Ilum è l’antica parola accadica che indica Dio.
In questa Stele è raffigurato Naram-Sin, re degli Accadi e nipote di Sargon I il Grande, ove lo stesso Re commemora una sua vittoria ringraziando entrambi i Soli, il Sole visibile ed il Sole Nero, lo Schwarze Sonne.
Ilum indica il sole di Ilu, lo Schwarze Sonne, il Sole Eterico, Bab’Chomet che in accadico significa Porta o Cancello del Raggio di Luce, contraddicendo, evidentemente, l’accostamento voluto dall’Inquisizione tra il termine Baphomet e Satana, un’iconografia demoniaca ribadita successivamente da innumerevoli gruppi di satanisti e di massoni che adorerebbero appunto un essere dalla morfologia caprina con il pentacolo sulla fronte, come in questa immagine, disegnata da Eliphas Lèvi.
Sulle braccia del demone appaiono le parole SOLVE e COAGULA, come nella lama XV dei Tarocchi – raffigurante il Diavolo – che sono due delle tre fasi alchemiche per la produzione della pietra filosofale.
Ilum è invece il Sole Magico ed Eterico, lo Schwarze Sonne, la Fonte di Irradiazione della Luce Divina.
La Fonte Divina si troverebbe al centro della Costellazione dell’Acquario.
E’ emblematico il fatto che, al centro della Costellazione dell’Acquario (foto sopra), si trovi la Nebulosa Elica o Helix, definita in Rete l’Occhio di Dio, come si evince anche da quest’altra immagine.
Vi è un altro elemento che induce alla riflessione.
L’età stimata della Nebulosa, valutata dai 13.000 anni ai 9.500 anni, con maggiore propensione per la prima stima, è pefettamente identica all’età delle Piramide di Giza, che Robert Bauval ha correttamente datato al 10.800 circa a.C., adducendo tali dati e tanta dovizia di prove da contraddire scientificamente le illazioni della cosiddetta egittologia ufficiale che le daterebbe alla IV dinastia (2570 a.c.).
Un altra coincidenza (e le coincidenze sono davvero troppe per essere frutto del caso) è che la Profezia di Isais di cui parliamo nell’articolo DHvSS, vaticinò nel XIII secolo – quando la Nebulosa Helix era del tutto ignota e mai vista dal genere umano – l’arrivo sulla Terra, negli anni successivi al 2000, del Raggio di Ilu, il raggio del vero Dio.
Il primo collegamento misterico che viene in mente è l’Udjat o Occhio di Ra, detto anche Occhio di Horus.
L’Udjat è l’amuleto di protezione par excellence, in quanto simbolo di rigenerazione e di rinascita.
Inoltre, l’occhio rappresenta simbolicamente la luce, pertanto l’Occhio di Dio rappresenta la Luce Divina, di Verità e Rinascita.
L’icona dell’Occhio è pertanto, dal punto di vista simbolico, mistico, esoterico e metaforico, la presenza di Dio.
“Il Sole Nero (Schwarze Sonne) è la fonte inesauribile della luce divina, la porta alle vibrazioni della Luce Eterna.” Ordensbuch der geheimwissenschaftlichen Tempelritter.
Scrive Alan F. Alford: “Gli Antichi Saggi credevano che il destino dell’Umanità consistesse in un ritorno alla Fonte, a Dio e al Paradiso. (…) Coloro che detenevano la conoscenza segreta potevano trovare la Via alla Fonte Divina e varcare la soglia del Paradiso Perduto”.
Sempre Alford, ne “Il mistero della genesi delle antiche civiltà” riferisce che il termine ILU va inteso come Dèi, “coloro che sono nobili, elevati”, pertanto va riferito ad una molteplicità di divinità, o meglio, a più Entità che avrebbero dato origine all’uomo, gli Elohim, che si contrappongono a YHWH, il quale, invece, si dichiara unico Dio.
