% del 2022. La povertà assoluta in Italia tocca il 9,4% della popolazione: solo 15 anni fa era al 3%. I poveri assoluti sono 5,6 milioni da 1,8 milioni di tre lustri fa. Il fenomeno colpisce soprattutto il Sud dove tocca una famiglia su 10.Evasione Ben 14 i condoni varati in appena 13 mesi
“Noi condoni non ne facciamo”, sosteneva Giorgia Meloni il 31 marzo. Ma con gli ultimi di novembre, i condoni varati dal suo governo in 13 mesi sono 14. Erano 12 quelli previsti dalla manovra dell’anno scorso, poi se ne sono aggiunti altri due. E ora (lo leggete di fianco) il governo allunga le scadenze per pagare la rottamazione quater delle cartelle.Extraprofitti banche hanno vinto le lobby
Una “misura di equità sociale”, aveva definito la tassa sugli extraprofitti delle banche il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini lo scorso 7 agosto, presentandola alla stampa. Avrebbe dovuto fruttare 3 miliardi e 248 milioni: poi però le lobby sono riuscite a farla rendere facoltativa e non l’ha pagata nessuno, nemmeno Mps e Mcc che sono dello Stato.Sanità I tagli alle pensioni rafforzano il fuggi fuggi
Da anni i medici e gli infermieri fuggono dalla sanità pubblica: stipendi più bassi dei privati, poche prospettive. Meglio la pensione o l’emigrazione, valutata dal 40% dei medici. Nel 2021 sono andati in quiescenza anzitempo 2.700 medici, nel 2022 4.000, quest’anno si viaggiava verso i 5.000. Poi la manovra in discussione ha previsto taglio per 2,7 miliardi per gli assegni di 31.500 dipendenti pubblici tra il 2024 e il 2032 con un taglio delle pensioni fino a 26 mila euro l’anno. Si rischia la fuga di 6 mila medici e dirigenti sanitari del Ssn. Ora il governo promette di cambiare la legge: ma allora perché scatenare il panico? (segue link)
I Meloniani si lodano e si imbrodano, malgrado la continua débâcle:
«Il governo non sta sbagliando un colpo», parola di Arianna Meloni, sorella del premier Giorgia Meloni e responsabile nazionale per il tesseramento di Fratelli d’Italia. «Il governo sta andando bene, non sbaglia un colpo – ha detto Arianna Meloni nel suo intervento al congresso provinciale del partito a Salerno -. Va bene Giorgia è un fenomeno ma siamo bravi anche noi. Anche se provano ad attaccarci in ogni modo, anche sul terreno personale e se ogni giorno la salita sembra più dura. Il Governo sta lavorando senza sbagliare un colpo, sicuramente abbiamo smesso di buttare i soldi dalla finestra, ci siamo messi al lavoro aiutando le imprese, le famiglie, quello che rimangono indietro». (ilmattino.it)
Dice bene l’ex Premier Conte quando afferma che la Destra al governo «usa Poveri e Lavoratori dipendenti come Bancomat» e prosegue,
“Giorgia Meloni ha detto oggi che vive questa sua esperienza di governo alla giornata, giorno per giorno. E ha citato Rambo. Giorgia Meloni, ma tu non sei Rambo! Rambo sono i tantissimi lavoratori, lavoratrici, che vivono alla giornata e che tu, con i tuoi soci, hai condannato a un destino di precarietà senza fine”. […]
“E poi – ha aggiunto l’ex premier – smettiamola con questi vittimismi, smettiamola di assumere questa posa da Calimero: addirittura hai dichiarato che è facile spendere soldi quando ci sono. Ma durante la pandemia i soldi non c’erano, eravamo nella massima difficoltà per economica e sociale per il Paese. Abbiamo generato risorse, siamo andati in Europa e abbiamo portato 209 miliardi. Questi soldi ci sono, è che non li sai spendere.
E poi se il coraggio non ce l’hai, non te lo possiamo dare noi. Giorgia Meloni, spiegaci perché ti sei rimangiata la norma sugli extra-profitti delle banche. Perché hai rinunciato a prelevare due miliardi dagli extra-profitti delle banche, sarebbero stati utili per i cittadini, per il ceto medio, per tutte le fasce della popolazione in difficoltà, per le imprese che non hanno avuto un euro per gli investimenti. “Romperemo questo incantesimo con cui Giorgia Meloni e i soci stanno prendendo in giro l’Italia”, ha concluso Conte. (segue link, enfasi aggiunta)
alla giornata, giorno per giorno. E ha citato Rambo…
A quanto pare i Fratelli di Rohan, ops volevo dire i Fratelli e le Sorelle e i Cognati d’Italia hanno problemi di defattualizzazione della realtà e di annullamento della dissonanza cognitiva e, comunque, diventano sempre più nervosi, iniziando a mostrare la sindrome dell’accerchiamento, come il Ministro Guido Crosetto.
(Dal Giornale) – Richiamo in prima pagina dell’articolo di Luca Fazzo – A dieci giorni dalle sue parole sulla «opposizione giudiziaria» che rappresenta «l’unico grande pericolo» per Giorgia Meloni e il governo di centrodestra, arriva un confronto in Procura a Roma tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il procuratore capo Francesco Lo Voi. Ma, al momento, il titolare della Difesa non sarebbe indagato.
GIUSTIZIA: CROSETTO QUERELA ‘GIORNALE’, ‘TITOLO FALSO CON INTENTO INFANGARE’
(Adnkronos) – “Ieri ho avuto un incontro con il Procuratore Capo di Roma. Un incontro cordiale ed istituzionale nel quale abbiamo parlato del tema da me sollevato nell’intervista al Corriere della Sera. Oggi quasi tutti i quotidiani danno dell’incontro una rappresentazione corretta. Il Giornale invece inventa di sana pianta un titolo gravemente diffamatorio, totalmente falso costruito evidentemente con il solo intento di infangare”. Lo afferma in una nota il Ministro della Difesa Guido Crosetto.
“Un atto gravissimo per il quale ho dato immediatamente mandato di denunciare in ogni sede possibile – continua – La cosa più grave è che non si può trattare di un errore perché a tutti è stato chiaro che si trattava di un colloquio per chiarire i concetti da me espressi anche nelle sedi istituzionali. Il titolo e l’articolo del Giornale rivelano invece la chiara volontà di mistificare la realtà e trasmettere un messaggio, lo ripeto, tanto diffamatorio quanto falso, inaccettabile. Non posso ora esimermi dal capirne la ratio e soprattutto i mandanti”.
GIUSTIZIA: SALLUSTI, ‘CROSETTO? NERVOSISMO GLI FA PERDERE LUCIDITÀ, TITOLO È SINTESI’
(Adnkronos) – “Mi sembra che il ministro sia molto nervoso e quando uno è nervoso perde la lucidità. L’articolo che abbiamo pubblicato è perfetto; il titolo è una sintesi come tutti i titoli lo sono, l’inchiesta è sulle parole di Crosetto, non su Crosetto. L’inchiesta è sul tema sollevato da Crosetto e credo che questo lo capisca anche uno stupido”. Così il direttore del ‘Giornale’ Alessandro Sallusti commentando all’Adnkronos le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto che ha annunciato una querela al quotidiano che oggi ha titolato in apertura ‘Inchiesta su Crosetto’ in riferimento al colloquio avuto ieri dallo stesso titolare del dicastero di via XX Settembre con il procuratore di Roma dopo le sue dichiarazioni sulla giustizia. (segue link)
LA “COMPAGNIA DELL’ANELLO”
La premier Meloni ad Atreyu conciona di “Compagnia dell’Anello”.
Vediamoli, i Compagni dell’Anello.
Sorvoliamo sulla punta dell’iceberg: Giambruneide, accusa di violenza sessuale per il figlio di Ignazio La Russa, super-appartamento gratuito per Crosetto, il Caravaggesco di Sgarbi, i problemi finanziari della Santanchè… Ma sotto c’è di più.
Con una classe dirigente così, c’è da stare tranquilli. Gaffe, inchieste, scivoloni e molto altro compongono un mosaico sciagurato per Fratelli d’Italia, con “pagine gialle” dell’orrore in continuo aggiornamento.
Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, spesso citato con Giovanni Donzelli, deputato e di lui coinquilino. In casa i rapporti dell’amministrazione penitenziaria hanno lo stesso livello di sicurezza della lista della spesa. Formidabile capacità di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato (vedi Emanuele Pozzolo).
Antonio Cicchetti, ex sindaco di Rieti. Per lanciare la campagna del suo successore, Daniele Sinibaldi, ha arringato la folla: “Avanti! Boia chi molla!”.
Antonio Del Giudice, sindaco di Striano (Napoli). Oltre il cinepanettone, è stato condannato per aver rimosso dalla strada 5 bici di altrettanti maliani, portandole in Comune. “Puzzavano”, dice.
Antonio DI Vietri, già segretario FdI a Lavello (Potenza). Autobiografia in dolce stil novo: “Sono razzista, sono patriota, sono nazionalsocialista, sono fascista, sono nazista”.
Augusta Montaruli, deputata. Condannata a 1 anno e 6 mesi per l’uso improprio dei fondi in Piemonte.
Bartolomeo Amidei, senatore. Sensibile alle priorità del Paese, ha proposto una legge per consentire la caccia ai 16enni.
Bruno Cinque, consigliere a Spilimbergo (Pordenone). È andato al cinema a vedere Comandante con gli amici: metà vestiti da nazisti, metà da militari fascisti.
Calogero Pisano, deputato. Candidato ed eletto quando era in FdI, sui social definiva Hitler “un grande statista”. Sospeso dal partito, non è sfuggito ai talent scout di Noi Moderati.
Carlo Fidanza, eurodeputato. Ha appena patteggiato 1 anno e 4 mesi per corruzione. Viatico ideale per un altro mandato.
Carlotta Accomasso, consigliera a Asti. Ha aperto la sede di FdI a una raccolta di indumenti, giocattoli e pannolini per i bisognosi, purché di “famiglie italiane”.
Cesare Mevoli, consigliere a Brindisi. Definisce “storiella da streghe obese” il patriarcato e sa come stanare i killer: “I volti puliti, le sopracciglia curate, le spalline strette in camicette su misura, braccini sottili, manine intonse. Difetti di una complessa e femminilizzata personalità debole”.
Daniela Santanchè, ministra del Turismo. Ha aziende travolte da guai giudiziari, è stata silurata come coordinatrice lombarda di FdI e ha messo la firma sull’indimenticabile campagna Open to Meraviglia.
Elena Donazzan, assessore in Veneto. Ha intonato Faccetta nera alla radio. Del 25 aprile dice: “L’antifascismo ha prodotto il terrorismo rosso. Non è un valore”.
Emanuele Pozzolo, deputato. Profilo tarantiniano: pistolettata al cenone di Capodanno, ferito un povero disgraziato e nuovi guai per Delmastro, presente in loco. Giù la testa.
Fabio Rampelli, deputato. Vuole telefonare in Africa per convincere i migranti a non partire (“hanno parabole e telefoni”), oltreché vietare le parole inglesi nella Pa.
Federico Mollicone, deputato. Terrorizzato dalla propaganda gender, ha chiesto alla Rai di censurare una puntata di Peppa Pig. Ha le idee chiare: “In Italia le coppie omosessuali non sono legali”; “La maternità surrogata è più grave della pedofilia”.
Felicia Scaffidi, consigliera a Lissone (Monza). Incomprensibilmente accusata di omofobia, s’è difesa: “Non lo accetto. Ho più amici gay che normali e li tratto come persone normodotate”.
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura. Convinto che i poveri che “mangiano meglio dei ricchi” (certi manicaretti alla Caritas…) e intimorito dalla “sostituzione etnica”, ha dipinto la propria Cappella Sistina con la fermata ad personam a Ciampino del Frecciarossa Roma-Napoli.
Galeazzo Bignami, viceministro ai Trasporti. Famoso per una foto del 2005 con camicia nera e fascia delle SS. Memorabile la difesa che ne fece il collega Donzelli: “Anch’io una volta mi sono vestito da Minnie a Carnevale, vuol dire che sono Minnie?”.