Il tetragramma YHWH deriva da Esodo 3,14-15 ove la presunta divinità afferma: “io sono colui che sono”, come se fosse indispensabile per l’Entità apparsa a Mosè creare una frattura storica, una dicotomia, tra il momento in cui si manifesta come Eggregora che afferma di essere l’Unico Dio ed una tradizione storica ove esiste un Pantheon, una molteplicità di Dèi. E’ comunque curioso, dal punto di vista ontologico, che un’entità che si “presenta” come unico Dio abbia la necessità di affermare la sua esistenza, come se tale esistenza derivasse, in realtà, da un Essere o una molteplicità di Esseri ad essa Superiori e si trattasse, invece, di un dio minore.
O, ancor peggio, come previsto dalla nube di possibilità quantistiche, un’esistenza legata all’osservazione. Senza Mosè – l’osservatore – YHWH – l’osservato – non avrebbe vita.
Nel citato Libro dell’Esodo, YHWH si era manifestato a Mosè come un cespuglio ardente che non si consumava. Non so quanti – attualmente – rimarrebbero impressionati da un’entità che, pur dichiarando di essere l’unico onnipotente Dio, manifesta un potere sulla materia tanto limitato da riuscire a produrre solo un’immagine olografica di modestissimo impatto visuale.
Per Erich von Daniken non si tratterebbe, poi, neanche di divinità ma di una razza aliena che sarebbe riuscita, tramite mutazioni genetiche, a dar vita all’uomo, partendo dalle scimmie (teoria del paleocontatto), ipotesi ribadita nel suo “Chariots of the Gods”.
Zecharia Sitchin va ancora più in là. Afferma che gli Dèi in oggetto sarebbero gli Annunaki, definiti dalla Bibbia i Nephilim, provenienti dal pianeta Nibiru, i quali avrebbero dato origine 200.000 anni fa all’homo sapiens, mescolando i propri geni a quelli dell’homo erectus e ciò per avere schiavi da utilizzare per attività pesanti o pericolose.
ISHTAR-INANNA
Nel nostro articolo DHvSS, già citato, abbiamo riportato il fatto che l’entità Isais fosse figlia di Isis e Seth.
La Dea Isis è conosciuta con svariati nomi. Ishtar, nel mondo accadico, Inanna, la controparte sumera. E’ conosciuta anche come Astarte (derivante da Asherah), Hathor, Ostara, Cibele, Iside, Freya, Afrodite e Venere. E’ la Dea dell’Amore, della Fertilità da un lato e demone della Guerra e della Tempesta dall’altro. E’, in ultima istanza, la Dea Madre, la Dea della Luce.
Altro nome dato alla dea è Ki (Borger 2003 nr. 737; U+121A0 ) che nella scrittura cuneiforme rappresenta la “terra”. Come Dea della Terra Ki, nella mitologia sumera, era la principale consorte di An, il Dio del Cielo. Dalla loro unione nacquero gli Anunnaki.
Ishtar-Inanna era la Dea protettrice della città di Uruk (Erech nelle fonti bibliche), costruita nel 4000 a.C., in Arabo, Warkā, la “città delle sacre cortigiane”, legata alla prostituzione sacra ed alla sessualità rituale, città da cui deriva
il nome dell’attuale Irak.
Ishtar etimologicamente deriva dall’accadico TAR, cerchio, giro, circolo, strada e ISHA, Signore, Signora, Dio, Dea. Pertanto il significato è la Dea del Cerchio della Vita, cioè la Dea dello Zodiaco (dal greco ZOE vita, e DIAKOS, ruota), e quindi, dell’Universo, essendo lo Zodiaco, a quei tempi, l’Enneagramma dell’intero Universo. Un’interpretazione avvalorata dal fatto che in sanscrito ISHA significa “Signore (Signora) di tutti gli Esseri”
Con il passaggio dalla civiltà accadica a quella assiro-babilonese, il centro del culto si spostò da Uruk a Ninive, il luogo dove, appunto, apparve per la prima volta Isais al Templare Koch.