Gimmi Cangiano, deputato. Per la sua campagna elettorale ha scelto uno slogan familiare: “Me ne frego”. Familiare ai fascisti.
Giuseppe Cannata, consigliere a Vercelli. Quando era in FdI, si espose con equilibrio: “Ammazzateli tutti ‘ste lesbiche, gay e pedofili”. Talento conteso, ora è in FI.
Giuseppe Massaro, consigliere a Moiano (Benevento). Sospeso dopo un post molto riflessivo: “Vuoi vedere che Hitler non aveva poi tanto torto…”.
Joe Formaggio, consigliere in Veneto. Animo da sceriffo e “fucile sotto al cuscino”, ogni tanto se ne esce con cose tipo: “La maggioranza dei veneti deve avere pelle bianca”; “Fosse per me ripartirebbero le crociate”; “A casa mia meglio i topi che un rom”.
Lavinia Mennuni, senatrice. Sostiene che essere madre deve essere “la prima aspirazione” delle donne e “la maternità deve essere cool”. Open to Maternity.
Marcello De Angelis, ex portavoce di Francesco Rocca. Già Msi, An e Pdl (ma non iscritto a FdI), Rocca lo ha messo a capo della comunicazione del Lazio, prima che De Angelis “scagionasse” Fioravanti e Mambro sulla strage di Bologna. Dopo giorni di resistenza, si è dovuto dimettere.
Marzio Giau, candidato in Friuli. Già eletto a Udine, nessuno si è accorto di alcune foto con saluti romani e poster delle SS.
Massimo Robella, consigliere di circoscrizione a Torino. Dopo l’elezione, ha esultato: “Grazie ai tanti camerati che hanno lavorato per farmi entrare”. Sarà un modo di dire.
Rachele Mussolini, consigliera a Roma. Nipote del Duce, anni fa scriveva: “Il 25 aprile festeggio solo San Marco”. Dirà di avere “sbagliato”, ma che pure noi l’abbiamo fraintesa: “Il mio ex marito si chiama Marco e ci siamo messi insieme il 25 aprile”.
Roberto Rosso, ex assessore in Piemonte. Pezzo grosso di FI e poi di FdI prima di finire a processo (ed essere espulso), Rosso è stato condannato a 4 anni e 4 mesi in secondo grado per voto di scambio politico mafioso.
Rocco Leone, consigliere in Basilicata. Parlando a un collega e riferendosi all’assessora Donatella Merra, fa sapere: “Le ho consigliato di fare gargarismi col pisello”. Oxford ringrazia.
Romano La Russa, assessore in Lombardia. Fratello di Ignazio, immortalato al funerale del cognato Alberto Stabilini mentre fa per due volte il saluto romano e risponde “presente” alla chiamata per il “camerata”.
Salvo Pogliese, senatore. Ha proposto di eliminare il divieto per i condannati per reati contro la Pa di accedere a incarichi dirigenziali nei Comuni. (Lorenzo Giarelli, il Fatto Quotidiano)
Di seguito, la chiosa pienamente condivisibile di Stefano Feltri:
Due cose colpiscono di questa conferenza stampa di fine anno slittata a inizio anno [2024]: l’incertezza strategica di Giorgia Meloni e la sua palese ignoranza di qualunque aspetto dell’attività economica del suo governo.
Per esempio riesce a dire sia che l’Italia cresce più della media europea, ma anche che è troppo presto per sapere come andrà la crescita, forse perché non ha mai letto la legge di Bilancio in cui ci sono previsioni a tre anni su qualunque variabile economica.
Incertezza strategica: su cosa ha le idee chiare la premier? Di certo non sui suoi temi in teoria forti, dai valori ai migranti.
Per quanto sembri incredibile, è arrivata con risposte preparate solo su due punti: l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta con la Cina e il caso del deputato con la pistola, Emanuele Pozzolo.
Sul resto dice cose a modo loro clamorose (vedi sotto sui migranti) o assurde (su Patto di stabilità e Mes), senza una bussola identificabile di qualunque tipo, se non una vaga difesa dell’operato del governo fin qui. Ma sempre senza numeri e dettagli, a spanne, con il grado di superficialità consentito da un format che non concede ai giornalisti la seconda domanda.
Di economia Meloni non si è mai occupata, e forse era comprensibile quando stava all’opposizione, ma è il primo premier che io ricordi così incapace di articolare un qualunque ragionamento non dico condivisibile ma che almeno riveli una minima conoscenza dei dossier. […]
Meloni sottolinea che lei si è opposta alla formula del governo Draghi, non a Draghi in persona, e che ha condiviso sempre la linea in politica estera (chiaro allineamento con Nato e Ue a fianco dell’Ucraina e contro la Russia). […]
INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Giorgia Meloni non ha mai capito niente di economia, e lo dimostra nella risposta sul tema dell’intelligenza artificiale. Meloni sostiene che nella storia la tecnologia ha lavorato per “ottimizzare la capacità umana”, e ha permesso di “lavorare meglio”, mentre ora mette a rischio posti di lavoro.
L’ignoranza assoluta sull’impatto dell’automazione è evidente – le macchine hanno sempre distrutto posti di lavoro nel settore che veniva automatizzato, ma creavano nuove opportunità altrove o addirittura nuovi settori – ed è dimostrata anche dal fatto che Meloni pensa, in modo un po’ assurdo, che la tecnologia riduca il numero di persone necessarie al mercato del lavoro nel suo complesso.
Alla faccia dei Patrioti:
Tanto valeva tenersi il Becchino d’Italia Mario Draghi o la Necrosinistra Fascio-Capitalista agglutinata attorno al PD.
Taglio della spesa pubblica e privatizzazioni. Praticamente è come avere al Governo Draghi. O Monti. O il PD. Tanto sono la stessa cosa. pic.twitter.com/LudIsD1ING
— Gilberto Trombetta (@Gitro77) January 5, 2024
I MELONIANI NON HANNO PIÙ L’ANELLO DEL POTERE MA CREDONO CHE NOI ABBIAMO L’ANELLO AL NASO
Davvero: i Meloniani non hanno l’anello del Potere o hanno oggi l’anello senza Potere, ma credono che gli Italiani abbiano l’anello al naso!
Ecco le distopiche affermazione di Giorgio Crosetto in “Appunti per un programma conservatore”:
Va costruito un sistema organizzato, oggi inesistente che deve rientrare in un programma di politiche attive basato su un sistema di intelligenza artificiale che a regime rintracci l’elenco dei giovani che terminano ogni anno le scuole superiori e l’università e li agganci a imprese del settore, agenzie per il lavoro e centri per l’impiego, attivando un sistema concorrenziale tra gli operatori che avranno una dote finanziaria ingente per la loro collocazione.
Il giovane non potrà più scegliere se lavorare o meno, ma è vincolato ad accettare l’offerta di lavoro per sé, per la sua famiglia e per il Paese, pena la perdita di ogni beneficio con l’applicazione anche di un sistema sanzionatorio.
Da un lato si vorrebbe ricorrere all’Intelligenza Artificiale, che come affermato da Sam Altman di OpenAI, «soffre di allucinazioni», dall’altro riportare l’Italia al Feudalesimo e i lavoratori dipendenti al rango di “Servi della Gleba”.
Italiani, armiamoci e lavorate! Potremmo riassumere con questa battuta la visione del lavoro di Fratelli d’Italia. Negli “Appunti per un programma conservatore” il capitolo dedicato al lavoro, intitolato Crescere nel lavoro, è curato da Guido Crosetto. Il primo punto che sta a cuore al partito di Giorgia Meloni è una sensibile riduzione del cuneo fiscale su vasta scala, con tutta una serie di voci, tra cui anche i beni ceduti dal datore di lavoro ai propri dipendenti come panettoni o bottiglie di vino, esentati dall’Irpef. Ognuno di noi vorrebbe certamente vedere un alleggerimento della tassazione. Ma ricordiamoci che attraverso l’Irpef viene finanziato lo stato sociale pubblico.
Non manca poi il paragrafo dedicato all’annosa questione dell’occupazione giovanile. Ed è qui che la fantasia degli adepti della Fiamma tocca altezze vertiginose.