A causa del crescente disprezzo subito dalla donna, considerata un semplice vaso per il seme dell’uomo e a seguito della diffusione dei falsi credi giudaico-cristiani (permeati da sessuofobia, odio del femminino sacro e folle monoteismo) i vari nomi di Ishtar o Astarte, ʻAštōreṯ o Asherah o Ashtoreth, secondo quanto affermano vari teologi e archeologi, subirono la denigrazione dell’establishment sacerdotale del Regno di Giuda. E’ da allora che i nomi della Dea Madre vennero associate ad inesistenti entità demoniache come Astaroth che, pur essendo nella tradizione biblica uno dei Troni angelici, dalla demonologia viene “trasmutato” in un essere “raffigurato come un uomo nudo con due paia di ali e piedi e mani da drago. In testa ha una corona, tiene in una mano un serpente e cavalca un lupo (o un cane)”. (Wikipedia)
Ma ciò si verificò parecchi secoli dopo la nascita del culto di Ishtar, tanto che la descrizione di Astaroth è presente solo a partire dalla pubblicazione del Dictionnaire Infernal, avvenuta nel 1818 e, quindi, l’accostamento tra Ishtar e Astaroth è, oltre che una pesante mistificazione, anche un palese anacronismo.
E’ invece corretta la tesi ermeneutica che collega Ishtar con Eostre o Ostara, la Dea Anglosassone della Primavera, il cui nome ha dato origine all’etimo inglese “Easter” (Pasqua), legato etimologicamente ad Ishtar (la Dea che ha dato vita all’embrione universale, il Cosmic Egg, l’uovo cosmico simboleggiato dalle uova pasquali e dalla rigenerazione-rinascita che la Pasqua rappresenta).
“La festa di Ostara celebra la rigenerazione della natura e la rinascita della vita, coincidente con l’equinozio di primavera. Nell’antichità, per l’occasione, le Vestali celebravano un particolare rito che involveva l’accensione di un cero simboleggiante la fiamma eterna dell’esistenza. Il cero, all’interno dei templi dedicati alla dea, veniva spento solo all’alba del giorno seguente.” (Wikipedia, voce Ostara)
Nella (forzata) catena di assimiliazione tra Ishtar e Forze Demaniache, è da notare il collegamento fatto da alcuni mitologi tra Ishtar e Lilith.
Chi è Lilith?
“Lilith è il demone femminile della religione mesopotamica associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte. La figura di Lilith appare inizialmente in un insieme di demoni e spiriti legati al vento e alla tempesta, come è il caso nella religiosità sumerica di Lilitu, circa nel 3000 a.C. Vari studiosi datano l’origine verso il 700 a.C.[1]. Lilith compare nell’insieme di credenze dell’Ebraismo come un demone notturno, ovvero come una civetta che lancia il suo urlo nella versione della cosiddetta Bibbia di re Giacomo. Secondo la tradizione della cabala ebraica, invece, è il nome della prima donna creata, prima compagna di Adamo e precedente a Eva. La sua figura, delineata nel Medioevo, risale a miti e leggende antiche della Mesopotamia. Nell’immaginario popolare ebraico è temuta come demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile e caratterizzata dagli aspetti negativi della femminilità: adulterio, stregoneria e lussuria..” (Wikipedia, voce Lilith)
“L’immagine di Lilith è quella di una bella donna serpente, nuda dalla cintola in su e con le ali di pipistrello; qualcuno la definisce dea multiforme poiché riunisce in sé elementi contrastanti come le Verginità e la Lussuria, la Prolificità e la Saggezza.
(…) Esistono attualmente in Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e nei Balcani, numerosi gruppi che costituiscono la ‘Setta di Lilith’, formata per lo più da elementi femminili e un sacerdote; sono congreghe molto misteriose che adorano questa Dea ed ognuno di questi gruppi crea un suo rituale ed un suo modo particolare di venerarla.
Le adoratrici di Lilith, sacerdotesse streghe, nel passato usavano uno speciale mazzo di carte, la cui origine si perde nella notte dei tempi, carte che erano denominate ‘carte lunari’ poiché la luna vi si trovava disegnata in tutte le sue fasi, con aggiunti segni astronomici.” (Maria e Alberto Fenoglio, “Le società magico segrete”, Casa Editrice MEB, 1998 Santancargelo di Romagna)
In questa infinita pletora di errate o dubbie interpretazioni, anche Ashtar Sheran, il presunto comandante della Flotta Intergalattica della Federazione di Luce che sarebbe entratto in comunicazione con alcuni contattisti – come Van Tessel – fin dalla metà del secolo scorso, sarebbe da associare “etimologicamente” ad “Astarotte” e, quindi, sarebbe l’ultima personificazione del demone. Un’interpretazione che denota, in chi la esegue, vaghezza di competenze etimo-filologiche.
Con la stessa reductio ad absurdum, dovremmo affermare che, stante l’assonanza fonetica con Astarotte, Asterix non è il gallo di un famosissimo fumetto, ma un demone!
LA DISCESA DI ISHTAR NEGLI INFERI
E’ un racconto della mitologia mesopotamica che deriva dall’analogo testo accadico. Vi si narra che Ishtar, arrivasse all’ingresso degli Inferi, chiedendo a gran voce che le venisse aperto. La Signora dell’Oltretomba, Ereshkigal, sorella e nemica di Ishtar, approfittò dell’occasione per trarla in trappola.
La Dea venne condotta davanti alle sette porte dell’Inferno dovendo spogliarsi di un velo prima di varcare la soglia di ognuna di esse, fino a rimanere nuda (“danza dei sette veli”).
L’infida sorella, avendo Ishtar davanti a sè, ne ordinò la morte, mandandole addosso sessanta malattie.
Il Dio Enki, per riportare la vita sulla Terra, mandò il pastore Tammuz per sedurre Ereshkigal e condurre seco Ishtar, risvegliata dalla morte.
Dopo altre traversie, Ishtar, ormai putrefatta, venne innaffiata con l’acqua della vita per una nuova nascita e rigenerazione, ma Tammuz rimase negli Inferi, potendo tornare in vita solo una volta all’anno per celebrare insieme ad Ishtar i riti della Rinascita.
I sette veli rappresentano i sei pianeti principali (più la Luna) del sistema solare, nonché i sette chakra principali del corpo umano.
Ciò che maggiormente interessa, nel mito di Ishtar – la Dea per antonomasia – è la via iniziatica, le sette porte che Ella deve attraversare, liberandosi degli orpelli inutili della vita materiale, finchè, senza alcun peso, attraverso la morte iniziatica, rinasce rigenerata, avendo acquisito una Conoscenza superiore rispetto alla vita precedente e potendo iniziare un nuovo ciclo con una Sofia e poteri infinitamente più elevati rispetto a quelli di cui era dotata nel ciclo precedente.
La stella ad otto punte è legata alla Dea. Infatti Essa è associata al pianeta Venere – i Babilonesi chiamavano il pianeta Ishtar – e il motivo discende dal fatto che
“Venere può essere visto, in rare occasioni, al mattino (prima dell’alba) e alla sera (dopo il tramonto) nello stesso giorno. Questo avviene quando Venere è alla massima separazione dall’eclettica e nello stesso momento alla congiunzione inferiore; il fenomeno si ripete con un ciclo di otto anni. In queste condizione il pianeta può essere visto due volte nello stesso giorno in un solo emisfero (Nord o Sud); l’evento più recente nell’emisfero nord è avvenuto il 29 marzo 2001 e nell’emisfero sud il 19 agosto 1999.” (Wikipedia, Osservazione di Venere)
Nell’antico Egitto la Dea era conosciuta come Iside, dea della rinascita e dell’immortalità e il suo simbolo era la rosa a otto petali. Difatti, il numero otto è legato alla rigenerazione-rinascita, ed è da aggiungere, sempre in riferimento al numero otto, che Castel del Monte, secondo alcune leggende, sarebbe stato costruito con una pianta ottagonale perché avrebbe custodito il Graal.
Il simbolo che rappresenta Ishtar è la stella ad otto punte e, come afferma Michael Baigent (autore de “Il Santo Graal”) in “Cielo di Babilonia” (Marco Tropea Editore, 2003), le Chiese a otto lati costruite dai cavalieri Templari costuituirebbero la rappresentazione simbolico-esoterica della Grande Dea.