Per Fratelli d’Italia l’unico e il principale responsabile del mancato incontro tra i giovani e il mondo del lavoro è il reddito di cittadinanza. Nel documento si legge che il giovane che non intendete attivarsi viene ignorato dallo stato, il quale, tuttavia, gli riconosce il reddito di cittadinanza, senza nessun tipo di obbligo a formarsi o cercare lavoro.
Si tratta di una affermazione non vera, in quanto il reddito di cittadinanza prevede l’obbligatoria attivazione del percettore. Attraverso un colloquio coi famigerati navigator, si ha una scrematura tra chi non può sottoscrivere il patto per il lavoro, perché impegnato in carichi di cura verso i figli minori, i familiari con disabilità o perché portatori di qualche handicap, e chi, invece, può riproporsi sul mercato del lavoro, colmando, eventualmente, alcune carenze formative. […]
Dunque qual è la soluzione al problema dell’occupazione giovanile per il partito di Giorgia Meloni. La risposta è intelligenza artificiale. Si dovrà così creare un sistema, non si sa gestito da chi e con quali garanzie per la privacy, che schedi tutti i giovani che ogni anno finiscono le scuole superiori o l’università, agganciandoli a imprese, agenzie per il lavoro e centri per l’impiego. In altre parole una sorta di leva obbligatoria. Infatti si legge testualmente “il giovane non potrà più scegliere se lavorare o meno, ma è vincolato ad accettare l’offerta di lavoro per sé, per la sua famiglia e per il Paese, pena la perdita di ogni beneficio con l’applicazione anche di un sistema sanzionatorio”.
Addio a tutte le ambizioni e le aspirazioni personali. Il bene della collettività viene al primo posto. Il giovane non può non lavorare per la propria patria, altrimenti rischia di incorrere anche in delle sanzioni, non sappiamo se di natura pecuniaria, amministrativa o penale.
Una visione così poco libertaria del lavoro viene dallo stesso partito che per mesi ha accusato il governo di essere liberticida quando ha introdotto il green pass, etichettandolo come un obbligo vaccinale surrettizio. Nel programma di Fratelli d’Italia c’è un obbligo al lavoro per niente camuffato.
Scorrendo gli Appunti, alla voce lavoro femminile, il programma di Giorgia Meloni prevede, per le madri lavoratrici, la creazione di asili nido da parte di aziende con più di 50 dipendenti, e la possibilità di usufruire dello smart working 3 giorni a settimana. Ma, si badi bene, solo per le madri. I padri sembrano esclusi dal lavoro agile. Infatti sono le donne che devono conciliare famiglia e lavoro, perché a loro, e loro soltanto, tocca la cura dei figli. Altrimenti in che modo si difende la famiglia tradizionale? […]
Se dunque questa è la visione del lavoro di Fratelli d’Italia non forse più saggio darsi alla macchia? (segue link, enfasi aggiunta)
Come scriveva J.R.R. Tolkien sulla debolezza degli Umani davanti al Potere (cfr. supra),
Perché il vero potere non è nella stanza dei bottoni – un sistema a porte scorrevoli in cui si entra e si esce – ma nell’anticamera del potere, un sistema con le porte blindate. Perché la vera sfida ora che si trova alle porte di Mordor, si combatte nella Terra di Mezzo, nel corridoio che la porterà a Palazzo Chigi. C’è un finale tutto da riscrivere, perché governare non sempre coincide con l’occupazione del potere. E per occupare il potere in Italia, per diventare Re, non puoi essere un Hobbit ma devi diventare un Orco altrimenti sei solo un fedelissimo servitore del Re. (segue link)
Il Vero Re dell’Occidente è metaforicamente Sauron, e oggi la metafora Sauron si è ipotistatizzata in George Soros, il Presidente-Ombra, il vero Portatore dell’Anello negli Stati Uniti d’America, non certo il DEMente senile e pazzo Joe Biden, sempre seguito da coorti di badanti.
Il Potere dell’Anello ha vinto sul Portatore dell’Anello.
Chi ha votato per Fratelli d’Italia pensava forse di votare per Samvise Gamgee. Ma non è assolutamente andata così.
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