Alla Dea è, infatti, connesso anche il Graal: “Le leggende dei cavalieri alla ricerca del Graal perduto erano in realtà storie di ricerche proibite per ritrovare il femminino sacro perduto. I cavalieri che affermavano di «cercare il calice» parlavano in codice per proteggersi da una Chiesa che aveva soggiogato le donne, bandito la dea, bruciato i non credenti e proibito il rispetto pagano per il femminino sacro“. (Dan Brown, Il Codice da Vinci, p.280)
Papa Giovanni Paolo I affermò, durante l’Angelus del 10 settembre 1978, che, “Dio è papà, più ancora è madre”. Tale dichiarazione teologica non piacque ai vertici vaticani, come non piaceva la volontà del Papa di fare pulizia all’interno del Vaticano e dello IOR. Dopo appena 33 giorni di papato, Albino Luciani morì.
“Su queste basi, sei anni dopo la morte di Luciani, il giornalista investigativo britannico David Yallup pubblicò il best-seller «In nome di Dio», dove esponeva la tesi secondo la quale la morte sarebbe da attribuirsi ad avvelenamento, probabilmente ad azione cardiaca (del tipo della Digitale), e il delitto sarebbe riconducibile ad ambienti massonici deviati, legati alla P2 di Licio Gelli. L’elezione di Luciani avrebbe scontentato parecchi esponenti della gerarchia e degli ambienti vaticani. Tra questi, monsignor Marcinkus, che fino all’ultimo istante sperò nell’elezione di un altro candidato, Giuseppe Siri esponente dell’ala tradizionalista e delfino di Pio XII.
È inoltre documentato che una religiosa tedesca, suor Erika Holzach, già segretaria del professor Feiner, teologo e perito al Concilio, affermasse di essere stata scelta da Dio, negli ultimi anni della sua vita, per ricevere “visioni” riguardanti eventi ecclesiali importanti. Giovanni Paolo I sarebbe apparso più volte nelle visioni di Suor Erika.
La religiosa, scomparsa nel 1987, “vide” la morte di Papa Luciani, senza essere a conoscenza del libro di Yallop:
«Vedevo Papa Luciani era presente, sicuro e reale… Ieri sera, quasi alla fine della preghiera… mi è stato dato di conoscere qualcosa in modo molto chiaro: nella notte in cui fu ucciso, due uomini entrarono nella stanza da letto del Papa. Il primo aveva una siringa, l’altro doveva solo fare la guardia. Ma il Santo Padre si è svegliato e ha capito subito che volevano ucciderlo. Ha visto anche il secondo uomo, non poteva e non voleva difendersi. Ha accettato volontariamente di morire per amore. Tutto è successo molto velocemente. La cara Madre di DIo mi ha rivelato che il Santo Padre si è consegnato totalmente nell’ultimo istante, raccomandando a Lei la Chiesa e il futuro Papa.» (Wikipedia, Teorie sulla morte di Giovanni Paolo I)
L’incredibile longevità di questa Eggregora, di questa Entità Femminile, le avrebbe permesso di sintetizzare e rielaborare generazioni umane nell’arco di migliaia di anni, in un infinito ciclo di morte e rinascita, divenendo la Dea Madre-Dea Terra per antonomasia.Secondo Zecharia Sitchin, tutte queste divinità femminili, del tutto omologhe anche del punto di vista lessicale, rappresenterebbero la stessa figura, un’entità Annunaki, responsabile della creazione dell’homo sapiens tramite tecniche di ingegneria biogenetica. E’ un’Entità conosciuta in tutti i miti e le leggende terrestri come apportatrice di LUCE-ILU e creatrice di vita, capace di trasmutare alchemicamente la materia inerte, apparentemente senza vita, in Vita (pietra filosofale).
Alcuni aspetti e modalità della Religione di Ishtar vengono recuperati nella leggenda biblica di Salomè, ovviamente per gettare discreditato sulla Dea, mistificazione inevitabile considerando la forte carica sessuofobica e la misoginia che permeano le Religioni maschili Ebraico-Cristiane e l’immensa fede e devozione che in passato le genti di tutte le nazioni hanno sempre riposto in Ishtar-Inanna.
Evidente il connubio tra Ishtar, Grande Madre e Madonne Nere.
“Altro carattere che permette di riconoscere le tracce della Grande Dea nelle sue più tarde eredi, è poi la ripetizione di specifici attributi iconologici e simbolici che ne richiamano l’orizzonte originario.
Ad esempio:
il dominio sugli animali, che accomuna i leoni alati che accompagnano Ishtar, la cerva di Diana e il serpente ctonio della dea cretese;l’ambientazione tra rupi (o in caverne, a ricordare il carattere ctonio della divinità originale) e boschi, o presso acque;
il carattere e i culti notturni.
Anche nel mutare delle religioni, la memoria della divinità arcaica, “signora” di luoghi o semplicemente di bisogni umani primari, si mantenne e si trasmise lungo le generazioni, dando luogo a culti forse inconsapevolmente sincretistici (le cui ultime propaggini possono essere considerate, ad esempio, le molte Madonne Nere venerate in Europa).” (Wikipedia, voce Grande Madre)
“La dea-nera, in realtà, è il sole nero, quel sole di cui Akhenaton tentò di riportare il culto e la consapevolezza. Il sole nero è l’ipostasi dell’immanifesto, dell’impermanente, del vuoti generatore da cui tutto può discendere, quella dimensione dalla quale i nostri pensieri
evocano e manifestano la realtà che, solo in seguito, i sensi sperimentano. Il Grande Vuoto dei Nativi Americani e delle culture asiatiche, il Campo di Energia teorizzato da Max Planck, il mare della potenzialità di Deepak Chopra dal quale nasce ogni forma esistente.” (Devana, La Via degli Immortali, Melchisedek Edizioni)
La vera conoscenza fa riferimento alla “dottrina occulta” dell’Età dell’Oro, quando imperava il femminino sacro e la rozza, meccanicistica, razionalista, “maschile”, tetra epoca attuale (Kali Yuga) era ancora un logos imprigionato nella piccola mente ahrimica del folle Demiurgo.
Nel suo “Civilization of the Goddess” (1991), Marija Gimbatus descrive la “vecchia Europa” e le molte (apparenti) forme in cui le divinità femminili si presentavano, ma tutte riassumibili a quelle della Dea Madre. In base alla teoria kurganica, la vecchia Europa, matriarcale e ginocentrica venne travolta dalle invasioni indoeuropee dei bestiali e satanici ariani Kurgan, con i loro falsi dèi androcentrici (Demiurgo, Zeus, YHWH).
“Il termine Vecchia Europa concerne una cultura pre-indo-europea dell’Europa, una cultura matrifocale e probabilmente matrilineare, agricola e sedentaria, egalitaria e pacifica. Essa contrastava nettamente con la seguente cultura prot-indo-europea la quale era patriarcale, stratificata, pastorale, mobile e incline alla guerra (…) Gli indo-europei si sovrapposero alla culture native della Vecchia Europa nel corso di tre ondate d’infiltrazione dalle steppe russe, tra il 4500 a.C. e il 2500 a.C.” (Marija Gimbatus, “The Goddesses and Gods of Old Europe 6500-3500 BC”, 1982)
Questa sovrapposizione che ha portato alla fusione delle due culture ha riscontro nel ciclo arturiano, cristallizzata nell’unione ierogamica tra la magia della Vecchia Europa, rappresentata da Morgana e la cultura indo-europea aggressiva, rappresentata da Artù.
“Vi sono stati ritrovamenti archeologici che documentano come il tempio di Ishtar ad Assur abbia coniato piccole targhe di iombo raffiguranti una Ierogamia. Un esempio moderno di ierogamia è la religione Wicca, in cui i participanti prendono parte a quello che è chiamato il Grande Rito. Più spesso fatto nella notte di Beltane (1à maggio), in questo rito un uomo e una donna, assumendo le identità di un Dio e di una Dea, fanno sesso per celebrare l’unione delle divinità come amanti e la concezione del nuovo Dio che nascerà a Yule. È essenzialmente un rito di fertilità, che vuole simboleggiare la inseminazione del seme in Madre Terra che si realizzerà in Autunno.” (Wikipedia, voce ierogamia)
“Il mondo della vecchia Europa viene costantemente emarginato, per tutto il periodo che va dalla calata degli indo-europei (il razionalismo greco) fino al sorgere della nostra attuale società occidentale. (…)
Questo mondo si scontra prima con il razionalismo del mondo classico greco-romano; poi (con il collasso dell’Impero Romano e l’espandersi del cristianesimo) con la grande Chiesa di Roma; e infine con lo Stato assoluto, con la rivoluzione scientifica e politica del XVII secolo inglese, e con il conseguente razionalismo illuminista (XVIII secolo). Tutte questa fasi del progresso del nostro mondo occidentale (razionalismo e cristianesimo) scorrono parallele a una ora reale, ora metaforica, «caccia alle streghe».
Ma è soprattutto dall’illuminismo in avanti (la cultura egemone dell’Occidente odierno, e della quale io stesso sono figlio) che antichi modi di conoscenza come astrologia e alchimia, vengono etichettati con il marchio di «irrazionalità».
Le antiche culture – tendenzialmente libertarie ed egalitarie – hanno ancora i loro sempre meno numerosi rappresentanti, che (fin dall’era neolitica descritta da Marija Gimbutas) sono spesso donne. e che tentano da allora fino a oggi di riemergere.
Abbiamo dunque questa cultura femminile che si manifesta periodicamente come ribellione (amazzoni dell’antichità, streghe del Medioevo, comunità cristiane a forte presenza femminile). E abbiamo una contrapposizione descritta da Marija Gimbutas tra mondo della gilania (società non matriarcali, ma società fondamentalmente egalitarie, dove uomini e donne avevano uguali diritti e doveri) e mondo ancrocentrico (società a egemonia maschile).
Il mondo androcentrico si sviluppa in due direzioni: le liberal-democrazie (il nostro mondo) e le società fortemente gerarchizzate come quella nazista. E già sappiamo che il nazismo ha una componente occulta volta a fare acquisire un’eccezionale potenza e a stabilire gerarchie ferree.” (Giorgio Galli con Paolo A. Dossena, “Intervista sul Nazismo Magico” Lindau s.r.l., Milano 2010, pp. 177-178)
“La rivoluzione scientifica del XVII secolo e il razionalismo illuminista del XVIII secolo hanno definitivamente emrginato un cosmo antichissimo, una sapienza ancestrale che ha radici originarie, che risale alle pià remote origine dell’uomo. E che è stato – a seconda dei tempi e dei luoghi – variamente definita: magia oppure stregoneria; esoterismo oppure occultismo. O anche: ermetismo, astrologia, alchimia. Questa cultura ha una forte componente femminile: i miti delle amazzoni e delle baccanti ci interessano da 3000 anni, la strega e la fata vivono ancora nell’immaginario dei bambini del giorno d’oggi.” (ibidem, pag. 174)“Christian Rosencreutz, il leggendario fondatore della Confraternita alla quale diede il nome. (…) Si dice che sia nato nel 1378, discendente da una nobile famiglia tedescam e che sia morto nel 1484, all’età di 106 anni. Nell’ampio arco della sua vita attraversò i vari stadi dell’esperienza spirituale e della progressiva maturazione verso la saggezza. Sembra che abbia iniziato gli studi in un monastero occidentale, assimilando i principi della visione europea e cristiana del mondo tipica della sua epoca. In seguito, così narra la leggenda rosacrociana, viaggiò a lungo nei paesi orientali, insieme a un confratello più anziano… Gerusalemme, Damasco, l’Egittoe Fezin Marocco, ebbe modo di familiarizzarsi con le dottrine della sapienza della Qabbalah, della Gnosi, dell’Islam e anche del Buddismo.” (Peter Bahn, Il mito del Vril, 2007)
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